Non volevo credere al fatto che i consiglieri comunali si stessero rivolgendo al segretario dell’Ente e poi addirittura al Prefetto per dirimere la banalissima questione dell’elezione del loro Presidente.
25gennaio 2016 da Andrea Romano
Prima si è acceso un dibattito, a suon di pareri tecnici, su cosa volesse dire “maggioranza semplice”: bastava acquistare un buon manuale (perfino un bignami) di diritto per scoprire che la maggioranza semplice è il 50% più uno dei consiglieri votanti, quindi su 32 votanti servono 17 voti per essere eletti. Non c’è interpretazione che tenga.
Poi addirittura si è fantasticato sull’impossibilità di procedere a votazioni successive alla terza, perché lo Statuto non ne parla e il Regolamento, che invece ne parla, non può “derogare” lo Statuto. Prendo atto che in Comune ormai non si riesca neanche a capire che “derogare” significa regolamentare aspetti in maniera diversa rispetto allo Statuto, non regolamentare un aspetto che lo Statuto non affronta (in questo caso le votazioni successive alla terza). Altrimenti a cosa servirebbe il Regolamento?
E’ evidente, secondo norma, prassi, logica e buon senso, che se la maggioranza prevista non viene raggiunta nella terza votazione, si debba procedere, nel silenzio dello Statuto, come previsto dal Regolamento: votazioni ripetute a distanza di meno di 20 giorni una dall’altra, finché non viene raggiunto il numero di voti prescritto.