23 aprile 2016 da Rifondazione Comunista Collesalvetti
In questi giorni abbiamo letto di tutto e di più in materia referendaria, sia pre-referendum, che post-referendum
Come abbiamo già avuto modo di dire, questo è stato un referendum che si è svolto tra l’indifferenza dei media e della stampa e la disinformazione totale che è stata creata appositamente da chi puntava a che la consultazione non raggiungesse il quorum.
Ma è così, si sa, il bello della democrazia è anche questo, che in qualsiasi momento chiunque può dire qualunque cosa su qualsiasi argomento, e di fatto questo è accaduto. Ne prendiamo atto, così come della sconfitta, pur con molte riserve, anche perché non è questo che ci preoccupa o ci colpisce. No, lo si sa i cittadini e le cittadine hanno il diritto di affermare tutto ciò che vogliono ed in particolare noi abbiamo apprezzato anche coloro che contrari alle ragioni del SI, si sono recati a votare per esercitare un loro sacrosanto diritto e dovere e hanno votato NO. Non è il parere o il voto dei cittadini o dei vari esponenti politici su cui vogliamo soffermarci, non vogliamo nemmeno polemizzare con coloro che tra questi hanno sostenuto l’astensionismo, strategia che qualche volta, negli anni, è stata utilizzata anche a sinistra, poco, ma lo si è fatto.
La differenza su cui ci vogliamo fermare a riflettere è quella che passa tra un rappresentante politico e uno delle Istituzioni, si perché il nostro ordinamento giuridico e la nostra Carta Costituzionale non li mette sullo stesso piano e non li considera nella stessa maniera.
Come sappiamo bene, l’attuale Presidente del Consiglio in carica nei giorni precedenti al referendum, ha invitato la popolazione a disertare le urne e non andare a votare, posizione rafforzata da un ex Presidente della Repubblica, a nostro avviso il peggiore della storia repubblicana, che ha definito il referendum “inutile e pretestuoso”. Bene, proprio in conseguenza di queste parole il nostro Segretario nazionale, Paolo Ferrero, ha denunciato il Presidente Renzi presso la Procura della Repubblica di Roma per induzione all’astensione ai sensi dell’articolo 51 della legge 352 del 25 maggio 1970 che recita: “…..chiunque investito di pubblico potere o funzione civile o militare, abusando delle proprie funzioni all’interno di esse, si adopera (…..) ad indurli all’astensione è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni (….)”. Qualcuno dirà; “solo un tentativo di farsi vedere e crearsi un po’ di visibilità”, sbagliato, una legittima operazione nei confronti di chi pensa che tale carica gli permetta di tutto e di più. No non è così, la democrazia ha le sue regole e come tali vanno rispettate.
A Collesalvetti è successo più o meno la solita cosa, l’amministrazione comunale che pende politicamente dalle labbra del Presidente del Consiglio dei Ministri, si è guardata bene di pubblicare prima del referendum, uno straccio di invito al voto, cosa sempre esistita, indipendentemente dalle opinioni personali e dal colore politico dell’amministrazione.
Altra anomalia, anche questa non scritta ma sempre praticata nel nostro Comune, il giro dei seggi da parte del Sindaco e di alcuni rappresentanti della Giunta durante il giorno della consultazione. Niente di trascendentale per carità, ma è sempre stato fatto un giro per i seggi da parte del sindaco a verificare che le procedure si svolgessero con regolarità, che tutto filasse liscio recependolo dalle parole dei vari presidenti di seggio e così via. Domenica 17 aprile, questo non è avvenuto e nessun rappresentante istituzionale ha sentito il dovere di recarsi nei seggi a controllare o solo per portare un saluto. Poi nella giornata di lunedì un lungo post sui social network del sindaco, dove si vantava di non aver partecipato al voto e che metteva in risalto, come una vittoria, il non raggiungimento del quorum.
Vogliamo non considerare le affermazioni, del tutto contestabili tra l’altro, con cui sosteneva delle errate posizioni di chi aveva votato e sostenuto le ragioni del Si, anche qui legittimo che ognuno la pensi come meglio crede, ma qui, c’è un estremo bisogno di far chiarezza tra la carica istituzionale e quella politica. Il Sindaco, che è anche segretario provinciale del PD, sovrappone e confonde spesso le due cariche e non considera che quella istituzionale di sindaco della nostra comunità dovrebbe essere la principale, quella che domina su tutte le altre.
Lunedì, nelle sue dichiarazioni questo non lo ha fatto e ha lasciato che il politico renziano dominasse sul sindaco di tutti e questo per noi non va assolutamente bene. Ovviamente lungi da noi riservargli il trattamento che il nostro Segretario nazionale ha riservato a Renzi, non lo faremo solo per una questione di opportunità e gravità di affermazioni fatte, ma vogliamo chiedere una cosa al signor Sindaco, ovvero se con le affermazioni che ha fatto e i comportamenti che ha tenuto, a distanza di alcuni giorni, non si rende conto di aver commesso un grave errore di democraticità?