Il Consiglio comunale di Piombino del 5 0tt0bre si è svolto con i limiti di un regolamento sicuramente meno democratico di quello di altri comuni
Gruppo di minoranza sindacale-Camping CIG
Tuttavia e, nonostante che Cevital abbia respinto l’invito del Comune ad essere presente, il livello di partecipazione e dibattito, ha dimostrato che avevano ragione le 4 associazioni, le quali lo hanno chiesto senza stancarsi dallo scorso marzo. E, con esse, i consiglieri di opposizione che, facendo propria tale richiesta, hanno fatto sì che l’Amministrazione comunale non potesse continuare a sottrarsi.
Momenti analoghi di pubblico confronto democratico devono diventare periodici (ogni 2 o 3 mesi), come ripropone coerentemente il documento avanzato dalle 4 associazioni. Il documento dovrà essere oggetto di discussione e votazione in consiglio comunale al più tardi ai primi di novembre, secondo l’impegno assunto dal Presidente del Consiglio comunale Angelo Trotta. Unitamente alle associazioni proponenti, ringraziamo i capigruppo di quelle forze politiche di opposizione, che hanno voluto prendersi l’impegno di presentarlo comunque, affinché in ogni caso sia posto in votazione.
Nel merito, appare scandaloso il prezzo di vendita dello stabilimento a Cevital da parte del commissario governativo. Il prezzo risulta scandaloso anche considerando i costi delle bonifiche, i quali peraltro solo in parte gravano sull’acquirente, e in gran parte invece sulle casse pubbliche. Nel corso del dibattito, è emerso pure che l’accordo sul costo dell’ energia elettrica, fondamentale per la competitività dell’acciaieria con forno elettrico, nonché della Magona, è ben lontano da una conclusione.
Non capiamo poi la segretezza su condizioni e impegni contenuti nell’accordo: essi riguardano il futuro della Val di Cornia e del Paese! Non vorremmo che questa mancata trasparenza nascondesse l’inconsistenza delle garanzie fornite da Cevital. Una ragione di più per esigere nei fatti – a partire dall’incontro dell’8 ottobre al Mise – il rispetto degli impegni da parte di Cevital-Aferpi, nonché la conseguente verifica della sua effettiva solvibilità nel nostro Paese. Un modo per operare nei fatti risiede nel subordinare all’effettivo stato di avanzamento degli impianti industriali Aferpi per la produzione di acciaio la durata della concessione, da parte dell’Autorità portuale governativa, delle aree portuali (tanto care a Cevital), attualmente prevista per la durata sterminata di 50 anni. Ci aspettiamo che istituzioni e sindacati si pronuncino nel merito.
Questo che segue è l’ intervento di Claudio Gentili, fatto nel consiglio comunale aperto del 5 ottobre. Si tratta di un rappresentante del gruppo di minoranza sindacale-camping CIG, una forte testimonianza di cui suggeriamo la lettura:
Sono un lavoratore in cassa integrazione, monoreddito. Intervengo in rappresentanza di molti lavoratori nelle mie stesse condizioni. La nostra situazione di cassintegrati è drammatica, siamo passati da una condizione dignitosa e serena, a ritrovarci con una retribuzione dimezzata, senza nessuna certezza per il futuro nostro e delle nostre famiglie. Attualmente percepiamo circa 800 euro al mese.
Con tale somma una famiglia monoreddito con a carico figli piccoli, in età scolare, all’università o già grandi ma purtroppo disoccupati anch’essi non può sopravvivere. Non può pagare le tasse comunali, provinciali, regionali, Irpef, Tasi e Tari (che non tengono conto della progressività del reddito) le salatissime bollette di acqua, luce e riscaldamento, per non parlare poi di chi ha anche un affitto mensile, un mutuo, un prestito. E poi deve anche mangiare. Mi faccio portavoce della richiesta a chi ci rappresenta, di adottare misure per alleviare gli immani sacrifici delle famiglie.
Senza fare dell’assistenzialismo, che sarebbe lesivo della nostra dignità di lavoratori, al Consiglio Comunale, alla Giunta, al Sindaco chiediamo di attivarsi con urgenza e con ogni mezzo, presso il Ministero dell’ambiente affinché non siano i lavoratori a pagare per i disastri ambientali; quindi far autorizzare il Commissario Governativo della Ex lucchini e Ex Lucchini Servizi ad erogare ai lavoratori in CIG, il TFR e le altre spettanze. Vi chiediamo inoltre di attivarvi per individuare soluzioni di supplementi salariali ai lavoratori in CIG con famiglie in difficoltà.
Io sono un operaio dell’indotto ex Lucchini. Nel 2013 e nel 2014 sono stato in CIG a 800 Euro. In quei giorni abbiamo sentito un silenzio assordante, nessuno ha voluto capire la gravità di quanto stava succedendo. Oggi sono licenziato. Forse usufruirò di una disoccupazione da fame per 2 anni. Poi più nulla. Ho 64 anni, e non ce li vedo decine di imprenditori che fanno la fila per assumermi in virtù del Job Act. E non potrò neanche andare in pensione. Quello che ho detto non vuole suscitare pietà. È semplicemente la condizione, più o meno simile, in cui si trovano centinaia e centinaia di lavoratori. E con loro le famiglie. Per quelli come me, per i cassintegrati, per gli artigiani ed i professionisti che hanno perso la loro principale se non unica fonte di reddito, a nome di tutti loro chiedo a sindacati ed istituzione locale che vengano prese misure concrete di sostegno al reddito. Non nei termini di una assistenza individuale, ma attraverso una politica concreta di occupazione temporanea attraverso il meccanismo dei lavori socialmente utili.
Non mi dite che non ci sono i soldi. Se la Presidenza del Consiglio li trova per andare a vedere una partita di tennis, allora si DEVONO trovare per sostenere le migliaia di famiglie in sofferenza nel nostro territorio. Ho parlato di occupazione temporanea, nell’immediato per sopravvivere. Ma il vero problema è lo sviluppo del territorio. Non credo più alle promesse di un padrone che compare all’ultimo minuto, spara promesse rocambolesche, non presenta uno straccio di piano degno di questo nome, cambia idea (vedi altoforno sì, altoforno no), non ha ancora fatto nulla e oggi scopriamo che rischia pure la galera, come riportato dalla stampa, se venissero confermate le accuse di aver truffato il suo paese; ma anche a volergli dare fiducia i tempi di realizzazione si allungano di molto, per sua stessa ammissione. E non crediamo neanche a promesse che poi spariscono nel nulla.
Dalla strada per il porto allo smantellamento delle navi militari, passando per Città Futura, il Corex ed il Minimille, la Concordia solo per citare le più significative, quelle su cui si sono fondate intere carriere politiche. Ed ora l’ultima: il modello Piombino.
I lavoratori sono stati spinti ad approvare tagli consistenti della retribuzione e rinuncia di diritti acquisiti in oltre trenta anni di lotte. Tutto questo con la promessa che entro 18 mesi saremmo tornati a produrre acciaio e saremmo rientrati nella peggiore delle ipotesi entro il mese di novembre 2016. Ma, come è sotto gli occhi di tutti coloro che vogliono vedere, anche queste promesse si rivelano ogni giorno di più aria fritta. Allora il problema diventa che non ci sarà sviluppo nel nostro territorio fino a quando Cevital non avrà almeno messo dei punti fermi e non avrà iniziato alcune realizzazioni. Solo allora chi intende investire potrà farlo, contando sulle sinergie che potrà avere con il polo fondamentale. Altrimenti sono chiacchiere. Sindacati e istituzioni locali si facciano interpreti di questa realtà e non si contentino più di fumose promesse, inchiodino cevital alle sue responsabilità, obblighino il governo a farsene carico e a rivedere le sue posizioni.