A marzo 2015 il consiglio regionale approvò, in grande fretta, una legge molto ampia e articolata sul riordino sanitario, basata sul principio di razionalizzazione delle risorse, messo in atto soprattutto attraverso accorpamenti e riorganizzazione delle funzioni
25novembre 2015 da Silvia Giuntinelli
Nell’arco di poche settimane, molti comitati cittadini, sparsi per tutta la Toscana, si sono attivati per raccogliere sufficienti firme per indire un referendum abrogativo. Si contesta la razionalizzazione, l’idea di riformare la sanità solo applicando tagli e senza ripensare la qualità del servizio, si calcolano i tagli pesanti al personale, si guarda con sospetto alla mancanza di progetti sulla prevenzione, e alle auspicate “sinergie” con il privato per ovviare alle lunghe liste di attesa.
Non senza complicazioni burocratiche, il 4 novembre le firme sono state consegnate al segretario regionale Giani per la verifica.
Non tutti sanno però che il 16 novembre la giunta ha prodotto una proposta di legge approvata all’unanimità. Si tratta della modifica della legge 40 del 2005, già a suo tempo intitolata “riordino sanitario”. Andando a leggere la relazione sulla modifica di legge, scopriamo che
scopo della proposta di legge è quello di portare a compimento il processo di organizzazione degli assetti del servizio sanitario regionale avviato con la legge regionale del marzo 2015, n. 28.
Si è varata una legge, quindi, la 28, per poi proseguire il percorso legislativo modificando la legge 40, vecchia di dieci anni. L’incongruenza dell’iter regionale diventa palese nell’analisi della modifica, visto che, all’art. 131 troviamo l’abrogazione della legge 28: la legge regionale 16 marzo 2015 n. 28 (Disposizioni urgenti per il riordino dell’assetto istituzionale e organizzativo del servizio sanitario regionale) è abrogata alla data del 31 dicembre 2015.
Non perché si sia ripensata la sanità in modo diverso. L’intenzione resta quella di razionalizzare accorpando, e il testo della modifica conferma la riorganizzazione, la riduzione delle ASL e l’accorpamento delle funzioni. Spostando le linee organizzative nella legge del 2005, però, e abrogando contestualmente la 28, si vorrebbero invalidare le 55000 firme in fase di verifica regionale. A ciò si aggiunge una calendarizzazione politica, se non strategica, perlomeno poco attenta alla partecipazione: il 15 dicembre è già fissato il consiglio regionale per la votazione del pdl.
Ai rappresentanti degli operatori sanitari, così come ai consiglieri, ai sindaci, alle associazioni e ai cittadini tutti, restano in pratica pochi giorni (cinque) per leggere la proposta di legge e formulare osservazioni, per non parlare di proposte, da fornire rigorosamente via mail. I consiglieri regionali hanno un giorno in più: sei giorni quindi, per preparare gli emendamenti da presentare in commissione, i cui lavori si chiuderanno l’11 dicembre.
La sanità è un argomento su cui molti cittadini vorrebbero dire la propria, e lo hanno dimostrato attraverso lo strumento della raccolta firme. Le istituzioni hanno il dovere di ascoltare le istanze dei comitati, soprattutto se si tratta di leggi che vanno a spostare equilibri aziendali, che ci toccano sulla vulnerabilità comune del nostro stato di salute.