15settembre 2016 da Lucia Zambelli
Migliorano e diventano uniformi su tutto il territorio regionale le procedure di screening neonatale per individuare i disturbi dell’udito.
Scritto da Lucia Zambelli
La Regione Toscana regionale ha aggiornato delle “Linee di indirizzo per la conduzione dello screening e del percorso audiologico neonatale in Regione Toscana”, elaborate e condivise da un gruppo di professionisti del Servizio sanitario regionale.
L’identificazione e la diagnosi precoce della sordità infantile è indispensabile per ridurre al minimo o addirittura annullare i gravi difetti che il deficit uditivo può determinare sullo sviluppo del linguaggio e sullo sviluppo del bambino.
Lo screening universale si propone di identificare il maggior numero possibile di bambini con disturbi permanenti dell’udito, da medio a gravi, il più precocemente possibile. La Toscana è stata tra le prime regioni in Italia a recepire la necessità di uno screening auditivo neonatale. Già una delibera del 2007 rendeva l’esecuzione dello screening audiologico obbligatoria in tutti i punti nascita della regione. Nel 2008 un team di professionisti ha elaborato gli indirizzi per la conduzione dello screening, che attualmente viene eseguito in tutti i punti nascita della Toscana. L’obiettivo di copertura al 95% individuato nel Piano regionale per la prevenzione 2014-2018 è stato praticamente raggiunto già negli anni 2013 (94,9%), 2014 (95,1%) e 2015 (94,2%), con punte di copertura al 99%.
Ora si è sentita l’esigenza di aggiornare il protocollo di esecuzione dello screening e del percorso diagnostico-riabilitativo, in base all’esperienza maturata e alle più recenti conoscenze della letteratura sull’argomento.
“La sanità toscana punta moltissimo sulla prevenzione, in tutti i settori -commente l’assessore Stefania Saccardi- Come tutti gli screening, anche lo screening audiologico neonatale serve per individuare precocemente eventuali deficit, in questo caso uditivi, e altrettanto precocemente intervenire con il trattamento riabilitativo. L’aggiornamento delle linee di indirizzo che abbiamo varato ora, e per il quale ringrazio i professionisti che lo hanno elaborato, consentirà agli operatori dei punti nascita e anche ai pediatri di famiglia di identificare in maniera sempre più efficace i bambini con possibile ipoacusia, e quindi intervenire tempestivamente”.
Il problema della sordità infantile ha una frequenza non trascurabile. La sordità neurosensoriale bilaterale grave e profonda è stimata intorno a 1-3 neonati su 1.000; una percentuale che sale a valori del 4-5 per 1.000 nel caso di neonati con fattori di rischio audiologico o ricoverati nelle unità di terapia intensiva neonatale. A questi valori devono essere aggiunti i casi di ipoacusia progressiva o da causa acquisita (da alcuni recenti studi, il 3 per 1.000).
Nel caso di ipoacusia infantile congenita tale da compromettere la percezione linguistica e conseguentemente lo sviluppo del linguaggio orale, l’intervento riabilitativo-protesico, chiariscono gli esperti, è più efficace se iniziato nei primissimi mesi di vita. L’identificazione precoce e una tempestiva diagnosi sono quindi indispensabili per ridurre al minimo o addirittura annullare i gravi effetti che il deficit uditivo può avere sullo sviluppo del bambino.
I nuovi indirizzi elaborati dagli esperti danno indicazioni sempre più puntuali ed efficaci, pongono attenzione alla possibilità di ipoacusia progressiva o acquisita, che potrebbe sfuggire allo screening neonatale, evidenziano l’importanza di una presa in carico precoce del bambino ipoacusico sin dalle prime settimane di vita e la gestione da parte di un team multidisciplinare, sottolineano l’importanza del ruolo del pediatra di famiglia nel percorso dello screening neonatale e della successiva sorveglianza audiologica.