Storia della chiusura delle Terme del Corallo a Livorno, Ruggero Morelli intervista Silvia Menicagli

La storia delle Terme del Corallo e del bellissimo complesso liberty si intreccia con quella della nostra città e dell’acqua

23novembre 2015 Intervista di Ruggero Morelli a Silvia Menicagli

Terme del Corallo livorno

Terme del Corallo livorno.L’edificio, da anni chiuso ed abbandonato, ha cominciato a vedere qualche spiraglio da quando è stata firmata una convenzione per la costruzione di alcuni edifici nuovi già ultimati. Ma il percorso per l’edificio delle terme è ancora lungo e difficile. Ne sa qualcosa Silvia Menicagli, presidente della associazione culturale Onlus per il recupero : www.termedelcorallo.com

D: Ormai da tempo hai preso le redini del recupero delle Terme del Corallo.

R: Qualcuno doveva pur farlo, dal 1968 molti ne hanno parlato attraverso articoli di giornali, sostenendo laureandi coraggiosi che si addentravano in una non ben chiara storia delle Terme, tentativi di acquisto rovinosamente falliti da parte di società e di privati, insomma una serie di lampi nel buio che non hanno dato  la luce a questo problema annoso. Sia chiaro, non mi sento l’unta del Signore ma un impegno costante da circa 16 anni lo sto mettendo, se non altro come sollecitazione continua e insistente attraverso ogni canale di diffusione possibile, e dal 2013 attraverso l’Associazione o.n.l.u.s. “Terme del Corallo” che ho fondato.

D:Tutto nasce se non sbaglio dal problema dell’acqua bene primario per la città da sempre; inizia da qui il tuo  racconto?

R: Come è risaputo gli agglomerati umani nascono intorno ai corsi d’acqua e lungo essi si stanziano, lasciando testimonianza sotto forma di necropoli, o resti di abitazioni e suppellettili così come attrezzi da lavoro. Quindi dove c’è acqua la popolazione cresce e crescendo richiede più acqua e così riprende a crescere e a chiedere ancora acqua e così via all’infinito. Questa è stata l’eterna ricerca di Livorno, una continua lotta per la sopravvivenza, giocata tra lei e il bene idrico.

Uno studio del Funaro del 1900, riporta che la nostra città di ormai 100.000 abitanti era assetata, difatti si stimava una capacità di consumi al massimo di 7,9 litri per abitante al giorno, quando per esempio Lucca ne vantava 20, Parigi 50, Napoli 200 e Roma ben 700, possiamo ben comprendere quale fosse la pressione sul problema. Mi chiederete, che c’entrano le Terme del Corallo con tutto questo? Tutto cominciò nel lontano 1907, allorché il Comune di Livorno chiese alla Società Acque della Salute alcuni terreni per costruirvi la nuova Stazione Ferroviaria.

Dal momento che la società genovese aveva acquistato ettari di terreni, intorno a quello che doveva essere il sito sul quale erigere il meraviglioso stabilimento, per cercarvi sorgenti di particolari salinità che andassero a costituire una ampia offerta di acque minerali, la zona si poteva dire di proprietà di tale società. Il cavalier Audisio, presidente, trattò in Consiglio comunale una serie di terreni da alienare al Comune, in cambio della promessa di non aprire “scaturigini” o pozzi poiché questi avrebbero potuto impoverire la portata delle polle dalle quali si estraevano le acque salsoiodiche per lo stabilimento. Essendo tali terreni a monte delle Terme e dato che nel sottosuolo esisteva una rete di sacche e canali tali da costituire un reticolato acquifero che si bilanciava sul principio dei vasi comunicanti, una apertura in quei territori avrebbe potuto intercettare le acque che alimentavano le sorgenti delle “Acque della Salute”. Tale fu l’accordo tra società e comune.

D: Come sono andate le cose negli anni delle due guerre?

R: Il contraccolpo più importante si è avuto con la seconda guerra mondiale, per vari motivi. Il primo e determinante fu che Chayes ebreo proprietario delle Terme dovette cedere in fretta ad un amico industriale il complesso termale a causa delle leggi razziali. Questo implicò che al termine del conflitto, il compratore riaprì l’attività di produzione acqua e bibite Corallo ma non l’attività termale, non di suo interesse. Il secondo è definitivo fu l’arrivo degli americani e quindi del colosso di Atlanta, la Coca-Cola, che fagocitò l’attività di produzione Corallo da li a poco.

D: Ma facciamo un salto temporale e arriviamo alle date fatidiche degli anni ’60 del secolo scorso e qual’è il quadro che si prospetta?

R: Il problema è quello dell’acqua quale approvvigionamento per i terreni del circondario, dal viale degli Acquedotti quasi fino alla Padula e alla Puzzolente. I conduttori o proprietari dei fondi agricoli e industriali di tali zone iniziano a chiedere al Comune le concessioni per scavare pozzi, anche i proprietari dei numerosi orti e piccole attività industriali necessitano di acqua e molta, tanto che intorno al 1964-66 scoppia una vera e propria battaglia per l’acqua, lo si legge nelle cronache del tempo.

D: Si ma il Prg del Comune aveva evidentemente permesso gli insediamenti di cui parla; non c’è una contraddizione’ oppure una violazione degli accordi?

R: Probabilmente non aveva riflettuto sulla possibilità di richieste di erogazioni di acque sotterranee, oppure era allo scuro dell’antico vincolo o della possibilità di interferire sulle portate d’acqua necessarie alla produzione Corallo. Ripeto, queste sono supposizioni che scaturiscono dalla lettura di questioni sollevate in quegli anni sulla stampa locale.

D: Nel frattempo era anche cresciuta la produzione delle acque e bibite Corallo e poi della Coca-Cola?

R: La situazione vede da un lato un forte utilizzo di acqua dal sottosuolo per le attività di imbottigliamento dei prodotti Corallo (bibite e acqua da tavola) nonché per la produzione dei prodotti Coca-Cola inizialmente, poi supportata esclusivamente dall’acquedotto cittadino, fino ad arrivare ad una produzione di 60.000 litri al giorno.  Dall’altro lato è pressante la richiesta di apertura pozzi da parte di privati per agricoltura e industria. Si legge su 30 giorni Livorno del 1964 “Acqua per tutti due metri sottoterra… purtroppo un privilegio sfruttabile da pochi”, e ancora: “per una clausola restrittiva dei terreni ceduti al Comune non è possibile sfruttare in maniera intensiva questa fortunata ed ottima vena… …nemmeno per una serie di piccole condutture locali”. Poi prosegue “…non sarebbe possibile sfruttare in maniera intensiva questa fortunata ed ottima vena senza il rischio di prosciugare i pozzi della zona, compresa la fonte del Corallo con conseguenze pratiche e legali facilmente comprensibili”. Ed ancora: …”l’estensione del bene è nelle mani dell’amministrazione comunale”. Questo accadeva quando la produzione era ai suoi massimi storici, da li a poco, l’allora direttore della S.T.I.B. Annuncia sul quotidiano “il Tirreno” che la produzione dei prodotti Corallo cesserà per l’insufficiente portata della sorgente, tutta la produzione sarà quindi deviata su quella della Coca-Cola che invece utilizza acqua dell’acquedotto trattata e non necessità di acqua di sorgente. Pressioni? Accordi?  Chi lo sa, ma sono idee che sorgono spontanee.

D: Come si radicano i problemi ed i contrasti?

R: Riflettiamo un attimo quindi: La società delle Terme utilizzava un bene comune e collettivo che è l’acqua, presente in gran quantità nei terreni, che veniva prevalentemente utilizzato per scopo commerciale lucrativo, per contro esisteva una pressante richiesta di un utilizzo a scopo familiare, piccolo industriale e di sussistenza. E’ chiaro che a questo punto a molti farebbe piacere che la società Corallo chiudesse, per il bene di una collettività.

L’anno determinante è quello che conosciamo tutti è il ’68! La Corallo smette di produrre le sue bibite e la famosa acqua con la stellina, le Terme prendono fuoco, e quindi anche una probabile ripresa di attività termale viene inibita, l’acqua quindi non è più cooptata dalla società Corallo è libera, non ci sono più spettri di cause legali. Adesso l’acqua è per tutti.

D: Quindi la società chiude e l’immobile così importante e grande che fine fa?

R: Che fine fa, lo abbiamo sotto gli occhi! Una parola sola, abbandono, deliberato. Ma siamo sicuri che a nessuno tornerà in mente di riattivare l’impianto del Corallo? E ricominciare con le lamentele e le pressioni di chi vuole acqua libera?

Per risolvere la questione nel 1982 ci pensa qualcuno, che con una idea geniale decide di costruirvi davanti un bel ponte per scavalcare la ferrovia, da adesso non si potranno aprire neanche i cancelli…e per tutti quelli, amministratori e sindaci compresi, che hanno con spavalderia affermato che ciò è successo perchè l’acqua non c’era più, a tutti quanti dico che quando si perforò il terreno per i plinti di sostegno del cavalca ferrovia, l’acqua zampillò per giorni con forza da terreno, quell’acqua “fantasma” che per tutti non esisteva più.

D: Ma la proprietà non si è attivata per difendersi?

R: Chi lo sa, comunque ricordiamoci che la proprietà era la Coca-Cola, e una volta fatta fuori la produzione Corallo, a lei dell’acqua sorgiva non importava poiché imbottigliava con l’acqua dell’acquedotto comunale. Viene da chiedersi chi decise di sacrificate la produzione Corallo: i dirigenti di allora? perché lasciarono che ciò accadesse? Che accordi ci furono? Questo non lo scopriremo mai.

L’opinione pubblica è stata indottrinata a pensare che l’acqua fosse finita, o inquinate nelle falde, menzogne! Anche questo fa parte della costruzione di un piano di abbattimento delle Terme. D’altronde non è possibile capacitarsi come mai dal 1968 nessuno sia mai riuscito a   recuperare il complesso Liberty.

La stessa sorte è toccata in quei soliti anni della lotta per l’acqua, nei confronti della sorgente della Puzzolente. Questa fu negata alla popolazione per non potabilità a causa di inquinamento, quando invece studi fatti dimostrarono che era effettivamente inquinata ma non per infiltrazione nella falda freatica, bensì per inquinamento da depositi organici della vasca di raccolta, la quale con una periodica pulitura avrebbe consentito un normale utilizzo di tale acqua ma evidentemente anche quell’acqua faceva comodo ad altri.

D: Puoi precisare queste circostanze con qualche riferimento?

R: Leggete “Trentagiorni Livorno” dal 1964 al 1966, ci sono molti articoli sui problemi legati all’acqua e al “problema” Terme del Corallo in particolare. Cari amici, raccontiamo una storia aspra che ha portato alla  decadenza delle Terme del Corallo, una storia fatta di interessi, di necessità, di scelte che abbiamo desunto dalle notizie  trovate.

D: Tu hai creato un’associazione-comitato in difesa del complesso delle terme ed hai anche un certo numero di soci ed un sito web. Che cosa avete fatto e quali prospettive ci sono?

R: Per adesso facciamo divulgazione della necessità del recupero di un monumento tra i più importanti non solo per Livorno ma nella storia dell’igiene in Italia. Grazie alla nostra attività la RAI ha mandato sui telegiornali della rete 1, 2 e 3, servizi sulle Terme del Corallo. Fotografi di fama internazionale sono venuti a documentare lo scempio e la bellezza di questo luogo profanato con servizi passati anche su SKYArte. Facciamo da ponte tra le richieste e le visite e abbiamo sostenuto gli studenti universitari delle facoltà di ingegneria e architettura, di Pisa, Firenze e Torino che realizzano tesi sulle Terme livornesi. Le Terme del Corallo sono inserite nel programma Artbonus del MiBACT e tra le urgenze della Fondazione Artwatch italia.

Inoltre organizziamo eventi culturali – abbiamo anche un bel filmato realizzato da Ivo Falchini – per autofinanziarci e portare avanti la nostra missione: salvare le Terme del Corallo. Se ci riusciremo non lo so ma possiamo dire di aver fatto il possibile.

 

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