
Dopo l’allarme lanciato dai lettori del Tirreno sulla strage di alberi nelle colline livornesi e la successiva inchiesta del quotidiano, mi viene spontaneo condividere alcune riflessioni sulla base della precedente esperienza che tutti abbiamo vissuto con la vicenda della discarica a Limoncino.
25aprile 2015 da Andrea Romano

Come poi i fatti si incaricarono di dimostrare, la cosa era tutt’altro che pacifica, addirittura in quel caso è finita con un sequestro e procedimenti giudiziari tutt’ora in corso.
Nel caso attuale del disboscamento impressionante sulla stessa collina, anche stavolta emerso dopo gli allarmi anziché illustrato preventivamente, la Provincia squaderna nuovamente lo stesso tipo di giustificazioni (“è silvicoltura”, “abbiamo l’ok della forestale” e così via), ma ormai sappiamo di non dover dare niente per scontato: perciò è necessario che un faro venga immediatamente puntato sul caso, pretendendo un esame pubblico approfondito di tutti gli atti.

Il dubbio non è di poco conto e lo si scioglie carte alla mano, non con le chiacchiere.
La seconda questione riguarda la possibilità che sulla collina, una volta sgomberata dal bosco, possano essere improvvisate nuove strade per raggiungere la limitrofa discarica, riempiendola di monnezza nella malaugurata ipotesi di resurrezione dell’orrendo progetto, aggirando il problema della strada originaria presidiata dai rompiscatole del comitato, forti di sentenze giudiziarie a loro favore.

Viceversa, come al solito e quando sarà troppo tardi, ci toccherà dare ragione a chi mette in guardia in tempo utile la popolazione ed i politici più ingenui, o finti-tonti che dir si voglia.