Strage di migranti nel Mediterraneo: “Immenso dolore per le vittime”

LIBERA21aprile 2015 da LIBERA – Presidio “Rossella Casini”, Castagneto Carducci/San Vincenzo

Proviamo un immenso dolore per queste morti innocenti. L’ennesima strage di migranti nel Mediterraneo è una triste storia che continua e anche le parole sono stanche.

migranti,Sono morti che devono pesare sulle coscienze di tutti e devono farci dire basta, basta ai trafficanti di morte, basta ai venditori di illusioni, basta a chi anche su queste morti fa propaganda, basta a chi cerca scorciatoie con leggi che negano diritti, alimentano illegalità e disperazione. Le morti di questa ennesima, dolorosa e immane tragedia, non possono essere considerate una fatalità, come non possono essere quelle delle centinaia di migliaia di persone che, dal 1988 a oggi, dopo aver patito fame, guerre e violenze, hanno cercato di raggiungere un’Europa sognata come terra promessa e scoperta come fortezza, spazio chiuso e ostile.

Attori inscenano sbarco gommoniA ucciderle sono state allora leggi costruite per renderci ciechi e insensibili. Leggi che parlano di «flussi» invece che di persone, che alimentano paure invece di costruire speranze. Leggi che hanno favorito indirettamente i traffici, le forme di sfruttamento e di violenza. Leggi, infine, a cui non basta più rimediare con la solidarietà, col cuore generoso di chi accoglie nella quotidianità o si prodiga nei soccorsi quando avvengono tragedie come quelle di queste ore.

Nessuno, sull’immigrazione, ha la ricetta in tasca. Ma il forte elemento multietnico della nostra società – una realtà di fatto, piaccia o dispiaccia a qualcuno – ci impone di trovare il difficile punto di equilibrio tra accoglienza e legalità. All’Italia e all’Europa, alla politica chiediamo un atto di coraggio: abbandonare la facile strada del consenso per imboccare quella difficile ma feconda della giustizia sociale. Una politica che sia capace di trasformare quelle paure in speranze. Davanti a questa tragedia, come chiediamo conto alla politica, siamo chiamato anche noi come cittadini, come associazioni, come gruppi ad assumerci la nostra quota di responsabilità. Quel naufragio è anche figlio del naufragio delle coscienze, e solo una coscienza risvegliata, corresponsabile, restituirà a quelle persone la dignità che gli è stata tragicamente negata.

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