Ciò che rimane di un immenso appezzamento agricolo che mantenne tale vocazione fino agli anni sessanta e settanta, circondato ormai da Coop Decathlon e presto anche OBI da un lato e il quartiere de La Rosa
9dicembre 2015 di Gisella Seghettini
E’ già da qualche tempo che quando ho qualche minuto libero vado a passeggiare con il mio cane lungo ciò che rimane di un immenso appezzamento agricolo che mantenne tale vocazione fino agli anni sessanta e settanta, circondato ormai da Coop Decathlon e presto anche OBI da un lato e il quartiere de La Rosa dall’altro oltre ad un numero imprecisato di parcheggi che fanno supporre che presto anche questo spazio sarà sacrificato al cemento.
“Dall’analisi toponomastica dei luoghi in un intorno significativo, soltanto contiguamente all’area in esame viene individuato un toponimo consolidato e storico di un certo interesse rappresentato dal Borgo di Salviano che si ubica ad Oriente della perimetrazione proposta del Nuovo Centro.
Nell’ultima parte del secondo tomo del Manoscritto inedito di Giuseppe Vivoli databile al 1835 “L’accrescimento progressivo di Livorno dimostrato con la pianta topografica e con la storia” che si trova presso l’Archivio di Stato di Firenze e stampato dalla Camera di Commercio Industria e Agricoltura di Livorno in occasione del 350° anniversario della fondazione della città (1606-1956) e della visita del Presidente della Repubblica Italiana Giovanni Gronchi al paragrafo 36. si narra delle vicende storiche di Salviano: “Due Villaggi di tal nome, uno Salviano, o Selvano maggiore, l’altro Salviano minore appellati, esistevano sino dai tempi più floridi della Pisana Repubblica nel Piano allora detto Porto Pisano. Nel 1200 due Consoli ne rappresentavano la Comunità ed una Torre ne formava la difesa.
La Pieve attuale, che conserva il primitivo titolo di S. Martino, è stata ampliata sull’antica costruzione del Medio Evo alla foggia delle vecchie Chiese Pisane, il di cui avanzo è tuttora visibile nel lato del moderno campanile. Ora più non si distinguono i due Salviani, e quello che è rimasto non si forma che di poche case presso l’enunciata Pieve. ” Per il resto il territorio in esame, come è verificabile dall’analisi del Piano topografico della città e dintorni di Livorno, rilevato e disegnato dal Luog.te G.i Batt.sta Adami e dipinto dal Serg.te Rampana, Istruttori della Scuola Normale dei Bersaglieri – anno 1868-1869 risultava coltivato con campi, vigne e prati ben gerarchizzati.
Le aree permangono in questo stato vocativo ben oltre gli anni ‘60-’70 dello scorso secolo – unica eccezione la realizzazione dello Stabilimento Motofides ora W.A.S.S. – ed è solo a partire dal 1981 che contiguamente all’area in esame avvengono importanti trasformazioni tese all’insediamento di interi quartieri residenziali (La Leccia e La Scopaia).
Occorre sottolineare che la cronologia cartografica ci restituisce una variazione delle colture agricole con una lenta trasformazione agraria da vite, ad olivo, fino ad un seminativo semplice o arborato che si è andato sempre più ad impoverire.
Tuttavia, ad eccezione di queste modificazioni della coltura specializzata, bisogna rilevare che il territorio in argomento non ha subito grandi cambiamenti né variazioni importanti di destinazione d’uso urbanistiche.
Una delle motivazioni principali risiede nel fatto che l’area non ha subito quel processo di polverizzazione della proprietà che si è manifestato altrove e pertanto si è conservato uno stato dei luoghi prevalentemente agricolo per oltre un secolo.
Alcuni elementi di trasformazione – sebbene piuttosto modesti – del territorio per l’area in esame cominciano ad intravedersi quando a partire dagli anni 1985 l’Amministrazione comunale sistema una vasta area posta in sinistra idraulica del Rio Maggiore tra la Via di Levante e l’asse ferroviario e la dedica agli spettacoli viaggianti e che trova una sua affermazione giuridica con l’approvazione del Piano Comunale di Classificazione Acustica” (Centro Variante al piano strutturale variante al Regolamento urbanistico piano particolareggiato Coordinamento Studi: Dott. Geol. Leonardo Gonnelli Equipe di Lavoro: Dott. in Geol. Michele Danzi Dott. Alessandro Ursi Luglio 2007 R).
A ben guardare ancora si vedono le siepi di Pyracantha con le sue bacche rosse a distinguere i vari appezzamenti o le coltivazioni, qualche pianta da frutto, qualche albero di alto fusto, vivo, qualche altro già morto, canneti e la terra grassa adatta alla coltivazione.
Non so di chi sia quel fazzoletto di terra, non so se sia zona pubblica o privata, ma fate un favore a voi stessi e alla collettività: lasciate che torni ad essere coltivato: pensate per esempio ad un agrumeto o ad un frutteto di frutti antichi coltivato con metodi bio-sostenibili in città.