
La vicenda giudiziaria riguardante Aamps viene strumentalizzata in questi giorni dal PD, che si comporta come un bambino a cui hanno tolto il giocattolo e tenta di sfruttare la spallata processuale per una frettolosa riconquista del potere perduto
Livorno 26 aprile 2016 da Andrea Romano
Di fronte ad un nutrito gruppo di politici, amministratori e tecnici targati PD indagati per vicende gravi che hanno provocato enormi danni all’azienda, l’attenzione dei “dem” si concentra invece sulle ben meno preoccupanti ipotesi di illecito contestate agli sprovveduti grillini: aver cacciato un c.d.a. accusato di non rispondere ai comandi del socio e aver assunto i famosi precari.
In nome di una coerenza mai esercitata, il PD urla “dimissioni” per delle stupidaggini, mentre tra i suoi esponenti o alleati di governo continuano ad esserci persone con storie giudiziarie a dir poco imbarazzanti. Su Aamps si sta consumando da mesi una guerra di logoramento, con una vecchia guardia formata anche da burocrati e tecnici che stringe intese con una parte dei cosiddetti “nuovi”, per disarcionare chi ha vinto le elezioni e ha il diritto di governare la città.
- La vicenda del concordato è sintomatica dell’artificiosità di molti argomenti di scontro, il Tribunale l’ha approvato certificando che la ricapitalizzazione chiesta dal PD “non è ammessa”.
- Così come la questione dei precari ben rappresenta il livello di meschinità a cui si può arrivare. Per mesi tutto il Consiglio comunale ha pressato l’Azienda per la stabilizzazione dei lavoratori e ora che l’amministrazione finisce sulla graticola per aver ottemperato quell’indirizzo (delibera n. 349 firmata e votata anche dal PD) ci si finge estranei alla vicenda invece di rivendicare le proprie scelte.
Il vero motivo per cui è partito l’attacco finale è stata la decisione di Nogarin di non conferire Aamps in Retiambiente, mandando all’aria una speculazione da 6miliardi di euro. Il PD regionale fu chiarissimo pochi mesi fa: “Nogarin, entra in Retiambiente e ti daremo una mano”.