Volontariato: dal seminario della “Fondazione Livorno”, l’intervista di Ruggero Morelli a Fiorella Cateni, delegata del Cesvot

Morelli RuggeroSi è tenuto alla “Fondazione  Livorno” un seminario sul volontariato. Le cronache ci hanno riportato alcuni spunti delle relazioni che meritano un approfondimento

26marzo 2016, l’intervista di Ruggero Morelli

Ne ho quindi parlato con Fiorella Cateni, delegata del Cesvot  Livorno (livorno.cesvot.uidu.org/ ) e mitica presidente dell’Auser, come l’ha definita Francesco Gazzetti;  ed ecco le risposte alle mie domande.

Fiorella Cateni, delegata del Cesvot  Livorno

D: Nel recente incontro sul volontariato è stato rivolto l’invito alle molte associazioni a ”fare rete”. Perchè?

r.- La rete è indispensabile prima di tutto per migliorare le risorse, economiche ed umane, che si assottigliano sempre, e nello stesso tempo realizzare progetti condivisi da più associazioni con gli stessi scopi nell’interesse esclusivo di cittadini in difficoltà evitando inutili ripetizioni o sovrapposizioni e, purtroppo, anche competizioni fra associazioni. E’ ormai prassi di Istituti, pubblici e privati, di mettere come criterio prioritario nell’assegnazione di risorse tramite bandi pubblici, quelle associazioni che costituiscono “gruppi” di almeno tre associazioni con una capofila, oltre alla richiesta di associazioni, imprese sociali, enti pubblici come partner negli stessi progetti. Di contro nel nostro territorio l’esigenza di fare rete non è molto sentita considerato che solo il 5,3%  lo  ritiene influente su una migliore presenza territoriale.

D: Le associazioni sono circa 300; come venivano scelte le associazioni per i finanziamenti?

r.- Le associazioni nella nostra provincia sono 300 solo quelle aderenti al CESVOT e quindi  di volontariato, mentre iscritte all’albo regionale, nella provincia di Livorno, volontariato e promozione sociale sono 520  Difficilmente, per quel che è di mia conoscenza, da parte delle Istituzioni si è trattato di “finanziamenti” imprecisati ma si è sempre proceduto ad emettere bandi con specifiche finalità a cui le associazioni dovevano rispondere con progetti e piani finanziari di fattibilità che dovevano prevedere sempre e comunque cofinanziamenti da parte delle associazioni stesse con scrupolose rendicontazioni a progetti ultimati e verifiche degli obiettivi raggiunti. In questi ultimi anni le risorse pubbliche sono drasticamente diminuite, conseguentemente sempre più rari sono questi provvedimenti.  Infatti dalla recente ricerca emerge chiaramente che è al CESVOT che le organizzazioni di volontariato (37% Livorno) chiedono un maggior sostegno economico anche tramite bandi. La dimensione delle O.d.V. o il settore in cui operano è ininfluente, un supporto economico è ciò che viene più diffusamente richiesto dagli intervistati.

D: Come e quanto sono cresciute nel numero  le associazioni?

r.- Negli ultimi cinque anni  si nota un incremento della nascita di nuove associazioni negli ambiti culturale ed ambientale, e di volontariato internazionale che però hanno dimensioni medio piccole. Mentre si registra un consolidamento delle associazioni  più vecchie (costituite prima del 1994) che operano prevalentemente nei settori sanitario, sociale e socio-sanitario. Dall’inizio degli anni novanta al nuovo secolo, il volontariato è stato attraversato da una tensione positiva fondata sulla diffusione della cultura della solidarietà e della giustizia sociale che prevaleva sull’offerta di servizi. Oggi il venir meno della garanzia di diritti da parte del pubblico produce un conseguente ribaltamento di quelli che furono i caratteri fondanti delle organizzazioni di volontariato. E’ sempre maggiore la richiesta di “servizi”  alle O.d.V. da parte delle Istituzioni per garantire una soglia minima di diritti fondamentali dell’individuo.

D: Risulta che quelle più grandi che svolgono servizi sociali abbiano dipendenti e convenzioni con gli enti. Possiamo considerarle aziende?

r.- Questo indubbiamente ha portato le Associazioni più “grandi” non solo ad avere sempre più dipendenti ma anche ad una maggiore competenza e professionalizzazione degli stessi e quindi ad assumere sempre più le caratteristiche di ”azienda”. Conseguentemente gli Enti locali – che hanno sempre più bisogno del terzo settore – vi si rivolgono più con le “leggi di mercato” attraverso vere e proprie gare di appalto e con la stipula di convenzioni con corrispettivi economici anche  consistenti.

D: Le imprese sociali hanno poi preso piede?

r.- L’impresa sociale, essenzialmente le cooperative sociali di tipo B, quelle che prevedono l’inserimento di soggetti svantaggiati, nel nostro territorio non hanno presenza consistente. Secondo me questo deriva anche dal fatto che c’è stato un incremento delle associazioni di “promozione sociale”  ed una trasformazione di associazioni di “volontariato” in associazioni di “promozione sociale” .

D: Puoi riassumere la tesi che ha sostenuto il prof. Andrea Salvini?

r.- Il Professor Salvini ha brillantemente rappresentato i risultati della ricerca lasciando molti punti interrogativi sul futuro del volontariato che rischia di trasformarsi in una pura e semplice attività di erogazione di servizi. Il volontariato nato per aiutare gli altri, per aumentare il benessere dei cittadini, aggiungere un qualcosa a ciò che veniva garantito dal pubblico,  rischia di implodere su se stesso perché, per mantenere lo standard dei servizi, deve andare a “caccia” di finanziamenti in una logica “imprenditoriale”. Ha concluso con una brutale domanda alle associazioni: “di fronte ad una innegabile crisi o vi siete indebitati o avete “strizzato” i vostri volontari, ma non è certo nell’uno e nell’altro caso , o ancor peggio, in entrambi, che potete costruire il vostro futuro”.

D: Puoi  dare il tuo commento?

r.- Per me, che da anni ormai faccio del volontariato il mio impegno costante,  non riesco a vedere un futuro per il volontariato. Inteso come volontariato puro, organizzato, in grado di affiancare l’Ente pubblico, collaborare, integrare i servizi ai cittadini. Il rischio che si corre è quello di essere sempre più considerati la “stampella” a cui ricorrere in situazioni di emergenza – che ormai rischiano di  diventare strutturali – per “sostituire” l’ente pubblico nell’erogazione di servizi essenziali. Così si snatura completamente il valore del volontariato e viene meno la spinta solidaristica tesa a migliorare la qualità della vita nelle nostre comunità, in un chiaro e  corretto rapporto di sussidiarietà.

Per il futuro io speravo in una riforma che portasse chiarezza nel variegato mondo del terzo settore con regole precise per il volontariato, la promozione sociale, l’impresa sociale. Invece, per quello che sta venendo avanti nel testo di riforma (non ufficiale) approvato alla Camera, si continua in un indefinito “terzo settore” in cui, secondo me, si penalizza il volontariato a vantaggio dell’impresa, se pur impresa sociale. Infatti nella legge il soggetto volontariato è pienamente soggetto di terzo settore per come ne è stata data definizione:  “per terzo settore si intende il complesso degli enti privati costituiti per il perseguimento senza fini di lucro, di finalità civiche e solidaristiche… anche mediante la produzione e lo scambio di beni e servizi di utilità sciale nonché attraverso forme di mutualità”  Quindi senza distinzione e regolamentazioni precise in materia di obblighi fiscali, agevolazioni, ecc. distinte per i diversi soggetti. Gli stessi Centri servizi (CESVOT) che fino ad oggi dovevano rivolgersi esclusivamente ad associazioni di volontariato, con la nuova legge potranno dare i propri servizi a tutti i soggetti del terzo settore.

D: Tu che da tempo sei alla guida di associazioni quali azioni pensi di sviluppare d’ora in poi?

r.- Pur in questa situazione di difficoltà, per quel che mi sarà possibile, cercherò di impegnarmi per far si che le associazioni del nostro territorio realizzino vere reti come strumenti per fornire migliori servizi, attraverso lo scambio  di risorse e informazioni e la realizzazione di progetti condivisi. Condividere percorsi che vadano nella direzione di avvicinare i ragazzi, cominciando dalle scuole, coinvolgendoli in progetti che li vedano protagonisti con i loro saperi e le loro esperienze.  All’interno del CESVOT, poi, mi impegnerò affinchè vengano destinate sempre maggiori risorse e servizi alle associazioni di volontariato, in particolare di piccole-medie dimensioni,  per la formazione, la corretta informazione, la visibilità, la gestione delle associazioni  ecc.

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