“Il potere del cane” lo sguardo femminile di Jane Campion per un western atipico

Dopo la presentazione alla 78ª Mostra del Cinema di Venezia arriva nelle sale e sulla piattaforma Netflix l’ultimo film di Jane Campion ,”Il potere del cane” premiato a Venezia per la migliore regia.

30 Dicembre 2021, di Donatella Nesti

Il film, tratto dal libro di Thomas Savage, è ambientato nel Montana del  1925. I fratelli Burbank gestiscono un grande ranch, il più importante e fruttuoso di un’intera contea. I due però sono agli antipodi, hanno  diverse visioni di vita. Phil (Benedict Cumberbatch) è ancora legato ai “valori” del vecchio West, quello sporco e selvaggioè un uomo brusco, solitario, autoritario, pronto a domare qualsiasi persona e qualsiasi elemento della natura. George (Jesse Plemons), invece, crede nel progresso e nell’evoluzione arrivata anche nel Far West; infatti porta abiti eleganti, guida un’automobile e frequenta gente altolocata. Il rapporto tra i due fratelli si incrina quando George sposa Rose (Kirsten Dunst), una vedova che gestisce una locanda con l’aiuto di suo figlio Peter (Kodi Smit-McPhee). Phil Burbank ha un fascino crudele, lo sguardo severo, gli occhi diafani. Ha intrappolato amore, potere e   fragilità nel suo passato e nella sua terra: sa castrare un vitello con due tagli netti del coltello, nuota  nudo nel fiume e non ha paura di sporcarsi nel fango. È un cowboy grezzo come il cuoio che intreccia. Phil continua a prendersi gioco di Rose nella penombra, fischiettando una melodia che lei non riesce  più a suonare. Con Peter si mostrerà ancora più sfacciato, forte  dell’incoraggiamento degli altri allevatori, finché a un certo punto Phil sembra voler prendere il  ragazzo sotto la sua ala. È forse un gesto di gentilezza che mostra tutta la sua vulnerabilità o il presagio   di un’altra minaccia?

È un western atipico quello di Jane  Campion, l’acclamata regista di ‘Lezioni di piano”, girato nella remota Isola del Sud neozelandese, una zona scarsamente popolata molto  simile al Montana per le sue praterie rigogliose e le montagne rocciose e poi presso gli studi di  Auckland, sempre in Nuova Zelanda,  un set incredibile meravigliosamente fotografato,un thriller psicologico spiazzante dove il cattivo non è quello che sembra ed un finale a sorpresa che non spiega ma lascia intuire ossessioni, segreti, amori inconfessabili.   “Il potere del cane”(frase che viene dalla Bibbia  Salmi 22:20: Libera l’anima mia dalla spada e il mio amore dal  potere del cane) sferra un attacco frontale alla mitologia maschile del West, come già aveva fatto “Brokeback Mountain”  ma ha anche il  potere di affascinare con le immagini e la capacità di rovesciare, con l suoi cinque capitoli, le certezze degli spettatori. A diverse settimane dall’inizio della produzione e dopo la fine delle riprese sull’Isola del Sud, il team si  trovava a Auckland quando la pandemia di COVID-19 ha costretto tutti a interrompere le riprese per quattro mesi. Mentre la Nuova Zelanda stava per introdurre il lockdown, Campion e i produttori hanno dovuto prendere decisioni strategiche per ripensare la programmazione e completare le scene con  alcuni degli attori non protagonisti. Campion ricorda: “Penso che il lockdown abbia arricchito il progetto. Ha permesso a tutti di riposare, riflettere meglio su quello che stavamo facendo e sviluppare uno sguardo d’insieme. Sono tornata al  lavoro con più gratitudine di prima. Tutto e tutti mi sono sembrati ancora più preziosi”.

Foto di Jacopo Salvi

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About the Author: Michele Faliani