IL TIBET a due passi, da Pisa e Livorno. L’Istituto Lama Tzong Khapa di Pomaia: Centro Internazionale per lo studio e la Pratica del Buddhismo Tibetano.

16settembre2014 – di Massimo Fanucchi

   fanucchi massimo   Sbagliammo porta, e invece di entrare nel corridoio stretto che dal giardino conduce al refettorio dell’Istituto Lama Tzong Khapa di Pomaia, ci ritrovammo nell’ingresso di un appartamento, forse di un lama residente o di un benefattore. Lo capimmo, spaventati, di fronte a un cane di enorme dimensioni, placidamente disteso a terra. L’animale si sollevò con movimenti lenti, senza abbaiare, digrignare i denti o mostrare segni di nervosismo.

Ci venne incontro e ci accompagnò alla porta, forse consapevole della nostra distrazione e del nostro imbarazzo. Poi tornò indietro, sempre silenzioso e tranquillo. Una dimostrazione che nel centro buddhista Mahayana di Pomaia anche gli animali sono rilassati, e un invito a ricordare un insegnamento fondamentale del Buddha: “La natura di buddha é l’attenzione costante”.

Appunti01 Eravamo intorno alla metà degli anni novanta, e ci trovavamo nell’Istituto per partecipare, insieme ad altri iscritti alla scuola di yoga “Sadhana” di Livorno, ad un breve ritiro diretto da Mauro Bergonzi, docente di Religioni e Filosofie dell’India presso l’Università degli studi di Napoli, nonché psicologo e membro del Centro Italiano di Psicologia Analitica. Iniziative di questo tipo, con insegnanti di elevatissimo livello, tibetani e non, ne troverete più di una ogni mese, e per consultare il ricco calendario delle iniziative che si svolgono all’interno del prestigioso Istituto basta entrare nel sito: www.iltk.org, dove troverete anche le informazioni relative al prossimo Master Program di studi buddhisti, che si svolgerà da marzo 2015 a giugno 2021.

Il Master, a grandi linee, equivale ad una laurea (per il momento non ancora riconosciuta in Italia) in filosofia, psicologia e pratica meditativa buddhista della tradizione Gelugpa, che è il lignaggio più diffuso e potente del Tibet che riconosce come suprema autorità spirituale Sua Santità Tenzin Gyatzo, il XIV Dalai Lama del Tibet che, come è noto, vive in esilio dopo l’occupazione cinese del suo paese. 

IMG_0524Il buddhismo si affermò in occidente nel XIX secolo, soprattutto in versione Theravada (scuola degli anziani) e non tibetana (che appartiene alla tradizione Mahayana, a nostro giudizio molto più complessa e profonda), come una dottrina della salvezza basata essenzialmente su un’accurata analisi della sofferenza umana e sulla sua “cura” tramite una trasformazione radicale della coscienza; un metodo che non richiede fede in qualche incomprensibile dogma, ma vigile e costante applicazione di tecniche meditative verificabili su se stessi attraverso raffinate forme di verifica interiore. Queste caratteristiche, unitamente all’esortazione dello stesso Buddha a mettere in dubbio ogni cosa senza accettare alcunché senza prima averlo verificato attraverso la propria diretta esperienza, colpirono molti intellettuali occidentali, perché in sintonia con il clima razionalistico dell’epoca. Negli ultimi decenni, anche molti scienziati sono stati attratti dalla profonda convergenza tra la totale e continua interrelazione di tutti i fenomeni che avvengono nell’universo, e il principio buddhista di “coproduzione interdipendente e condizionata” (pratitya-samutpada in sanscrito). Quest’ultimo principio mostra infatti profonde analogie con l’orientamento dominante in molti settori della scienza occidentale (dalla biologia alla cibernetica, dalla psichiatria alla sociologia e alla fisica sub-atomica).

          Tutti questi aspetti colsero di sorpresa anche noi, perché si conciliavano perfettamente con il nostro agnosticismo, figlio di un divorzio insolubile con i dogmi della religione cattolica. E con il nostro rifiuto di credere in Dio (inteso come un’entità creatrice esterna e separata dall’uomo), e in un’anima eterna. Il buddhismo, in particolare quello tibetano, ci apparve subito come una pratica di liberazione interiore che concilia la mente e il cuore, sostenuto da uno straordinario rigore logico, e senza compromessi, della scuola Prasangika di Nagarjuna, Chandrakirti e Buddhapalita, che si pone come via di mezzo tra l’eternalismo e il nichilismo, dove ogni essere umano è invitato, in ultima istanza, ad essere sempre luce a se stesso. Una novità assoluta per noi, cresciuti all’interno di una cultura che non offriva alternative tra il teismo, il nichilismo e un agnosticismo senza prospettive. Il rispetto per la libertà e l’autonomia individuale del buddhismo ci hanno aiutato anche a superare il vecchio pregiudizio marxista che non distingue l’esperienza religiosa interiore dal fenomeno politico sociale delle chiese istituzionalizzate, e secondo il quale la religione sarebbe sempre e comunque l’”oppio dei popoli”.

Ma torniamo all’Istituto di Pomaia, che oggi è uno dei più importanti centri buddhisti in occidente, fondato nel 1976 dal Maestro tibetano Lama Thubten Yeshe. Se volete passare una giornata rilassante visitatelo, magari telefonando prima alla segreteria per evitare di andarci durante un ritiro in corso, che rende la struttura solo parzialmente accessibile. Sarà come trovarsi in territorio tibetano, dove potrete ammirare: stupende statue del Buddha; numerosi e ottimi stupa (che rappresentano l’espressione fisica e materiale della mente illuminata degli esseri viventi); uno splendido castello costruito nel bel mezzo di un panorama straordinario della campagna toscana; un bellissimo giardino all’interno del quale è possibile bere dell’ottimo tè.

IMG_0556Poi potrete fare shopping all’interno di due negozi, dove potrete acquistare oggetti originali dell’artigianato tibetano, insieme a numerosi prodotti tipici, provenienti dal territorio circostante o dal lontano oriente. Se poi vi verrà la curiosità di conoscere qualcosa del buddhismo tibetano, troverete anche degli ottimi libri e dispense, tra cui quelli scritti dal Dalai Lama sono, a nostro modesto parere, tra i più accessibili. Se invece volete cimentarvi con gli insegnamenti più profondi ed esoterici della tradizione tibetana, come la vacuità e l’assenza (in termini assoluti) di esistenza intrinseca degli individui e dei fenomeni, fatevi consigliare dagli addetti alla vendita o dal vostro intuito personale.

          In questa lunga nota abbiamo trascurato un aspetto fondamentale degli insegnamenti del buddhismo: la compassione verso tutti gli esseri umani e gli esseri senzienti in generale. Lo sintetizziamo con una breve frase che ripete spesso il Dalai Lama: “la mia religione è la gentilezza”.

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