23novembre 2018 da Maurizio Marchi (Medicina democratica) Rosignano
Dopo un mese di rimpalli e minimizzazioni, ultima quella dell’assessore Donati sulla stampa il 16.11.18 che affermava: “Arpat non ha riscontrato la presenza di materiali tossici”, arriva la voce diretta di Arpat:(http://www.arpat.toscana.it/notizie/comunicati-stampa/2018/completate-le-analisi-per-il-fenomeno-del-materiale-biancastro-spiaggiato-sulle-spiagge-bianche-di-vada) che, ammette: “un certo grado di tossicità”, rilevando la presenza tra l’altro di alluminio, zinco, manganese (neurotossico per esposizioni prolungate).
Arpat conclude il suo comunicato, con questa asserzione rassicurante: «i risultati delle analisi chimiche del campionamento hanno mostrato il rispetto dei valori limite previsti nell’AIA (Autorizzazione integrata ambientale) ministeriale DM 177 del 07/08/2015, che autorizza tale scarico».
Pertanto, Medicina democratica interroga:
- perché il Ministero dell’ambiente, su consiglio anche di Arpat di Livorno, non modifica questa AIA in senso restrittivo, visto anche che schiumate del genere erano state osservate anche nel 2016;
- Solvay aveva istallato anche delle panne, che evidentemente non sono servite a niente;
- Solvay non ha adempiuto alla diminuzione degli scarichi a mare del 70%, come previsto dall’Accordo di Programma del luglio 2003, nonostante i finanziamenti da parte del Governo;
- Perché non si vincola i recenti (dicembre 2016) finanziamenti pubblici a Solvay (ben 110 milioni di euro) ad un piano di riutilizzo dei fanghi scaricati in mare, in un’ottica di “economia circolare”, tanto decantata quanto dimenticata nella pratica?
- Proprio in queste settimane si sta discutendo il nuovo Piano Strutturale del Comune di Rosignano, valevole per i prossimi 15 anni ed oltre, allora come si pensa sia possibile conciliare politiche di sviluppo turistico con gli scarichi a mare tipo quelli di Solvay.