Ribelliamoci alla dittatura della violenza

Giovanna Pagani3Giugno2016 di Giovanna Pagani, WILPF Italia

  • Sotto shock per la morte di Sara, la ventenne strozzata e bruciata dall’ “ex”: l’ennesima vittima della violenza femminicida; ma questa volta anche dell’indifferenza mortale dei passanti: motociclisti e automobilisti cui chiedeva aiuto senza ricevere risposta.
  • Sotto shock per l’indifferenza mortale dell’Europa (Premio Nobel per la pace 2012) al grido dei migranti in balia della legge degli scafisti (buttare a mare chi è di troppo) e del macabro busines internazionale, che li gioca ad arte come elemento di destabilizzazione sociale, funzionale ai populismi di destra che, attraverso muri e respingimenti, promettono soluzioni semplici a un problema complesso che al contrario necessita di risposte articolate.
  • Sotto schock per l’indifferenza al grido di dolore e disperazione dei popoli che subiscono da anni le guerre, usate cinicamente come strumento di politica internazionale, ai fini dei loro cinici propositi di dominio sulle risorse naturali, funzionali a un modello disviluppo insostenibile.

guerra imperialismo muroIl tutto mi richiama alla mente la conclusione di un Congresso Internazionale della WILPF (Lega Internazionale Donne per la Pace e la Libertà) che nel 1986 (anno internazionale della Pace) condannava la “empia trinità:

stupro, guerra, genocidio”, richiamando le donne a un rinnovato impegno di consapevolezza e di azione politico-sociale. Se la violenza passa sul corpo delle donne, le donne devono essere i soggetti sociali più attivi nell’opporsi ad essa, sfidando la logica patriarcale che, a partire dal principio di proprietà su tutto (soggetti, oggetti e natura), assume il militarismo come mentalità e la guerra come pratica.
Quella strategia rimane di straordinaria attualità, ma oggi più che mai occorre risvegliare la forza dell’ancestrale saggezza della natura che vibra in tutti gli esseri umani.

guerraRIFLETTIAMO: perché la violenza regna nel nostro mondo a partire dalla mura domestiche, fino a estendersi alluso della guerra contro gli umani e l’ambiente?

La risposta ci viene dai filosofi della la Scuola di Francoforte, e poi da Faucoul e da Pasolini insieme ad altri:

l’essere umano deve sentirsi libero rispetto a quello che prima era un tabù, ma socialmente non deve contare nulla, relegato a famelico consumatore di prodotti, di stili di vita, di stereotipi culturali che lo plasmano nella sua mente e nel suo corpo, perché sia un suddito obbligato alla “modernità”, intesa anche come ciò che va oltre la morale nel privato e l’ etica nel pubblico. Il superpotere economico-finanziario-militare e mediatico che ci sovrasta, ci spinge addirittura ad andare oltre la natura (transnaturalismo col supporto della biotecnologia).
E’ sotto gli occhi di tutti il ruolo perverso giocato dalle lobby dell’informazione per distruggere l’essere umano nella sua umanità (empatia, solidarietà, cooperazione) e promuovere in lui l’assuefazione alla violenza, insegnata come lo strumento vincente per la rapida soluzione del conflitto personale o collettivo.
I media e tra loro i social network ci hanno ormai impoverito sul piano affettivo-relazionale, attraverso la desensibilizzazione empatica.

Molti programmi televisivi e videogiochi accrescono le competenze circa la meccanica della violenza e sono diventate fonti di ispirazione per le menti criminali, nonché canali di consenso per politiche criminali.

Fin dalla tenera età i bambini sono abituati a giocare coi mostri, deprivati del bello e del tenero. Le guerre prima che sui campi di battaglia sono vinte attraverso il bombardamento mediatico che crea ad arte il nemico di turno, servendosi degli inganni virtuali che la tecnologia rende possibile.

Allora che fare? Indignamoci, Ribelliamoci e Riprendiamoci la nostra Umanità.

Occorre attivare un processo permanente di educazione incentrata sulla relazione umana rispettosa delle differenze, già a partire dalle scuole per l’infanzia.

Rivendichiamo il ruolo pedagogico dei canali informativi: la violenza non si argina con leggi repressive, occorre l’uso massiccio di interventi preventivi capaci di contrastarla, a partire dalla sua insorgenza nella nostra mente.

Facciamo appello alla cultura perché alimenti le nostre capacità empatiche e attraverso il bello riaccenda in noi la passione per la vita. Rivendichiamo la reale sicurezza dell’umanità, vale a dire quella basata sulla giustizia sociale, la realizzazione dei diritti umani, la coorpeazione internazionale, la tutela della NATURA.

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