Ci scusiamo con i marxisti di tutto il mondo se la Grecia si è rifiutata di commettere un suicidio rituale per promuovere la causa.
Voi ne avrete sofferto sui vostri divani
15 luglio 2015 di Alex Androu – Testo originale (traduzione di Franco Ferrari, l’autore di questo articolo è un giornalista e artista greco)
E’ rivelatore del panorama politico europeo – anzi, mondiale – che i sogni di socialismo di ognuno sembravano poggiare sulle spalle del giovane Primo Ministro di un piccolo paese. Sembrava che ci fosse una fervente, irrazionale quasi evangelica credenza, che un piccolo paese, affogato nei debiti, a corto di liquidità, avrebbe in qualche modo (e quel qualche modo non viene mai specificato) sconfitto il capitalismo globale, armato solo di bastoni e pietre.
Quando sembrava che ciò non sarebbe accaduto, gli si sono rivoltati contro. ”Tsipras ha capitolato”, ”E ‘un traditore”. La complessità della politica internazionale è stata ridotta ad un hashtag, che si è rapidamente mutato da varianti di #pregapertsipras a varianti di #tsiprasdimettiti. Il mondo ha chiesto il suo culmine, la sua finale da X-factor, il suo epilogo hollywodiano. Qualcosa di diverso dalla lotta fino alla morte era considerata una viltà inaccettabile.
Come è facile essere ideologicamente puri quando non si sta rischiando nulla. Quando non devi fronteggiare mancanze di beni, il collasso della coesione sociale, il conflitto civile, la vita e la morte. Come è facile chiedere un accordo che evidentemente non sarebbe stato accettato da nessuno degli altri Stati membri della zona euro. Quanto è facile prendere decisioni coraggiose quando non si mette in gioco la propria pelle, quando non c’è un conto alla rovescia, come succede a me, delle ultime ventiquattro dosi del farmaco che impedisce a vostra madre di avere crisi epilettiche.
Venti dosi. Quattordici.
È una caratteristica peculiare della negatività patologica di concentrarsi solo su ciò che si perde invece che su ciò che si ottiene. E’ lo stesso atteggiamento che coinvolge settori della popolazione di ogni paese – che aspirano alla loro perfetta utopia socialista e contemporaneamente evitano in ogni modo possibile di pagare le tasse.
L’idea di Tsipras come un “traditore” si basa fortemente su una cinica ed errata interpretazione del referendum della scorsa settimana. ”OXI”, i critici vorrebbero far credere, è stata “no” a qualsiasi tipo di accordo; l’autorizzazione al Grexit disordinato. Non era niente del genere. Discorso dopo discorso, Tsipras ha detto ancora una volta che aveva bisogno di un forte “OXI” da usare come arma del negoziato al fine di raggiungere un accordo migliore. Non ve ne siete accorti?
Ora, si può pensare che non abbia raggiunto un accordo migliore – e questo può essere giusto -, ma suggerire che il referendum abbia autorizzato il Grexit è profondamente falso. E per quanto riguarda il 38% che ha votato “NAI”? Tsipras non deve rappresentare anche quelle persone? Non abbiate paura. L’accordo potrebbe rivelarsi impraticabile comunque. Potrebbe non essere approvato dal Parlamento greco. Syriza potrebbe spaccarsi dall’interno. Il Grexit potrebbe essere forzato da coloro che hanno cercato per anni di farlo accadere. Poi valuterete quale sarà stato il migliore risultato.
Dodici dosi. Dieci.
L’accordo raggiunto da Tsipras (caveat: come lo conosciamo) dopo aver negoziato per 17 ore, è molto peggio di quanto si potesse immaginare. E’ anche molto meglio di quanto si potesse sperare. Dipende semplicemente dal fatto che ci si concentra su ciò che è stato perso o ciò che è stato guadagnato. La perdita è un pacchetto di austerità orribile. Si tratta di un pacchetto che, chiunque con qualsiasi comprensione politica lo capisce, sarebbe arrivato comunque. L’unica differenza è che, attraverso un governo succube come i precedenti, non sarebbe accompagnato da alcuna compensazione.
Ciò che è stato acquisito in cambio è molto più denaro di quanto ci si immaginava per finanziare adeguatamente il medio termine e permettere al governo di attuare il suo programma, un significativo pacchetto di stimolo, la concessione di denaro dall’EFSF (che fino ad ora era stato negato al “buon” governo di Samaras), ed un accordo per ristrutturare il debito, con il trasferimento di obbligazioni dall’FMI e dalla BCE all’ESM. Ma non fa niente, i denigratori continuano a denigrare. L’analista dell’ERT, Michael Gelantalis, stima che solo quest’ultima parte dovrebbe essere di un importo compreso tra gli otto ed i dieci miliardi in meno in rimborsi di interesse in un anno. Questo fa un sacco di souvlaki.
Nelle ultime ore mi è stato detto che la Grecia “dovrebbe solo #Grexit NOW”; che abbiamo “un ottimo clima e potrebbe facilmente essere autosufficiente”; che noi “dovremmo adottare i Bitcoin e fare crowdfunding per aggirare il monetarismo”; che “gli Stati Uniti ci invierebbero i medicinali”. Nessuna di queste persone sta suggerendo che questo avvenga nel proprio paese, si capisce. Solo in Grecia, in modo da poter vedere che cosa succede. La maggior parte di loro vive in Stati con governi centristi, che sposano l’austerità, ma garantiscono una costante fornitura dell’ultimo iPad per i negozi. Tutti, senza eccezione, avrebbero potuto negoziare un accordo molto migliore con un coltello alla gola; avrebbero potuto essere più coraggiosi.
La mia domanda a quei critici è: quali battaglie stai combattendo nel tuo paese, nella tua città, nel tuo quartiere, in questo momento? E quali rischi corri? Non sei, infatti, tanto pessimo quanto gli ideologi di un’austerità rigida che vogliono sperimentare, in un “paese giocattolo”, con la vita delle persone e vedere che cosa ne salta fuori?
Otto dosi. Cinque.
Visto come una sorta di Fosso di Helm, questa sconfitta per i greci è monumentale, irredimibile. E’ il momento del “tutto è perduto”. Visto come una battaglia di apertura in una guerra molto più grande, è estremamente preziosa. Ha collocato il nemico in primo piano, esposto i suoi punti di forza e di debolezza. Ha fornito informazioni per gli altri, in Spagna e in Portogallo e in Italia, i quali potranno essere meglio preparati. Si è coraggiosamente combattuto. E astutamente, perché la Grecia vive per combattere un altro giorno.