Auguri per i 100 anni, Pietro Ingrao

Un percorso straordinario concesso a pochi.

Pietro Ingrao oggi: 30 marzo 1915- 30 marzo 2015 da Andrea Ghilarducci, Sel Livorno

Ingrao pietroOra l’esistenza è lenta, dolcemente blindata dalla sua bella famiglia che, prima ancora di amarlo, lo rispetta. I suoi 100 anni sono densi, contengono la storia di questo Paese, dal fascismo alla Resistenza, da Budapest a Praga, e poi l’assassinio di Moro, la fine del compromesso storico, la sconfitta del comunismo, l’eclissi del Pci.

ingrao pietro.Pietro Ingrao, grande padre della sinistra, ha attraversato il ‘900, con il suo carattere sanguigno, con la sua voce forte da leader, con la sensazione amara del fallimento di un progetto e la consapevolezza cruda degli errori, da quell’editoriale filo sovietico sui fatti d’Ungheria all’espulsione, in ossequio all’ortodossia di partito, dei suoi amici più cari, gli ingraiani del manifesto. In «Volevo la luna», la sua autobiografia, scrive: «Noi siamo stati sconfitti, ma abbiamo vissuto un’esperienza straordinaria. Oggi, a volte, l’orizzonte della politica mi sembra diventato più piccolo e angusto».

L’ultima vecchiaia è quella più raccolta, quasi sublimata, tra poesia e musica, e pochi amici ammessi. Nella sua casa di Roma, vicino alla sua poltrona e alla libreria, c’è ancora il pupazzo con le sembianze di Charlie Chaplin, venerato autore di «Tempi Moderni» e «Luci della città», quest’ultimo il film preferito da Ingrao per quel finale straordinario: la ragazza cieca, ritornata guarita dall’America, reincontra il vagabondo. Lei lo riconosce, non con gli occhi, perché non l’ha mai visto prima, ma sfiorando leggermente la sua giacca. Niente parole, nel silenzio, dice Ingrao, «passano tante domande sulla vita». La bellezza e la profondità del silenzio: «Mi è sempre piaciuto sedermi in un caffè a guardare il fiume di persone che scorre nella strada, chiedendomi chi sono, cercando di immaginare ciò che loro capita o che hanno in animo». L’uomo della passione, della curiosità, del dubbio, dei cieli stellati contemplati da solo d’estate a Lenola, il suo paese natale, ma anche l’affabulatore in piazza, il combattente, il Capo carismatico, il sostenitore più convinto e ostinato del superamento del capitalismo in favore di un nuovo modello sociale e politico.

Arrivare a 100 anni con il rispetto di tutti, amici e avversari.

ingrao pietroE’ il pregio della sua diversità. Il comunista ruvido e raffinato, figlio di proprietari terrieri del Basso Lazio, si innamora di Laura Lombardo Radice, compagna nella lotta antifascista, madre dei suoi cinque figli Celeste, Bruna, Chiara, Renata e Guido. Laura se ne è andata, nel 2003.
Pietro Ingrao ha sempre riconosciuto la fatica del parlare, in una vita costretta alla comunicazione. Solo lui poteva cercare nel comizio la magia del silenzio, infatti lui in vari interviste ha sempre detto, salire sul palco, avere dinnanzi, come le ha sempre avute, piazze piene di gente. Per Ingrao era un un po’ una sceneggiata, un atto teatrale: i saluti, la presentazione, gli evviva, le bandiere. Tutto questo, però, era come l’involucro. Poi comincia una cosa molto più difficile e profonda: che per lui riusciva sempre a comunicare veramente. Lo scopriva perché in un un momento, del comizio, del suo discorso, in cui sentiva che si poteva fermare, senza nemmeno finire la frase. Pietro Ingrao si fermava e così si accorgeva che la piazza non si muove perché aspettava il seguito della sua frase. La piazza stava ferma aspettando, allora voleva che come sempre Ingrao aveva creato un filo, una comunicazione, un legame, tanto forte quanto impalpabile, tra lui e le persone presenti al comizio.

Quel filo lungo, forte e resistente come il timbro della sua voce, non si è mai spezzato. Auguri per i 100 anni, Pietro Ingrao.

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