Sei Regioni al primo turno e zero al secondo per il Front National di Marine Le Pen e Florian Philippot
Questo l’esito delle elezioni regionali in Francia. Molti commentatori esultano per il c.d. “blocco repubblicano”, alleanza del Partito Socialista e dei Repubblicani che ha impedito la vittoria del partito più votato dai cittadini francesi.
Le grida di gioia di Bernard-Henri Lévy si odono anche in Italia (e si leggono sul Corriere della Sera): i nouveaux philosophes che con la loro sicumera giudicano gli elettori e sradicano la volontà generale hanno trionfato.
Una bella conquista davvero! D’altronde non è la prima volta che la Francia ci delizia con queste prove di tatticismo politico, lontano dai cittadini ovviamente; un esempio fu l’elezione di Chirac nel 2002.
Il vero sconfitto di queste elezioni è il partito Socialista di François Hollande. La domanda sorge spontanea: cosa ha portato 6 milioni di francesi a votare il Front National assottigliando le percentuali del partito di governo? La risposta ce la fornisce un pensatore tutt’altro che reazionario, Jean-Claude Michéa: la sinistra ha terminato la sua funzione storica.
La sinistra nasce, dopo Rivoluzione francese, con un vizio di origine: si separa dal popolo nei primi anni di vita sposando l’ideologia del progresso tipica dell’Illuminismo. Il progressismo è orientato verso l’avvenire e ha lo scopo di recidere ogni legame con il passato; distruggendo perciò tradizioni, radici e consuetudini, viste come ostacoli e oscuri retaggi culturali da abbandonare. La stessa visione progressista è tipica di un certo tipo di liberalismo che non tarderà ad allearsi con la sinistra parlamentare condividendo con essa il mantra della neutralità assiologica (meno vincoli morali, più capitalismo mercantile).
Un tipico esempio del rigetto del passato per lasciare spazio all’avvenire lo fornisce Condorcet: sua la frase “la perfettibilità dell’uomo è di fatto illimitata e non potrà mai regredire.”
La sinistra nasce liberale. Ad essa inizia ad opporsi il primo socialismo (es. Pierre Leroux). Marx, Sorel, Bakunin e Proudhon non si presentavano come uomini “di sinistra” ma si contrapponevano al progressismo valutando positivamente la tradizione e rigettavano con forza la Modernità.
Il socialismo si opponeva all’individualismo dell’illuminismo, con critiche non lontane da quelle di Rousseau. Fu nel 1894, ai tempi dell’Affaire Dreyfus, che “sinistra parlamentare” e “movimento socialista” siglarono un infelice compromesso storico (primo esempio di blocco repubblicano ante litteram) per contrapporsi alle destre monarchiche e clericali del tempo. Oggi però questo compromesso storico ha terminato la sua funzione. Come ci ricorda Alain De Benoist, la sinistra ha sostituito l’anticapitalismo con l’antifascismo, il socialismo con l’individualismo radical chic e l’internazionalismo con il cosmopolitismo. Perché stupirsi se il popolo sceglie un movimento di destra, che troppo frettolosamente viene indicato come populista? Avere il coraggio di rispettare questa scelta significa essere realmente Repubblicani.