Ci vuole fegato, l’emozione e la denuncia, la corsa contro il tempo

ci-vuole-fegato-emozioneLa corsa in autostrada verso Bologna di Mario Nesi per raggiungere il fratello Ivano, atteso da un difficile, quasi disperato trapianto di fegato. La memoria della vita in comune, la denuncia contro un reparto trapianti, nell’anteprima dell’ultimo potente spettacolo di Fabrizio Brandi

E’ il primo studio di “Ci vuole fegato”, in scena al Nuovo Teatro delle commedie di Livorno dal 17 al 20 novembre (www.pisorno.it/ci-vuole-fegato-il-primo-studio) e non tutto fila liscio. Mentre Francesco Niccolini taglia e cuce il testo freneticamente, Fabrizio Brandi mette in scena uno spettacolo recitato tutto d’un fiato, su cui c’è ancora da lavorare ma che già svela una capacità di coinvolgimento sorprendente.

19novembre 2016 di Luca Stellati, foto di Giulia Barini

ci-vuole-fegato-teatroFabrizio Brandi si presenta sul palco parecchio ammaccato, causa una caduta dal soppalco di casa, e si capisce che l’evento non è casuale, perché sta in questi giorni presentando un lavoro che prende spunto da una storia vera, la sua e di suo fratello. L’attore non è distaccato e non lo nasconde.

Nel viaggio affiorano i ricordi dell’infanzia, della nonna Belfagor, della mamma che la domenica mandava i figli in giro vestiti uguali con i calzettoni al ginocchio, della difficile quotidianità fino all’assunzione del babbo Nedo come addetto all’acqua del Comune, perché alla fine il partito gli aveva trovato lavoro. I ricordi del festeggiamento dell’evento in famiglia con il regalo a Mario del modellino della Ferrari 308 GTS Cabrio, che invano Ivano cercherà di barattare con una gru meccanica e con il figurino mancante di Antonello Cuccureddu.

ci-vuole-fegato-plateaAffiora l’adorazione di bimbo verso il Tato, il fratello maggiore capace di impersonare l’Uomo Ragno e fronteggiare i fratelli Giordano (padroni del cortile del Bocco 3), il fratello modello di simpatia e successo con le ragazze, il fratello sfortunato che contrae l’Epatite, incredibile ma vero, per il morso di un ragno mentre strappa un manifesto in Via Garibaldi.

Ma Ivano reagisce male, non è bravo a rispettare le prescrizioni alimentari dei medici, trucca il motorino e si mette a fare le corse sullo stradone, diventa anche un po’ stronzo e si mette a scommettere ed a bere di brutto.

Finché il fisico lo molla ed una mattina Mario ed il babbo lo ritrovano semisvenuto a casa. Ivano sragiona e sembra che abbia preso qualcosa di pesante, ma è invece la degenerazione della malattia, l’encefalopatia epatica che produce stati allucinatori.

Lo stato di salute precipita rapidamente, sono più i periodi di ricovero in ospedale che quelli trascorsi a casa, passa un anno finché, al reparto trapianti, Ivano sente due medici dire “ce n’avrà per due mesi”. Mario affronta i medici “Mio fratello sta morendo! Cosa aspettate a trapiantarlo?”, ma la risposta è agghiacciante “Signor Nesi, suo fratello non ha tutte le caratteristiche richieste per essere trapiantato”.

fegato-centri-trapiantiNdr: le percentuali di successo in Italia del trapianto di fegato erano all’epoca circa del 33%, stessa la percentuale di sopravvivenza dopo due anni di chi superava l’intervento. Le percentuali di successo di quel reparto trapianti erano superiori alla media, perché venivano adottati criteri di idoneità che miravano a conseguire questo risultato, scegliendo di operare solo i soggetti meno a rischio.

Mario si rivolge disperato al reparto trapianti del Sant’Orsola di Bologna, dove trova un’accoglienza diversa ed ottiene una diversa risposta “abbiamo il dovere di provare a salvare un uomo di quarant’anni”. Alla fine della corsa contro il tempo, Mario riesce ad arrivare a Bologna prima dell’intervento e porta in regalo ad Ivano l’agognato modellino della Ferrari 308 GTS Cabrio, nella vita ci vuole fegato!

Ndr: Ivano ha superato l’intervento ed è vivo ad oltre 5 anni dal trapianto.

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