Ctt nord: non rispetta sentenza reintegro dipendente, sciopero, presidio e la solidarietà. Video

Image and video hosting by TinyPicLivorno, 08 maggio 2016 da Unione Sindacale di Base

Nel corso del 2015, a seguito di un’indagine interna al limite del surreale, CTT Nord licenzia un conducente per presunta manomissione di un mezzo di trasporto pubblico.

Quello è un momento, la primavera-estate dell’anno scorso, in cui CTT Nord si trova in enormi difficoltà: ci sono indagini in corso da parte della Magistratura sulla manutenzione delle vetture e alcune di esse sono poste sotto sequestro. In più ci sono le azioni di protesta dei lavoratori per la cancellazione del contratto di secondo livello.

  • L’azienda è in affanno, parte del servizio salta quotidianamente, e il licenziamento del conducente appare come una reazione scomposta e del tutto inappropriata, ma probabilmente la sola di cui è capace.
  • Il 18 febbraio scorso il Tribunale di Pisa – Sezione Civile, cui il lavoratore si era rivolto per ottenere giustizia, in assenza di prove certe di manomissione, dispone con un’ordinanza la reintegrazione del conducente al suo posto di lavoro, con le stesse mansioni, nonché il risarcimento allo stesso di tutti gli emolumenti non percepiti dal momento del licenziamento al momento dell’effettivo reintegro.
  • CTT Nord comunica al lavoratore, con lettera del 26 febbraio scorso, il reintegro in organico dal giorno 1 marzo e, contestualmente, lo dispensa dal prestare servizio fino a nuovo ordine.
    La lettera chiude con la seguente precisazione: “Ove all’esito del giudizio di impugnazione che andremo a radicare l’ordinanza di prime cure dovesse essere riformata, procederemo, dunque, alla ripetizione di quanto nel frattempo avremo pagato al Sig. ———–“

Image and video hosting by TinyPicPer quanto attinente l’aspetto economico, al momento, CTT Nord sta adempiendo all’ordinanza del tribunale di Pisa. A tutt’oggi permane, invece, la dispensa dal servizio: il lavoratore è retribuito però non gli è concesso di tornare al proprio lavoro, malgrado lo stesso abbia comunicato, per scritto, di essere in attesa di disposizioni aziendali per la ripresa della propria attività lavorativa.
È evidente che CTT Nord ritiene in questo modo, nell’ipotesi di vittoria in appello, di poter pretendere, dal lavoratore, la restituzione di quanto nel frattempo percepito senza prestare attività lavorativa.

Da parte di CTT Nord un abuso che riteniamo intollerabile, un’arroganza indegna di società civili. Un comportamento, oltretutto, che contravviene alla giurisprudenza esistente. La sentenza di Cassazione – Sezione Lavoro n. 9965 del 2012, al punto 20 recita:

“ottemperare all’ordine di “reintegrazione nel posto di lavoro” significa ripristinare il rapporto di lavoro nella sua pienezza, consentendo/l’esercizio dell’attività lavorativa.” La sentenza n. 13060 del 2014, della stessa Corte, al punto 5: “il reinserimento nell’attività lavorativa deve quindi avvenire nel luogo e nelle mansioni originarie, atteso che il rapporto contrattuale si intende come mai cessato”.

Non possiamo soprassedere, inoltre, sull’evidente spreco di denaro pubblico che tale comportamento va a realizzare: si paga un lavoratore perché resti a casa. Paradossale e assolutamente inaccettabile.

Image and video hosting by TinyPicL’ennesima dimostrazione (malgrado la surreale propaganda di questi giorni) di scelleratezza nella gestione di CTT Nord. Questo non è “il caso” di un lavoratore, sia ben chiaro a tutti, perché è evidente che quel lavoratore potrebbe essere ciascuno di noi. Non è il caso di un conducente, poiché potrebbe trattarsi di un qualsiasi altro dipendente di CTT Nord e perfino di qualsiasi altra azienda. Si tratta di uno dei tanti esercizi di annientamento dei diritti e della dignità dei lavoratori; dell’esperimento di percorsi ricattatori tesi a ridefinire un mondo del lavoro a immagine e somiglianza della sola parte datoriale; dell’uso arrogante del potere e della cosa pubblica.

Non sostenere questa lotta, non prenderne parte, significa condividere e alimentare questi metodi e piegarsi dinanzi all’arroganza aziendale, rafforzandola e perfino legittimandola. A questi metodi ci siamo opposti e ci opporremo sempre.

 

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