La “Buona scuola” di Renzi non funziona, il modo di migliorarla di Lamberto Giannini: “investire risorse pubbliche e avviare percorsi di vissuto emotivo dei docenti perché si possa diventare formatori e non semplici diffusori di contenuti.”
3maggio 2015 da Lamberto Giannini
Quando ho iniziato ad insegnare, era il 1985, alcune ipotesi di trasformazione del sistema scolastico sembravano ipotesi lontane e pericolose, ma questo incubo piano piano è diventato realtà con il nome che evoca la mediocrità tipica della propaganda populistica, BUONA SCUOLA. Questa dizione è terrificante in quanto non tende a cambiare nell’ottica del miglioramento ma cerca di distruggere l’esistente perché quando il nuovo si propone in modo etico, nel senso hegeliano del termine, come buono (concetto dogmatico) significa che si contrappone al cattivo che deve essere disintegrato.
Quindi i miei trent’anni di insegnamento li dovrei annoverare come anni opachi e tristi? Allora cosa ho percepito cosa ho vissuto una chimerica illusione, visto che in questo periodo ho amato i banchi, i corridoi, le discussioni, ma soprattutto ho amato i miei alunni dai quali ho cercato di apprendere il più possibile ed ai quali ho cercato di dare tutto me stesso.
Non sono così romantico da non aver percepito che la scuola poteva migliorare perché dalla scuola era lentamente scomparsa la centralità pedagogica emersa negli anni settanta. Ma il modo di migliorarla e’ molto semplice: investire risorse pubbliche nella scuola e avviare percorsi di vissuto emotivo dei docenti perché si possa diventare formatori e non semplici diffusori di contenuti.
Ma l’ipotesi di Renzi si muove in direzione opposta e supera di gran lunga il peggiore degli incubi: il Dirigente Scolastico diventa una specie di signorotto feudale in grado di fare e disfare, grazie ad un potere che da collegiale diventa monocratico. La preoccupazione non è esclusivamente sindacale ma anche legata al clima che si respirerà nelle scuole, un’atmosfera dove il dogma diverrà imperante in quanto tutto dipenderà dalla volontà monocratica del dirigente e questo diminuirà inevitabilmente le capacità critiche che si sviluppano anche grazie al dissenso che si percepisce nella libera possibilità dell’espressione. Inoltre gli alunni , anche nei licei, saranno impegnati in 200 ore (400 nei tecnici) di alternanza scuola- lavoro senza alcuna conoscenza delle relazioni sindacali e del valore della criticità e del dissenso, ovvero verranno preparati al mondo del precariato e dei tirocini infiniti non pagati, togliendo ore di formazione culturale , considerata dal patinato mondo renziano grigia ed inutile.
Soltanto una dimensione rozza e semplificata dell’esistenza può far pensare che i giovani potranno crescere meglio con una poesia in meno, con un Hegel semplificato, senza la bellezza della storia dell’arte, senza trascurare il fatto che le ore di alternanza verranno inserite in orario settimanale togliendo posti di lavoro. Ma, purtroppo nell’ipotesi di riforma non si parla di pedagogia, di didattica, di insegnamento ma: di Marketing , sponsorizzazioni ed ingresso dei privati.
L’ipotesi di un ingresso dei privati nei consigli di istituto come sponsor non e’ campata in aria e potrebbe far perdere il senso di una scuola repubblicana .
Orribile il messaggio nei confronti dei precari, vi abbiamo usato per anni ora rimettiamo in discussione tutto, un qualcosa fuori dalla logica umana una spinta spietata verso la discrezionalità del capo. A questo punto docenti, studenti , genitori, personale Ata devono avviare una lotta critica e perpetua per difendere il bene più prezioso per una comunità : la scuola pubblica.
Una scuola che deve comunque non soltanto difendersi ma anche avere il coraggio di mettersi in discussione per migliorare ma per far questo ha bisogno di sostegno da parte di chi governa, mentre il nostro esecutivo alimenta il disprezzo nei confronti degli insegnanti mortificandone la dignità , come ad esempio proporre aumento di ore di lavoro a parità di salario.
Si potrebbe pensare che in un momento di difficoltà economica anche la scuola debba tirare la cinghia, ma occorre comprendere che sotto questo livello di investimento economico la scuola muore. E verrà raggiunto il risultato che chi potrà permetterselo andrà a scuole private deprimendo ulteriormente la scuola pubblica.
Mentre accade tutto questo vengono finanziate le scuole private dallo stato, non si registrano sensibili diminuzioni della spesa militare per non pensare allo spreco Expo . Ma che non ci sia sensibilità nei confronti della scuola pubblica è dimostrato dal fatto che alcune province vogliono decidere l’orario scolastico, non rendendosi conto che l’orario ha un’incidenza didattica e sono scivolati nella gaffe di andare contro la legge tentando di imporre alle scuole ciò che non compete alle province ma e’ materia degli organi collegiali nati in una magica atmosfera dove eravamo a pochi centimetri da un sogno di cambiamento reale del paese ed è proprio in quel momento che le forze reazionarie si sono compattate seguendo l’inclinazione che la Confindustria ha voluto dare al paese .