Discarica di Bulera, consegnato ricorso al Presidente della Repubblica contro la delibera regionale

E’ stato consegnato il 3.7.18 a Pisa (secondo la procedura di legge) il ricorso straordinario al Capo dello Stato ex art.  8 DPR 24.11.1971 n. 1179 da Medicina Democratica e Comitato no discarica di Bulera, per l’annullamento  del provvedimento della Giunta Regionale Toscana Delibera N 128 del 12-02-2018 avente ad oggetto:

Riprofilatura e chiusura in sicurezza della discarica Bulera con ampliamento e integrazione nel quadro paesaggistico”

5luglio 2018 da da Medicina Democratica, Val di Cecina

Il ricorso è stato notificato alla Regione Toscana, nonché al  Comune di Pomarance (PI), e alla SpA Società Chimica Larderello (SCL). Il ricorso evidenzia  che tale delibera presenta vizi di legittimità, che ledono diritti soggettivi e interessi legittimi,  di una ampia fascia di popolazione , composta da agricoltori, gestori di agriturismi e semplici cittadini, che nel tempo hanno manifestato avversione al progetto in oggetto, anche costituendosi in “Comitato no discarica di Bulera”, manifestando tale avversione anche con una raccolta di 1275 firme su una petizione popolare, consegnata al Sindaco del Comune di Pomarance  con protocollo del Comune n. 3703 del 15.6.17, ed indirizzata anche alla Regione Toscana.

La discarica di Bulera, posta in Comune di Pomarance (PI) è una discarica privata di SCL, autorizzata negli anni, dal 1982, a ricevere rifiuti speciali anche pericolosi. Dagli stessi documenti istruttori si ricava che la discarica finora abbia accolto, anche da fuori regione,  circa 2,7 milioni di tonnellate di rifiuti speciali, prevalentemente pericolosi. La discarica, posta in area collinare, non pianeggiante, è circondata da un reticolo idraulico, costituito dal botro Bulera, che la circonda su due lati, che si getta nel torrente Possera, il principale affluente del fiume Cecina, posto a circa 200 metri dalla parte più bassa della discarica. Il torrente Possera, pochi chilometri più a valle si getta nel fiume Cecina, in località Puretta, dove il gestore del Servizio Idrico integrato  ASA SpA Livorno, gestisce l’omonimo campo pozzi, che alimenta i comuni di Pomarance e Volterra di acqua destinata al consumo umano.

L’atto contro cui si ricorre, autorizza la SCL a smaltire nella discarica ulteriori 1,1 milioni di tonnellate di rifiuti speciali, compreso amianto, nei prossimi 9 anni., nonostante:

  • le evidenze di inquinamento delle acque rilevato in passato;
  • le precedenti autorizzazioni annunciassero la chiusura in sicurezza della discarica già molti anni fa, nel 1999 e nel 2006;
  • il gestore SCL abbia dimostrato di aver accantonato solo tardivamente ed inadeguatamente il fondo previsto per la gestione post-mortem della discarica, di cui al Decreto legislativo 13 gennaio 2003, n. 36, a valere per 30 anni dalla chiusura effettiva della discarica;
  • il gestore sia apparso nel recente passato (ottobre 2016) nell’inchiesta “Panta rei”coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia dell’Aquila; nonché negli illeciti smaltimenti di rifiuti speciali – con l’espediente del girobolla – della società RA.RI di Livorno, di cui all’inchiesta coordinata da Ettore Squillace Greco,  procuratore capo di Livorno, con arresto di 5 persone nel dicembre 2017.
  • La dubbia legittimità del Decreto  del Sindaco di Pomarance Loris Martignoni  14 del  10.11.17 che per accelerare i tempi di autorizzazione, non porta la questione in Consiglio comunale, se non un mese dopo, a “cose fatte”, con deliberazione del Consiglio comunale n. 77 dell’11.12.17.
  • L’inadeguato impegno finanziario di SCL, assunto con la Regione Toscana, per la ricostruzione del setto interrato a protezione dei pozzi pubblici di Puretta , limitato a 400.000 euro, visto dagli atti che il vecchio setto, costruito negli anni ’70, risulta “lesionato”, e quindi non più in grado di proteggere il campo pozzi di Puretta, dall’inquinamento prodotto dalla stessa SCL precedentemente, con il presumibile scarico di fanghi all’arsenico e al boro lungo il torrente Possera.
  • Il Comune confinante più abitato, quello di Volterra, si sia espresso a più riprese contro il progetto, evidenziando problemi alle acque potabili, chiedendo alla Regione la prescrizione della ricostruzione a carico di SCL del setto interrato di Puretta a protezione dei relativi pozzi, e l’aumento del traffico di camion carichi di sostanze tossiche dalla frazione di Saline di Volterra. Per inciso si noti che il setto di Puretta, se presuntivamente proteggerebbe i pozzi  in tale localizzazione, non proteggerebbe  in nessun modo i pozzi pubblici e privati a valle di tale punto, che alimentano il grosso della popolazione della Val di Cecina fino a Cecina compresa (Comuni di Montecatini Val di Cecina, Guardistallo, Montescudaio, Riparbella, Bibbona, Cecina).

Alluvioni e terremoti

Per quanto riguarda la pericolosità idraulica, nei documenti ufficiali si ammette: “il Botro Bulera che delimita la discarica sul versante orientale e su parte di quello occidentale, è classificato ai sensi del Piano di Assetto Idrogeologico del Bacino Regionale Toscana Costa a pericolosità molto elevata, mentre ai sensi dell’art. 80 del P.I.T. ricade nella classe 4 corrispondente ad una pericolosità elevata.”

Nella Carta geologica d’Italia del Servizio geologico, al foglio 295-Pomarance risulta che la parte nord della discarica è interessata da una faglia tettonica diretta, che si prolunga nel corpo della discarica. Riguardo i sismi che si sono verificati nel raggio di circa 10 km dal centro della discarica, stanti i dati del Catalogo parametrico dei Terremoti italiani 2015 dell’INGV (Istituto Nazionale Geofisica e vulcanologia) si ha la seguente evidenza: almeno 6 sismi di grado tra 4 e 6 della scala Mercalli tra il 1925 e il 1993.

 Cecina bacino pilota

In data 26.5.2003 veniva stipulato  un Accordo di programma tra il Ministero dell’ambiente, la Regione Toscana, le province e i comuni   per la tutela quali-quantitativa della risorsa idrica del fiume, per i quali obiettivi venivano stanziati fondi pubblici per circa 35 milioni di euro. Pertanto la Delibera contro cui si ricorre viola lo stesso impegno  regionale nell’accordo di cui sopra, e l’impegno di altri soggetti pubblici, mettendo a rischio la risorsa idrica del fiume che si voleva bonificare e rinaturalizzare.

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