Ex Lucchini, SGB: “Piombino come Pisa (Saint Gobain), Pontedera (Piaggio) ecc… La soluzione, allora come oggi, nazionalizzazione della fabbrica”

Rebrab non ha mai rappresentato l’occasione per il rilancio della produzione industriale e a distanza di anni i fatti lo dimostrano. Ancora una volta il Governo Nazionale, il Pd e gli Enti Locali hanno operato la scelta più funzionale alle logiche del capitale, quella di svendere una fabbrica a chi ha preso impegni fin da subito disattesi.

9settembre da Antonio Piro e Federico Giusti, Sindacato Generale di Base, Piombino

I responsabili di questa decisione non possono farla franca, e per responsabili parliamo di sindacati, amministratori locali e nazionali, industriali che hanno sostenuto come unica strada percorribile quella di Rebrab quando era ben chiaro che sarebbe stato un fallimento. La soluzione, allora come oggi, era quella della nazionalizzazione della fabbrica con l’impegno diretto dello stato per costruire un nuovo polo siderurgico italiano e allo stesso tempo impegnare fondi pubblici per la bonifica e il risanamento di alcune aree industriali convertendole ad altro uso (chiedendo allo stesso tempo indietro i soldi a chi ha per decenni inquinato).

Dopo anni di parole e di promesse, anche la Regione Toscana  e il Governo dicono che: “Rebrab se ne deve andare” rappresentando solo un ostacolo alla ripresa delle attività industriali e ad uno sviluppo del territorio con bonifiche di aree contaminate. Quanto accade a Piombino si è già verificato altrove, a Pisa con la Saint Gobain (cancellato l’indotto e distrutti decine di posti di lavoro), a Pontedera con la Piaggio che da anni delocalizza e elemosinando commesse spinge al fallimento le stesse aziende dell’indotto.

  • E’ il fallimento del Pd, di Renzi e dello stesso Governatore Rossi, delle politiche di svendita delle aziende pubbliche a soggetti privati che non hanno certo l’obiettivo del rilancio della produzione e dello sviluppo.
  • E’ il fallimento del sindacato che si piega ai voleri del Governo e crede alla storiella di nuovi proprietari disposti al rilancio di quella produzione che hanno invece affossato la produzione di acciaio a Piombino. Non basta un semplice compratore senza un piano di rilancio che tenga insieme la tutela dei posti di lavoro con progetti innovativi e investimenti. Ma tutto cio’ non è mai accaduto e si sono illusi e derisi gli operai
  • Siamo di fronte alla sconfitta di una vecchia politica (la stessa che ha privatizzato le aziende pubbliche svendendole per pochi soldi ai capitalisti) che rinuncia anche a progettare forme di sviluppo alternative del territorio le quali per altro richiederebbero tempi lunghi e investimenti . Si preferisce invece regalare soldi a fondo perduto agli industriali anche quando è chiara la loro politica di delocalizzazione e distruttiva dei posti di lavoro. Lo stato va in soccorso dei padroni!

E’ accaduto con la Fiat e con la Piaggio, succede da tempo con Rebrab verso cui gli attestati di fiducia del Governatore Rossi sono stati fin troppo e non supportati da fatti reali (del resto cosa attenderci da chi oggi invoca la difesa della sanità ma, per anni ha tagliato presidi sanitari e ospedalieri in Toscana?). Il Pd ha un obiettivo, scongiurare la produzione di acciaio di alta qualità, la costruzione di filiere corte e di un modello produttivo a basso impatto ambientale. Il punto è che queste produzioni devono avvenire altrove, dove il lavoro e i territori sono sottoposti a maggior ricatto. La subalternità di Cgil Cisl Uil ai dettami della politica di Governo ha prodotto solo danni, per esempio la riduzione del 30% del salario dei lavoratori e ammortizzatori sociali finiti i quali ci sarà solo la disoccupazione l’impoverimento del territorio. Era possibile (ma ancora oggi siamo in tempo per farlo) invece costruire una opposizione radicale ad ogni ipotesi di ridimensionamento del polo siderurgico e chiamare in causa il Governo e la Regione che quel disegno avevano fatto proprio

Oggi ci ritroviamo davanti al fallimento del Governo e delle istituzioni locale  ma a farne le spese sono solo gli operai e le loro famiglie. Bisogna invece darsi degli obiettivi che non siano l’attesa messianica di un nuovo compratore, a cui regalare soldi pubblici senza ottenere in cambio un progetto industriale spendibile concretamente. La sola scelta praticabile è quella di nazionalizzare la produzione, investire al contempo per la bonifica del territorio, una politica che dia risposte nell’immediato e sappia anche operare scelte in tempi piu’ lunghi.

La parola d’ordine delle nazionalizzazione è ancora attuale se vogliamo mantenere in vita il polo siderurgico e non sottostare ai ricatti della Germania e delle delocalizzazioni verso altri paesi dove il costo del lavoro è ai minimi termini. Ma per raggiungere questi obiettivi bisogna restituire forza e dignità agli operai, mettere nelle loro mani le decisioni che contano, l’esatto contrario di quanto avvenuto in questi anni nei quali le decisioni sono state prese a palazzo o nelle buie stanze dei sindacati nazionali.

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