Fidel Castro per Hugo Blanco

E ‘morto, simbolo della rivoluzione cubana, guidata da lui, Ernesto Guevara, Camilo Cienfuegos ed altri combattenti  del movimento “Luglio 26”.

17dicembre 2016 di Hugo Blanco, da Lucha Indígena e pubblicato su utopiarossa. Traduzione a cura del Gruppo Insegnanti di Geografia Autorganizzati

Cuba, un’isola distante 90 miglia dal paese più potente del mondo capitalistico, è stata focolaio di corruzione, un bordello per gli Yankees e covo di mafia. Questa è la Cuba  di cui sentono la mancanza i “vermi” traditori fuggiti negli Stati Uniti.

Nell’epoca del dittatore Batista e da prima, i lavoratori erano oppressi, nei campi dai proprietari terrieri,  nelle città da parte dei capitalisti, come in tutta l’America Latina; l’abuso è stato coperto dai governi, dalla magistratura, dalla polizia, dall’esercito e dai mass media. La povertà e l’analfabetismo erano generali.

Come canta Carlos Puebla “Ed in quel arrivò Fidel”, “Arrivò il comandante e ordinò di fermarsi.” L’impero così promosse l’invasione del la Baia dei Porci ma fu schiacciata dal popolo cubano.

Ha espropriato le imprese straniere dello zucchero e del petrolio ai latifondisti e ai capitalisti cubani. Tra le altre cose, Cuba è un esempio di progresso della medicina e di altruista e generoso sostegno a coloro che nel mondo ne hanno bisogno. Un caso è l’attenzione al virus Ebola in Africa (un medico cubano che contrasse la malattia, dopo guarito, tornò in Africa per continuare la loro lotta).

La rivoluzione cubana ha ispirato rivoluzionari in tutto il mondo, soprattutto in America Latina. Non è colpa sua se combattenti ispirati da lei hanno meccanicamente copiato il “fuoco di guerriglia” che poi non è riuscito ad attecchire in diversi paesi. Le rivoluzioni non possono essere copiate. Sulla base di quell’ esperienza i rivoluzionari zapatisti del Messico affermano: ” per favore non ci copiate”, ognuno, nel  suo posto e nel suo tempo, vedrà come fare. Purtroppo è Impossibile realizzare il socialismo in un solo paese, Cuba si vide costretta a collegarsi al blocco sovietico, che tra le altre cose richiese l’uscita del Che Guevara, e sorsero e si svilupparono correnti burocratiche che deformarono la rivoluzione. La grande rivoluzione russa, alla cui testa era Lenin, dopo la deformazione burocratica guidata da Stalin, è ritornata al capitalismo.

Che Cuba non ritorni al capitalismo non dipende solo dai cubani, dipende da tutti noi. Per continuare il lavoro e le lotte di Fidel Castro, in tutte le parti del mondo, dobbiamo lottare per rovesciare il governo dei capitalisti e sostituirlo con il governo di tutta la società nel suo complesso. Il nome che attribuiamo a quella rivoluzione non interessa, possiamo chiamarlo socialista, comunista, anarchica, libertaria o quello che è.

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