
L’evento franoso che ha interessato la porzione di Monte Pisano sovrastante via Fattori a Ripafratta nel comune di San Giuliano Terme, induce ad effettuare una riflessione che si sviluppa su due piani distinti.
25dicembre 2014 di Andrea Vento, consigliere comunale de “L’altra San Giuliano”
Il primo, di carattere generale, ci riconduce alla politica di gestione del territorio attuata dalle ultime amministrazioni comunali che ha comportato un sensibile aumento del consumo di suolo a vantaggio soprattutto dell’edilizia residenziale.
La massiccia edificazione è, in larga misura, il risultato delle bramosie di profitto della lobby degli impresari edili locali che avevano individuato il target degli acquirenti in soggetti benestanti, soprattutto provenienti da Pisa, invece che rispondere ai bisogni abitativi dei residenti nel comune che invece necessitavano di alloggi popolari e residenziali di livello inferiore. Le numerose lottizzazioni effettuate in quasi tutte le frazioni del comune, hanno pertanto comportato un trasferimento di popolazione dai comuni limitrofi che ha generato, fra il 2002 e il 2014, un aumento demografico di circa 1.000 unità, nonostante la mortalità, nel periodo considerato, sia stata mediamente superiore del 2‰ rispetto alla natalità.
Il cospicuo consumo di suolo abbinato ad una scarsa opera di manutenzione del territorio, in periodo di cambiamento climatico caratterizzato da un aumento esponenziale degli eventi atmosferici estremi, espone i cittadini e le opere umane a una rischio latente che può concretizzarsi in qualsiasi momento.
L’altra riflessione, contingente al grave fenomeno di dissesto geologico verificatosi il 18 dicembre, solleva legittimi dubbi in merito al posizionamento nel 1996 del traliccio dell’alta tensione, da parte di Terna, su un’area a ridosso di un cava dismessa dagli anni ’30, mai bonificata e messa in sicurezza, la cui struttura calcarea a seguito dell’azione degli agenti atmosferici ha subito una modifica trasformandola in argilla. Quesiti vengono anche sollevati dal fatto che l’area in questione, a seguito del verificarsi di 3 frane, presentava da circa un anno mezzo segnali di forte instabilità tant’è che nel marzo 2014 era stato rilevato lo stato di pericolosità e avviato l’iter procedurale per la richiesta di lavori di messa in sicurezza che si era concluso solo 3 giorni prima della frana, lasciando esposti, per circa 8 mesi, i residenti e le abitazioni sottostanti a un elevato pericolo. L’esistenza di un stato di rischio concreto e imminente è stato recentemente comunicato dai tecnici ai residenti tant’è che loro stessi effettuavano monitoraggio quotidiano dell’area interessata sulla quale sorge pericolosamente il traliccio di Terna.
In sede di Commissione Verifica e Controllo, tenutasi il 19 dicembre, alla presenza della Giunta e dei tecnici del Comune, mi sono dichiarato favorevole alla proposta di istituzione di una apposita Commissione di inchiesta finalizzata a fare chiarezza sulla grave vicenda che fortunatamente ha comportato solo danni materiali alla famiglia Grassotti e sulla quale gravano inquietanti ombre in merito sia alle responsabilità rispetto alla non corretta localizzazione del traliccio, sia alla gestione dello stato di rischio e al non tempestivo avvio dei lavori di messa in sicurezza dell’area.