Il diritto alla città per il professor Settis

settisNei locali della Associazione Don Nesi/Corea in via La Pira il prof. Settis ha incontrato i cittadini sul tema “Cittadinanza e diritto alla città nella Costituzione”.

15febbraio 2015 di Paola Ceccotti

settis-Il prof.  Salvatore  Settis,  archeologo e storico dell’arte, una delle figure più alte della cultura italiana e non solo, ha esposto le sue riflessioni al folto pubblico convenuto, che ha partecipato intensamente al dibattito che è seguito.

Il prof. ha sottolineato come lo stesso spazio sede dell’evento, una ex scuola, sia la dimostrazione di come un bene pubblico possa essere riutilizzato utilmente con un uso comune, e nel caso in questione di come rappresenti l’occasione per elaborare, attraverso la partecipazione,  idee intorno alla cittadinanza, favorendo così la crescita della legalità. Ha quindi evidenziato che attraverso l’esercizio del diritto di cittadinanza, secondo le regole della Costituzione i cittadini fanno “politica”, una parola da intendersi nel senso più alto, nel suo significato etico, che niente ha a che vedere con quello distorto e ambiguo che ha purtroppo assunto nell’uso attuale, quando è diventata un mestiere, generando uno scollamento tra il cittadino e chi lo rappresenta.

Si tratta dunque oggi  di favorire una buona politica centrata sui cittadini che si prendono cura dei loro diritti e quindi della comunità nel suo insieme.

livorno pianta-buontalentiLa Città è nata proprio come luogo di dialogo, nonché come riflessione sui diritti delle generazioni future. Anche se oggi c’è chi limita l’impegno progettuale al presente, altri al contrario favoriscono una proiezione delle idee sul futuro anche per quanto riguarda l’ambiente che ci circonda. Ci sono stati casi di “cittadini genitori” che in nome dei loro figli hanno firmato una petizione a favore di figli e fratelli non ancora nati, che tuttavia hanno già da oggi, in previsione del domani, il diritto di vedere salvaguardato l’ambiente in cui vivranno. E per questo motivo è stata firmata una petizione affinché gli alberi del loro quartiere non venissero tagliati, nella prospettiva che questi costituiranno, oltre che un bene attuale, un bene comune indispensabile per le generazioni future.

costituzioneQuale città; abbiamo purtroppo assistito fino ad oggi a fenomeni di espansione della città che è diventata prioritariamente un luogo di consumo, con crescita ipertrofica di centri commerciali che si sono sostituiti alle piazze, come luoghi di incontro della comunità, assistendo a volte ad un tentativo maldestro e mercificante con la proposizione in veste consumistica di modelli della tradizione, come lo è stato di un centro commerciale che è stato costruito prendendo ad esempio centri storici.

Le città sono diventate “obese”, espandendosi oltre il necessario e perdendo di vista i  veri scopi, che dovrebbero avere di mira il benessere del cittadino: l’utilità e la previsione di servizi in risposta ai bisogni, la bellezza e la felicità, indispensabile alla armonia della democrazia, e la creatività, la progettazione che nella cura, nell’attenzione dell’oggi crea le premesse per realizzare il domani.

città bene comuneCitando Lefebvre il professore ha richiamato l’idea di città  come luogo di sicurezza ed insieme di avventura, come ambiente di accoglienza, come sperimentazione di tempi e spazi del vivere urbano alternativi a quelli attualmente esistenti nella nostra società. L’appello del prof. Settis è stato quello di rilanciare con urgenza  il diritto alla città. E per far questo c’è già un manifesto pubblico: la Costituzione. Si tratta di restituire al cittadino i diritti che sono sanciti dalla Carta, in primo luogo l’art. 1 secondo cui l’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro. Dando effettività ai principi costituzionali sarà  possibile sperimentare una nuova città, da intendersi metaforicamente  nella sua accezione universale di comunità umana. Solo così sarà possibile ripristinare la legalità. In questi ultimi anni si è creduto che bastasse creare istituzioni più vicine in ambito territoriale al cittadino per realizzare gli obiettivi costituzionali, purtroppo i risultati non sono stati quelli sperati.

Si deve allora ripartire proprio dal cittadino, conferendogli centralità, perché lo stato è/sono le persone; valorizzandone dunque le aspettative, ascoltandone i bisogni, rilanciandone le idee, che si esprimono anche nelle forme associative. Riproporre dunque con l’etica della cittadinanza il diritto alla individualizzazione insieme alla socializzazione, alla restituzione della identità del singolo e della sua comunità.

 

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