Industria 4.0 La quarta rivoluzione industriale, ne abbiamo parlato con Riccardo Fontanelli e Michele Caturegli

Con Riccardo Fontanelli e Michele Caturegli, due ingegneri/manager, il primo di aziende private ed il secondo di aziende pubbliche, abbiamo parlato di: occupazione, innovazione e industria 4.0. Come si crea nuova occupazione, quale ruolo per le aziende, le università, i centri di ricerca e per la parte pubblica delle istituzioni. In che cosa consiste la nuova proposta del governo chiamata : Industria 4.0 ovvero quarta rivoluzione industriale. Come si colloca l’Italia in Europa e quali caratteristiche possono giocare a nostro  favore.

1giugno 2017 di Ruggero Morelli

I locali del mercato coop La Rosa nei quali ci troviamo a parlare – deliziosa saletta soci –  erano un tempo parte di una grande fattoria, fuori della cinta urbana di Livorno, con vigneti e grandi campi di grano. Alcuni di noi hanno veduto sia l’aratro e l’erpice trainato da due buoi, che vendemmie con le botti dove i ragazzi pestavano l’uva appena raccolta. La situazione urbanistica dei terreni e le attività sono cambiate nel giro di 60 anni in modo totale, e questo vale per molti luoghi  e per la qualità della vita delle persone. Oggi il dibattito tra gli economisti ed i politici ruota attorno all’innovazione, alla creazione di nuove società, al ruolo delle università e dei centri di ricerca. Su questi temi Fontanelli e Caturegli hanno idee precise derivate dai loro studi alla scuola Sant’Anna e dalle esperienze maturate nel mondo del lavoro.

Già negli anni 1985-86 si discusse in Italia se l’informatica , che si stava affacciando, poteva cancellare posti di lavoro; ne derivò l’abbandono di primati che appartenevano ai nostri ricercatori ed alle aziende italiane come la Olivetti . Così il nostro paese perse il treno della terza rivoluzione industriale e si trovò a ricevere dall’estero prodotti che invasero i mercati,  limitandosi al commercio degli stessi. Oggi si torna a discutere se i robot possono   creare disoccupazione e  la risposta è che la ricerca e  l’innovazione sono indispensabili per creare nuova occupazione attirando capitali e favorendo nuove aziende. In questo si debbono porre le attenzioni alle sturt up ed alle Pmi che possono trovare sbocchi verso e con  le grandi aziende, se opportunamente supportate. A questo proposito si è descritta la recente Fondazione Ricerca&Imprenditorialità- www.fondazioneri.it –  che con l’apporto di Leonardo, Politecnico di Torino, Intesa San Paolo, IIT, Sant’Anna,Cariplo ed altre, sta lavorando con bandi di interesse per creare  collegamenti di diversa natura tra le pmi e le grandi aziende che operano nel settore portuale. Infatti le prime attività positive si sono svolte nella hub di Genova, e altre sono in corso in Campania.

Hanno anche rilevato che sia la Cina dal 2011 che la Germania dal 2013 hanno deliberato piani decennali di intervento per la connessione delle industrie e delle pmi; quindi l’Italia, seppure in ritardo, sollecitata dalle indicazioni di esperti come Riccardo Varaldo e Paolo Dario, ha deliberato il progetto Industria 4.0.

Dall’ottobre 2016 è partita l’operazione per la realizzazione dei competence center come nuovo luogo di incontro tra aziende, centri di ricerca e investitori. Ed è proprio su questo ultimo punto – gli investitori – che in Italia siamo in ritardo perché manca quasi del tutto la cultura dell’investimento su brevetti e sturt up per farle crescere nel futuro. In breve siamo carenti di uno sguardo al futuro e quindi su investimenti a lungo termine che solo grandi aziende oppure la parte pubblica può, anzi dovrebbe effettuare. C’è  come esempio qualificato  la scuola Sant’Anna che ha inserito nei propri programmi per il conseguimento del dottorato di ingegneria un esame di economia aziendale. Questo è stato inserito e mira a formare dei tecnici che non siano soltanto addetti al lavoro nelle aziende per la cura dei prodotti ma anche ad  acquisire uno spirito imprenditoriale che li porti a creare attività autonome, osando e rischiando in prima persona.

L’altro aspetto sul quale si sono soffermati è il rilievo che stanno ricevendo gli uffici condivisi detti anche culle delle nuove imprese .

Qualche giorno fa  il Corrire della sera ha descritto la attuale proliferazione in Toscana dei vari coworking, citando la significativa presenza della Daxolab di Livorno con Darya Majidi – che adesso offrono oltre l’ambiente, anche mentoring e coaching – , e di seguito Nana Bianca ed infine Impact Hub che nella sede di  Firenze è passato dai 200 mq a a 1200 mq per ospitare molti professionisti, ricercatori e piccoli imprenditori che collaborano e sono in rete senza confini in Italia ed all’estero. Ed anche per queste ‘culle’ ci sono novità nella erogazione dei servizi per avviare nuove imprese. 

Nelle conclusioni dell’incontro si è sottolineato che l’Italia vanta una tradizione nel manifatturiero che le può consentire di primeggiare nella produzione di  robot – ovvio ormai sia piccoli che grandi , che ‘collaborativi’ con l’uomo – , da usare nei vari settori industriali.  In particolare si conoscono i notevoli progressi nel settore della qualità della vita e della salute.

Infatti la ricerca si incentra su apparecchi che alleggeriscono il lavoro sia per la fatica che per il tempo che si riduce. Si deve guardare al futuro per conquistare migliori condizioni e minor tempo di lavoro; e questo potrà migliorare la nostra vita di relazioni e la cura delle nostre condizioni fisiche. Quando si parla di industria non dobbiamo pensare soltanto al mondo della produzione, ma anche a quello rilevante dei servizi, non meno suscettibile a innovazioni, e utilizzo di nuove tecnologiche, e con gli stessi temi per la riduzione dei costi e l’uso di strumenti che riducono il personale e migliorano l’efficienza, a vantaggio dei cittadini, ma anche del mondo produttivo.

Non è mancato in fine di ricordare che siamo molto vicini alla produzione di automobili che avranno moltissime funzioni affidate, per sicurezza, ad apparecchiature elettroniche interne e già si pensa all’auto che sarà guidata da ‘’altro’’.

Tra i presenti c’è stato chi ha ricordato l’appello di Papa Francesco  che un mese fa  parlando di lavoro di fronte alla sfida dell’innovazione ha chiesto:’’ una riflessione sulle implicazioni del cambiamento; quasi una sfida all’economia  del capitale e anche a quei mondi come la cooperazione, da cui ci si potrebbe attendere qualche suggerimento per nuovi modelli di solidarietà sociale per affrontare i problemi emergenti. Alcuni strumenti esistono: riqualificazione professionale, network territoriali tra istituzioni, imprese e università per accompagnare l’inserimento di innovazioni radicali.’’

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