La Fiom scomunica suoi rappresentanti sindacali attivi in Fiat

fiom27marzo 2016 da Cobas

Il Comitato Centrale della Fiom ha dichiarato “incompatibili” con lo Statuto della Cgil e, di conseguenza, scomunicato una ventina di suoi iscritti, la stragrandissima maggioranza dei quali rappresentanti sindacali e dirigenti, attivi in tre fabbriche Fca (come si chiama adesso la Fiat) importanti del Centro-Sud (Termoli, Melfi e Chieti).

fiat fca termoliLa decisione è stata presa perché questi lavoratori avevano costituito un Coordinamento di lotta nel gruppo Fiat del Centro-Sud insieme a rappresentanti sindacali militanti nei sindacati di base e avevano promosso lotte contro il parere del sindacato di Landini.
La scomunica comporta la decadenza dal ruolo di rappresentante e dirigente sindacale e la diffida a partecipare a conferenze-stampa, mobilitazioni, assemblee, presidi, manifestazioni e scioperi che non siano promossi dalla Cgil.
Si tratta di un arbitrio del sindacato-istituzione, del sindacato-padrone, sempre più avversario, se non nemico, dell’autonomia di pensiero, di progetto, d’iniziativa della base e delle sue espressioni combattive e d’avanguardia, interne ai luoghi di lavoro, che appartengano alla Cgil o al sindacalismo di base.

Soprattutto, quando queste componenti riescono finalmente a unirsi tra loro e ad aprire, in un momento tutt’altro che felice come questo, spiragli di lotta, come sta succedendo proprio nei tre stabilimenti Fiat del Centro-Sud, attraversati, soprattutto quello di Termoli, da scioperi massicci, proclamati dai rappresentanti sindacali interni che aderiscono al Coordinamento.
Scioperi, sconfessati dalla Fiom locale e da quella nazionale, la quale, dopo la sceneggiata da sindacato conflittuale messa in onda da Landini in televisione, ormai marcia a rimorchio del sindacalismo confederale più complice della Confindustria e del governo, il sindacalismo delle signore Camusso e Furlan, segretarie generali di Cgil e Cisl, e del signor Barbagallo, segretario saltimbanco della Uil.

landiniChe tristezza, però, la parabola di Landini: da antagonista televisivo di Marchionne, manager dei due mondi, a emulo dello stesso quanto a metodi totalitari nella gestione del “SUO” sindacato!
E pensare che tutto questo avviene mentre la Cgil sta battendo la grancassa sul suo progetto di legge d’iniziativa popolare per un nuovo Statuto dei lavoratori: chissà se nell’ultima versione vorrà inserirci anche il “diritto” dei lavoratori a essere scomunicati se non ubbidiscono allo Statuto Cgil!

landiniD’altronde, l’Accordo interconfederale del 28giugno 2011, il Protocollo interconfederale d’intesa del 31maggio 2013, il Testo Unico interconfederale sulla rappresentanza del 10gennaio 2014, oltre che concedere alle imprese accordi aziendali in deroga peggiorativa al contratto nazionale, stabilivano/stabiliscono che il diritto sindacale di esistere e di contrattare appartiene soltanto ai tre moschettieri del padrone e che il sindacalismo di base e i lavoratori combattivi, aldilà della loro appartenenza sindacale, hanno solo da adeguarsi o, in alternativa, da essere cacciati all’inferno.
Per non parlare del diritto di sciopero, un concetto ormai bandito dalla sfera dell’iniziativa confederale, a meno che non serva a farne, con periodicità ormai rituale, un uso ingannevole, come un fiore da mettersi all’occhiello da parte di dirigenti di un sindacalismo degenerato.
Già, il diritto di sciopero, da cui prende le distanze la stessa piattaforma cosiddetta rivendicativa della Fiom, relativa al rinnovo del CCNL dei metalmeccanici!

  • Tutto questo avviene in un’epoca di rinnovi dei contratti nazionali (Confcommercio, industria chimica, alimentaristi), in cui sono messi al primo posto i diritti delle imprese, cui viene concesso di tutto di più, per esempio l’irrisorietà di aumenti salariali scaglionati in 4-5 rate e la durata quadriennale dei contratti stessi, mentre Cgil-Cisl-Uil hanno presentato a gennaio a Confindustria la loro proposta di riforma della contrattazione, che è un inno osceno alla produttività, cioè allo sfruttamento del lavoro e dei lavoratori.
  • Tutto questo avviene dopo decenni di complicità confederale: dall’abolizione della scala mobile dei salari alle controriforme delle pensioni, allo svuotamento del contratto nazionale, alle leggi che hanno di fatto reso testimoniale il diritto di sciopero nei servizi pubblici, alla legislazione iniqua che ha pressoché cancellato lo Statuto dei lavoratori e reso una condanna a vita il lavoro precario in tutte le sue forme pseudo-contrattuali, al jobs act che ha dato alle imprese totale licenza di licenziare rispetto ai nuovi assunti.

lavoro operaiaGuai a ribellarsi, guai a opporsi, guai a lottare, guai a rendersi indipendenti da questa congrega sindacale: il sindacato ti gira le spalle, anzi ti scomunica, additandoti in questo modo al padrone come uno/una a cui si può fare di tutto, come uno/una da provocare, da sorvegliare, da perseguitare, da mettere in condizione di non nuocere, da cacciare fuori dal posto di lavoro!
Questo è il significato spietato della scomunica rovesciata dal Comitato Centrale della Fiom sui suoi rappresentanti sindacali e dirigenti delle tre fabbriche Fiat del Centro-Sud: un avvertimento a chi manifesta il pensiero di organizzarsi e di agire contro la dittatura del padrone, o già lo sta facendo; una sentenza di condanna senza diritto di appello per chi ha intenzione di farlo anche a costo di ribellarsi alla propria Centrale sindacale.

renzi_marchionne_ansaNella situazione specifica del gruppo Fiat, il modello Marchionne (ultimamente, sul “Corriere della sera” del 7marzo, elogiato da un Landini disinvoltamente dimentico delle atrocità inferte dal super-manager sulla pelle di decine di migliaia di operai) non deve essere contrastato dai lavoratori, e con esso non devono essere contrastati l’aumento dei ritmi di lavoro, la riduzione delle pause, l’organizzazione dei turni sempre più devastante per la salute e la vita di operaie e operai.

L’amara realtà per i lavoratori è che non devono essere contrastati gli utili della Fiat, cresciuti del 90% in un anno

INCONTRO GOVERNO SINDACATIDi fronte ai diktat di Camusso e Landini, a Pisa si è costituito il “Comitato per la reintegrazione di Sandro Giacomelli”, operaio rappresentante dei Cobas nell’appalto del magazzino Piaggio di Pontedera (PI), licenziato a dicembre per la sua attività sindacale. La nascita del Comitato è stata possibile grazie all’impegno di militanti e attivisti de “Il sindacato è un’altra cosa-Opposizione Cgil”, dei Cobas e di altre realtà sindacali organizzate.
Questa è la migliore risposta alla delegittimazione e al tentativo di umiliazione dei rappresentanti sindacali in Fiat da parte di Cgil e Fiom.

La risposta da costruire è l’unità dei lavoratori e delle lavoratrici, per denunciare il ruolo delle burocrazie, anzi dei gruppi di autentico potere assoluto che hanno nelle loro mani i sindacati confederali, i quali non esitano a trattare come nemici i lavoratori ribelli: per aprire una stagione di diffusa aggregazione e di lotta dal basso, perché in concreto si materializzi una prospettiva di organizzazione conflittuale di massa.

 

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