Iniziata nel 2013, da James De Monaco, ha luogo durante dodici ore di illegalità e anarchia
29agosto 2016 da Enrico Bulleri
Questo terzo film prende una piega più politica, cogliendo il momento perfetto per gli Stati Uniti, che si stanno dirigendo verso un’elezione presidenziale. Anche se, Hillary Clinton e Donald Trump non sono realmente satireggiati nel contesto distopico dell’ambientazione del film, e nonostante uno degli slogan che vi ricorrano sia lo stesso: “Mantenere grande l’America”(Make America Great).
Invece della satira, esso ci porta ci porta sullo schermo ogni possibile conflitto sociologico presente nel 2016, con i bianchi delle classi agiate e dominanti che come sempre, ci riservano il peggio. Vista la sconfitta dei malvagi “Nuovi Padri Fondatori” che si ha alla fine, sarà l’ultimo film della serie? Il successo di pubblico e il consenso generale dei recensori ha di fatto risposto a tal proposito, mentre anche questa mia recensione non può essere che d’incoraggiamento per tutti gli estimatori del filone distopico e fantapolitico del cinema di fantascienza, per vedere questo film.
Frank Grillo torna in questo secondo sequel come il protagonista Leo.
Un ex tenente di polizia, ma non più solamente un padre vendicativo. Adesso, sta invece lavorando come guardia del corpo per una senatrice dello Stato candidatasi alla Presidenza. La Senatrice Roan (Elizabeth Mitchell) può davvero guadagnarsi l’ufficio ovale, ma ci sono un paio di pericolosissimi ostacoli lungo la sua strada. I “Nuovi Padri Fondatori dell’America” vogliono vederla morta in quanto la Roan è divenuta una minaccia ferale per il loro potere politico. La Roan diventa quindi il bersaglio N°1 per essere assassinata. Nel frattempo, un certo numero di sotto-trame, si sviluppano. Un movimento nero sotterraneo si prefigge lo scopo primario di rovesciare il violento status-quo, equivalente dell’attuale movimento di neri “Black Lives Matter”, dovendo per forza di cose utilizzare anch’esso la violenza; il loro obiettivo è il folle candidato presidenziale e fondamentalista cristiano, espresso dai “Nuovi Padri Fondatori”. Altre sotto-trame ambientate nelle dodici ore di illegalità istituzionalizzata si intersecano, a catturare l’attenzione dello spettatore e a trasformare Washington in una zona di guerra. Tutto il fuoco prodotto dai proiettili sarà la copertura sonora del film.
Come detto, “Election Year” non colpisce direttamente Trump o la Clinton. Anche se, la contrapposizione che fa apparire sembra comunque quella tra un candidato espressione dei democratici, contro quello dei repubblicani, o quello che sono diventati, nel 2025 d’ambientazione del film. E, i repubblicani non hanno davvero nessun aspetto positivo possibile, nella rappresentazione di De Monaco, ma d’altronde neppure nella loro reale Storia recente.
La maggior parte di coloro appaiono nel film come anziani, ovviamente bianchi, così come i loro capelli al massimo brizzolati. Vogliono mantenere il potere, a tutti i costi. I democratici, sembrano nonostante tutto molto più onorevoli. La Senatrice Roan vuole mettere fuori legge la purga e liberare gli Stati Uniti dalla violenza costituzionale, dopo che da ragazza vide massacrare davanti a sé tutta la propria famiglia, durante una delle precedenti notti della purga. Si tratta di un obiettivo ambizioso, ma ovviamente il migliore possibile, rispetto alle trame assassine dei “Nuovi Padri Fondatori”. De Monaco mostra una tendenza, nella sua scrittura, favorevole ai democratici, pure in un contesto apertamente di distopia e metafora politica, ed è difficile da non notare. Anche se, il film dà una immagine pessima dei politici -anche attraverso delle battute ficcanti-, siano essi di qualsiasi colore ed età.
Questa serie di film continua ad usufruire dell’immutabile contrasto tra le nuove e vecchie generazioni. In “The Purge: Election Year”, i più giovani sono in conflitto con i più vecchi. Due sadiche e super drogate studentesse nere di una scuola cattolica attaccano il proprietario di un minimarket, sempre nero ma maturo, impersonato da Mykelti Williamson. Stranamente, il conflitto ha fondamentalmente inizio per il furto di alcune barrette di cioccolato. La vita viene oramai aggredita per così poco. Eppure, il vero eroe anti-eroe bianco del film, impersonato sempre con carisma da Frank Grillo, non è più giovane, ed è sempre lui il leader del gruppetto che deve difendersi per le strade di Washington, D.C., dai neri che sono scesi nelle strade contro i bianchi. I neri, come membri delle bande o del citato movimento politico, devono affrontare un gruppo di killer paramilitari, membri di una milizia sudista di skinhead e neo-nazisti suprematisti bianchi. Ovviamente solo uno ne deve uscire come l’ovvio vincitore.
Non un solo membro del movimento suprematista bianco arriva vivo ai titoli di coda. I bianchi sono cattivi – cosa ci può essere di più chiaro di quel che ci viene mostrato?
Inoltre, i ricchi sono tutti ideologicamente contro i poveri. Il motivo per l’avvio della Purga è quello di liberare il paese dai beneficiari dell’assistenza sociale e dai presunti o meno “indesiderabili”. E’ proprio strano non vedere più le minoranze come le élite etiche di alcunché, nei film. Sempre più milionari continuano a venire da etnie diverse, in particolare i cinesi. Per inciso, il vostro recensore si è chiesto perché nell’epurazione non siano comprese le femministe- forse perché saranno dall’altra parte, con i “Nuovi Padri Fondatori”-, e pochi musulmani. Come sarebbe stato altrimenti? Eppure, De Monaco porta ugualmente molta intensità nei conflitti , con diversi gruppi a perseguire il dominio politico della loro parte.
Sarà questa la fine per la serie di film basati sulla “Notte della Purga”?
Alcune scene finali del film lasciano intendere la possibilità di un altro sequel, aprendo altre strade che i film futuri potrebbero perseguire. Da considerare che il film precedente, “The Purge- Anarchy” (2014), registrò un incasso al botteghino di almeno dieci volte il suo costo, ovvero di nove milioni di dollari. Sarà interessante vedere come questo terzo film alla fine concluderà al box office. Tuttavia, il materiale è rilevante. Il mondo attuale è pieno di antagonismi così come le culture e le civiltà sono in scontro le une contro le altre, Fukuyama lo aveva precognizzato venti anni fa e ci aveva pure scritto un bel libro. Le relazioni di genere continuano a deteriorarsi. E, le preferenze o discriminazioni etniche, insieme ai pregiudizi, sono sempre più cablate nel nostro cervello. I film di De Monaco capitalizzano su tutta questa ostilità, e Freudianamente si potrebbe anche dire che ciò aiuta a liberare le tensioni, tramite la catarsi.
Qualunque sia la risposta alla domanda iniziale, “La Notte del Giudizio: Election Year” diventa veramente un’iniezione di adrenalina durante gli scontri tra i gruppi avversari. Raramente vi è nel film un momento di noia. Il ritmo è costante e la storia è scritta con una buona complessità, insieme alle sue numerose sotto-trame, mantenendo una cornice visiva molto “carpenteriana” così come i taglienti dialoghi. I personaggi sono sviluppati con misura, i personaggi minori relegati solamente ad un paio, gli archi narrativi sulla personalità dei personaggi, sviluppati con agile semplicità.
Questa volta, il secondo sequel assume un tono ancor più politico e radicale, rispetto ai due precedenti. Non c’è paura di costruire una satira distopica del materiale già visto attraverso una lente drammatica, o grave. Eppure, ci sono momenti per sogghignare e divertirsi, per come alcune delle vere classi sociali di oggi sono ritratte. Deve essere un momento difficile per un cristiano devoto, al giorno d’oggi. A questo punto della serie, “The Purge- Anarchy” (2013) e in particolare “The Purge- Election Year” hanno posto l’orecchio all’ascolto del cardiaco culturale e sociale del Nord America, nel periodo storico in cui questo battito è come poche altre volte tra la defibrillazione e lo svanire via…,