La violenza di guerra sulle donne, stavolta ad opera dell’Armata Rossa, nel film “Agnus dei” (Les innocentes) di Anne Fontaine

Alla conclusione della seconda guerra mondiale si stima che  i soldati dell’Armata Rossa abbiano violentato circa 2 milioni di donne e ragazze, tedesche e non, 2milioni di vittime di stupro secondo le ricerche di Barbata Johr in “Befreier und Befreite”

2dicembre 2016 di Donatella Nestifilm-les-innocentes

 

Molte di queste vittime furono violentate ripetutamente, Antony Beevor stimò che più della metà delle donne furono vittime di stupri di gruppo. Non si sottrassero al medesimo tragico destino le donne e le religiose polacche che avrebbero dovuto essere rispettate dai cosiddetti ‘liberatori’. Le fonti polacche affermano che vi furono casi di brutali stupri di massa nelle città polacche perpetrati dall’Armata Rossa. Viene riportato che nella  Cracovia occupata dai sovietici vi furono stupri di massa contro donne e ragazze polacche, così come saccheggio di tutti i beni privati da parte  dei soldati sovietici e la popolazione disperata attese nelle chiese la ritirata sovietica. 

E’ in questo orrendo clima che la regista Anne Fontaine ambienta il suo ultimo film “Agnus dei”, un tema da lei fortemente sentito dal momento che ha  due zie suore  ed ha adottato un bambino vietnamita frutto di uno stupro.

agnus-dei“Agnus Dei” ruota intorno alle cicatrici lasciate dalla Seconda guerra mondiale, ispirato alla vera storia di Madeleine Pauliac, giovane medico volontaria della Croce Rossa francese, che nella Polonia del 1945 aveva come missione cura e rimpatrio dei soldati e degli ex prigionieri di guerra transalpini. Nel film  nel dicembre del 1945 una suora polacca chiede aiuto al medico francese Mathilde (Lou de Laâge), che interviene contravvenendo al regolamento. Inoltrandosi nel convento capisce il perché della richiesta pressante: una religiosa sta per partorire. Non è l’unica perché diverse tra loro, questa l’angosciante scoperta, sono state violentate dai militari dell’Armata rossa sovietica. La madre badessa (Agata Kulesza, già in Ida) vuole mantenere il più stretto riserbo sulla vicenda, ma con l’aiuto di suor Maria (Agata Buzek) il medico conquista la fiducia delle sorelle. Ciò che Mathilde non sa, e con lei gli spettatori, è a chi la madre badessa affidi i neonati dopo il parto.

agnus-dei-2Quando aveva 27 anni, Madeleine Pauliac, medico dello staff di un ospedale di Parigi, si unì al movimento della resistenza, fornendo materiale e supporto ai paracadutisti alleati. In seguito, partecipò alla liberazione di Parigi e alle campagne militari di Vosges ed Alsace. All’inizio del 1945, in qualità di ufficiale medico delle Forze Interne Francesi, partì per Mosca sotto la guida del Generale Catroux, l’Ambasciatore francese a Mosca, per dirigere la missione di rimpatrio  francese. La situazione in Polonia era drammatica. Varsavia, una città distrutta dopo due mesi d’insurrezioni contro la Germania occupante (tra agosto e ottobre del 1944) era letteralmente rasa al suolo. 20.000  combattenti e 180.000 civili erano morti. Nel corso di questo periodo, l’esercito Russo, presente in  Polonia sin dal gennaio del 1944 sotto gli ordini di Stalin, rimase armato e in attesa sull’altra riva del  fiume Vistula.  Dopo un ulteriore attacco dell’esercito Tedesco e in seguito alla scoperta di tutti gli atti di violenza commessi dai tedeschi, l’Armata Rossa e la sua amministrazione provvisoria  assunsero il controllo dei territori liberati.  E’ in questo contesto che Madeleine Pauliac fu nominata nell’aprile del 1945 Primario dell’Ospedale francese di Varsavia, che era ridotto in rovine. Madeleine era a capo delle attività di rimpatrio all’interno della Croce Rossa Francese. Condusse la sua missione in tutta la Polonia e in parte  dell’Unione Sovietica. Portò a termine oltre 200 missioni con l ’Unità dello Squadrone Blu delle autiste di ambulanza della Croce Rossa, che avevano lo scopo di cercare, curare e rimpatriare i soldati  francesi rimasti in Polonia. E’ in queste circostanze che scoprì l’orrore nei reparti di maternità, dove i russi avevano violentato le donne che avevano appena partorito e quelle che erano in travaglio; gli  stupri erano all’ordine del giorno, e ci furono addirittura stupri collettivi nei conventi. Lei si occupò  di fornire aiuto medico a queste donne. Le aiutò a guarire le loro coscienze e a salvare il loro convento. Madeleine Pauliac morì accidentalmente mentre era in missione vicino a Varsavia nel febbraio del  1946. “Agnus Dei” racconta un episodio della sua vita: una donna che lotta per salvare altre donne.

“Secondo le note scritte da Madeleine Pauliac, il medico della Croce Rossa che ha ispirato il film, 25 di loro furono violentate nel loro convento – alcune fino a 40 volte di seguito – 20 furono uccise e 5 rimasero incinte ”dice la regista Anne Fontaine “Questo evento storico getta una luce oscura sui soldati sovietici, ma è la realtà; una verità che le autorità si rifiutano di divulgare, nonostante numerosi storici ne siano a conoscenza. I soldati non ritenevano di commettere un atto ignobile, erano autorizzati dai loro superiori, come premio per i loro sforzi. Atti brutali come questo, sfortunatamente, sono ancora largamente praticati ai giorni nostri. Le donne continuano a essere oggetto di simili fatti disumani nei paesi in guerra di tutto il mondo. La vita nella comunità mi ha molto colpito – questo modo di stare assieme, pregando e cantando sette volte al giorno: è come stare in un mondo dove il tempo è sospeso. Si ha la sensazione di fluttuare in una sorta di euforia, nonostante si sia vincolati da una fortissima disciplina. Ho visto come si creano le relazioni umane: la tensione e la psicologia altalenante di ogni suora. Non è un mondo congelato e unidimensionale. Quello che più mi ha colpito, e che ho cercato di trasmettere nel film, è quanto fragile sia la fede. Spesso pensiamo che la fede fortifichi coloro che ne sono pervasi. Ma non è così: come confida Maria a Mathilde nel film, anzi è esattamente l’opposto: ventiquattro ore di dubbio per un minuto di speranza.”

Il film ha delle ottime interpreti ed una suggestiva ambientazione con paesaggi innevati,  spogli interni del monastero e solleva molte questioni etiche e religiose.

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