Lavoratori dello spettacolo, la precarietà esistenziale nell’inchiesta Cobas di Pisa

22aprile 2015 da Cobas Pisa

La premessa:

Cobas22-150x150Non è scontata la nascita di un coordinamento dei lavoratori e delle lavoratrici dello spettacolo, anzi il terreno è impervio e al di là di una serata all’insegna della solidarietà non si riesce a costruire un percorso stabile , duraturo e partecipato. La stragrande maggioranza degli operatori non è sindacalizzato\politicizzato anzi, vede nel sindacato lo strumento per tutelare pochi con regolare contratto a discapito delle innumerevoli figure instabili che, proprio per la loro condizione sono ricattabili dalle direzioni artistiche e amministrative, dagli assessorati e da quanti hanno il potere di decidere la morte o la sopravvivenza di una compagnia artistica, elargendo o negando finanziamenti, negando o mettendo a disposizioni locali e strutture.

Obbiettivo inchiesta:

enpalsAlla luce di queste difficoltà, proviamo a costruire un ragionamento volutamente schematico come base per una discussione e un agire comune ma, anche per fotografare un mondo che coinvolge nella provincia di Pisa non meno di 400 persone, con un’età anagrafica dai 20 ai 60anni, per lo più precari\e. Fino al 2012 i lavoratori dello sport e dello spettacolo godevano di un proprio Ente previdenziale, l’Enpals, un ente in attivo sciolto con gli utili destinati a far cassa nella previdenza generale, con la fine dell’Enpals vengono meno anche le condizioni di miglior favore, che tuttavia escludevano le molte figure precarie operanti nel settore. Alcune regioni hanno costruito osservatori ad hoc per la tutela dello spettacolo, tuttavia la stragrande maggioranza di questi ha continuato alla insegna della cronica disattenzione, nella sostanza questi osservatori hanno inciso poco o nulla nella politica culturale degli Enti Locali, improntata solo a logiche di tagli e di pareggio dei bilanci.

teatro cascinaNei teatri convivono figure professionali con contratti a tempo indeterminato e altre pagate a giornata, intermittenti e all’insegna della precarietà, figure spesso non comunicanti e abilmente messe in contrapposizione giocando sulla contrapposizione precari\personale di ruolo, per garantire rapporti di lavoro all’insegna della ricattabilità, dei bassi salari, costruendo profili e figure facilmente intercambiabili, lasciando in questo modo un potere insindacabile in ristrette elites (legati mani e piedi alle Autonomie Locali) la gestione e la direzione delle attività.

Teatro Verdi di PisaLa riduzione dei fondi da parte di Regioni e Comuni, la scomparsa delle Province e la Legge Franceschini ridisegnano gli assetti dei teatri e le stesse politiche di sovvenzionamento, da qui ai prossimi due anni saranno numerose le compagnie o i teatri destinati a chiudere i battenti, con una perdita culturale rilevante. Interrogare questi rapporti di lavoro e i cambiamenti legislativi è imprescindibile, proprio al fine di riuscire a dotare la azione sindacale/culturale di strumenti rinnovati e di avviare pratiche che non siano ancorate ai vecchi stereotipi.

teatro cascina la cittadella1Occorre rimettere in discussione le politiche di precarizzazione della vita e del lavoro, costruite ad arte con lo strumento dello scontro inter generazionale, tra vecchi assunti pseudo-garantiti e i nuovi precari, scontro che non è generazionale, ma semplicemente la logica conseguente ad aver introdotto, nel mercato del lavoro, politiche e livelli contrattuali differenti, tra chi è stato assunto 20 anni fa con il contratto di riferimento che non consentiva il part time a tempo determinato o il lavoro intermittente.

Il teatro è, innanzitutto legato al territorio come luogo della produzione ma, per territorio non possiamo riferirci ad ambiti circoscritti pensando a spettacoli itineranti che attraversano regioni, comunità, scuole ecc… Da qui la necessità di una indagine conoscitiva del lavoro nello spettacolo, cogliere le molteplicità di figure e di istanze, di contratti , di professionalità che si muovono nel variegato e complesso mondo dello spettacolo. Una indagine conoscitiva che ha come obiettivo quello di fornire la fotografia di un mondo a basse tutele:

  • il 70% degli operatori se si ammalano non hanno alcuna tutela
  • il 50% e passa degli operatori ha un reddito annuo che non va oltre i 10 mila euro con: contratti a progetto, soci di cooperative spesso fittizie, lavoratori autonomi con risicati introiti da non potersi permettere, spesso, neanche il pagamento dei contributi previdenziali, sono fenomeni sempre più diffusi.
  • Ampio ricorso del lavoro gratuito sotto forma di stages, tirocini
  • Le figure stabili resistenti possiamo ritrovarli solo tra gli amministrativi, alcuni tecnici assunti oltre 10 anni fa, profili professionali che tuttavia hanno dovuto rinunciare a numerose voci contrattuali accessorie, costrette a riduzioni stipendiali in solidarietà con altri colleghi
  • Gli ammortizzatori sociali sono quasi inesistenti, collaboratori occasionali, partite iva la fanno da padrone
  • I tempi di vita e di lavoro si intrecciano e si confondono, la mobilità è fortemente richiesta se non una condizione obbligata, per lavorare con costi a carico del lavoratore crescenti e non retribuiti

Precarietà del lavoro significa anche precarietà della vita, impossibilità di progettare un futuro, elevato il numero di chi vive in famiglia o divide un appartamento con persone  nelle stesse condizioni, senza contare che all’elevato livello di istruzione (oltre la metà sono laureati) corrisponde un alto livello di precarietà del rapporto di lavoro e un potere di acquisto da fame.

L'Amante di Harold Pinter Piccolo Teatro Città di Livorno1La retribuzione negli ultimi anni è diminuita progressivamente e, in particolare, per le figure precarie, basti considerare che da 10 anni non si rinnovano i contratti per il personale di ruolo o con contratto a tempo determinato. Disagio, assenza di prospettiva, indebitamento e precarietà sono ormai dominanti tra gli operatori dei teatri, come sta a dimostrare la elevata mortalità lavorativa nei teatri e i numerosi casi di chi dopo anni di attività ha ripiegato su altri lavori (anch’essi precari).

teatro1Prendere atto di questa situazione e costruire una rete, un coordinamento, un agire comune è diventata una risposta necessaria per riconquistare tutele fondamentali e difenderci da una precarietà lavorativa ed esistenziale devastante. Ma occorre interrogare anche  la Regione e gli Enti Locali sul fatto che questo mondo culturale ha bisogno di un oculato sostegno che stride fortemente con i contributi dimezzati alle Associazioni e alle attività culturali, in gran parte dei Comuni della provincia di Pisa e non solo.

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