Lettera, che rappresenta lo smarrimento di chi, emigrato, vive incertezza e paura per la realtà che stiamo vivendo

5ottobbre da Leo Piacentini, Livorno (lettera di Carla Ermoli)

Lo scorso 27 settembre, un gruppo di persone provenienti da diverse esperienze, accomunate dalla grande preoccupazione per le pratiche violente, autoritarie, inumane che il governo, in testa il ministro degli interni, pone in atto su molti fronti, ma, soprattutto, in tema di diritti umani, si è incontrato, per avviare una discussione su temi come il diritto alla vita, al movimento ed alla libertà delle persone che emigrano e la distorsione che ha assunto il termine “sicurezza”, che data purtroppo da molti anni, permea di sé stereotipi e menzogne e che ha accomunato, negli ultimi anni, sotto diverse angolature e con “stili” magari diversi, i governi di centrodestra e di centrosinistra. È forte il bisogno di progettare insieme iniziative e azioni. 

Facciamo nostra e proponiamo, intanto, questa lettera, che ben rappresenta lo smarrimento di chi, qui emigrato, vive oggi sulla propria pelle incertezza e paura, e la profonda nostra preoccupazione per la realtà che stiamo vivendo. Chi fosse interessata/o a condividere questo percorso può scrivere a webevelinademagistris@gmail.com:

Sono un’insegnante in pensione che da più di venti anni, assieme ad altri volontari, insegna italiano alle donne migranti presso il Centro donna della nostra città. Il corso da noi gestito ci ha permesso di conoscere realtà diverse dalla nostra, di ascoltare, di comunicare e di creare occasioni di scambio e d incontro. Proprio in questi giorni ho incontrato una delle nostre ex “allieve” che conosco da tempo; assieme alla sua famiglia è ben inserita nella realtà livornese e nella nostra società.Nel passato l’ho sentita sempre fiduciosa e serena, contenta di vivere a Livorno dove ha trovato accoglienza e opportunità di lavoro.

  • Ma nell’ultimo incontro mi comunica un sentimento che mi lascia interdetta. “Ho paura, ho paura di uscire di casa, non mi sento più sicura. Avverto gesti e ascolto parole di rifiuto.” Cerco come posso di rassicurarla, di dirle che a Livorno e in Italia c’è ancora tanta gente che si comporta in modo diverso, capace ancora di solidarietà e vicinanza.
  • Ma appena a casa mia, sento ché non riesco e non posso sottovalutare la sua paura, che devo comunicare ad altri il suo disagio. Le sue parole non mi lasciano indifferente, mi sollecitano con domande impegnative. Che cosa sta succedendo attorno a noi? Che cosa è cambiato in quest’ultimo periodo e perché tanti avvertono una trasformazione negativa in modo così coinvolgente?

Non sono in grado e non ho la presunzione di rispondere a questi interrogativi in modo completo ed esauriente ma cerco ugualmente di riflettere sulla situazione attuale, come posso. Di fronte a un clima che tende a farsi sempre più pesante, dove ognuno si difende dall’altro spesso disumanizzandolo, pensiamo di non poter cambiare lo stato delle cose, costretti solo a subire la situazione. So bene che un cambiamento reale richiede tempi lunghi, una profonda e diffusa crescita culturale, ma non rinuncio a pensare che già da ora possa iniziare un cammino, personale e collettivo, a cominciare dal proprio ambito di lavoro, dai propri impegni sociali, dalle relazioni in famiglia e con gli amici. Bisognerebbe essere capaci di usare un linguaggio diverso, più rispettoso e attento, cercando di superare pregiudizi e luoghi comuni nei riguardi di chi è diverso da noi per genere, religione, inclinazioni sessuali, costumi, colore della pelle, appartenenze. Solo l’incontro, il dialogo, l’ascolto dell’altro ci possono aiutare a superare i nostri schemi mentali semplici e rassicuranti.

E’ un confronto che non offre sicurezze e certezze ma ci può liberare da falsi sensi “prima noi e poi gli altri” nei riguardi di chiunque. L’apertura e il senso critico come bussola per il nostro cammino.

Carla Ermoli

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