Museo storico della Resistenza Roma, festeggiati i 100 anni del partigiano Mario Fiorentini

Un’occasione per rivivere i drammatici 9 mesi dell’occupazione nazista di Roma attraverso le voci e le storie dei protagonisti. Un significativo monito contro il riaffiorare del fascismo.

5 novembre 2018 da Andrea Vento  (Gruppo Insegnanti di Geografia Autorganizzati)

Nella mattina di domenica 4 novembre al Museo Storico della Resistenza di Roma sono stati festeggiati i 100 anni del partigiano Mario Fiorentini. La sede di via Tasso, piena all’inverosimile con persone che affollavano anche le scale, ha ospitato la cerimonia dalle significative implicazioni storiche e personali.

Oltre a Mario Fiorentini erano presenti anche altri partigiani e civili protagonisti della Resistenza all’occupazione nazista che ha insanguinato la capitale nel periodo compreso fra il 9 settembre 1943 e il 4 giugno del 1944, giorno della liberazione di Roma.  Il racconto di Mario delle vicende legate a quei durissimi 9 mesi e alle azioni partigiane culminate nell’attacco al plotone nazista che marciava per via Rasella hanno profondamente toccato i sentimenti dei presenti.

Al termine dell’incontro, peraltro preceduto dalle interviste della testata regionale della Rai del Lazio, si è svolta una visita ai piani superiori dell’edificio nei quali si sviluppa l’intero museo.
In un clima di eccezionale commozione sono state visitate le celle al cui interno venivano reclusi partigiani e cittadini accusati di sostenere la Resistenza raggiungendo l’apice del coinvolgimento emotivo quando Jole Mancini, moglie del gappista Ernesto Borghesi, è ritornata nella cella in cui è  stata detenuta e a lungo sottoposta a brutali interrogatori sino al 4 giugno 1944. I presenti hanno avuto la fortuna di ascoltare direttamente dalle sue parole il racconto della sua drammatica esperienza dall’arresto alla detenzione, passando per i lunghi interrogatori, sino al giorno della liberazione, creando un clima di forte commozione che ha profondamente toccato tutti i convenuti. 

Di grande rilievo storico e umano è stato anche il racconto dell’ex partigiano Nando in merito alla sua dolorosa storia personale che lo vide costretto ad entrare in clandestinità a soli 14 anni dopo essere tornato a casa da scuola e aver trovato la famiglia sterminata dai tedeschi.

Racconti nei quali le storie personali, tragiche e strazianti, si inseriscono nel quadro della guerra di Liberazione dal nazifascismo, delirante ideologia che ha inferto profonde ferite alla popolazione e ai protagonisti della Resistenza, trasformatisi in drammi e lacerazioni interiori talmente profondi da non consentire alle vittime di poterli raccontare nei 20 anni successivi perché troppo dolorosi.

Un’esperienza personale unica, per chi ha avuto la fortuna di assistervi, questa della rievocazione avvenuta a via Tasso, che lancia un monito all’intera società italiana ad impegnarsi attivamente contro il processo di revisionismo storico e di ritorno dei fascismi, sotto mentite spoglie formali ma non nella sostanza, in atto nel nostro paese.

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