Ci aveva stupito con il suo primo lungometraggio “Corpo celeste” nastro d’argento,il secondo “Le meraviglie”Gran Premio a Cannes ed ora nelle sale “Lazzaro Felice” premiato a Cannes per la migliore sceneggiatura.
5giugno 2018 da Donatella Nesti
La vita rurale di ieri ed il degrado urbano di oggi, lo sfruttamento del lavoro umano del mondo contadino e l’emarginazione del presente, I ritmi della natura, la favola di Francesco ed il lupo, il cinema di Olmi, dei Taviani, di Pasolini, lo sguardo limpido ed innocente di un moderno Candide è questo e molto altro l’ultimo film di Alice Rohrwacher una regista assolutamente originale coraggiosamente fuori dalla trita commedia a cui ci ha abituato il cinema italiano contemporaneo.
Chi è Lazzaro il protagonista del film “Lazzaro Felice”?, un contadino che non ha ancora vent’anni ed è talmente buono da sembrare stupido e c’è Tancredi, giovane come lui, ma viziato dalla sua immaginazione, è la storia di una strana amicizia. Un’amicizia che nasce vera, nel bel mezzo di trame segrete e bugie. Un’amicizia che, luminosa e giovane, è la prima, per Lazzaro. E attraverserà intatta il tempo che passa e le conseguenze dirompenti della fine di un Grande Inganno, portando Lazzaro nella città, enorme e vuota, alla ricerca di Tancredi. Dichiara Alice Rohrwacher “Lazzaro Felice è la storia di una piccola santità senza miracoli, senza superpoteri o effetti speciali: la santità dello stare al mondo, e di non pensare male di nessuno, ma semplicemente di credere negli altri esseri umani. Racconta la possibilità della bontà, che gli uomini da sempre ignorano, ma che si ripresenta, e li interroga con un sorriso.”
Il film premiato a Cannes per la migliore sceneggiatura racconta un tempo che sembra lontano, ma non lo è, quando la campagna era ancora divisa tra padroni e mezzadri, “ma era più chiaro chi era il nemico e il malessere non dipendeva dalla terra ma dalle ingiustizie delle dinamiche sociali”.
Per incarnare i 54 contadini dell’Inviolata – così si chiama quel microcosmo raccontato nel film, isolato dal resto del mondo e per colpa di una marchesa prepotente tenuto nell’ignoranza e nella sopraffazione – sono stati chiamati 54 agricoltori. “In un primo momento abbiamo fatto dei normali provini – racconta la regista che ha avuto l’aiuto della casting director Chiara Polizzi – poi abbiamo capito che non funzionava e siamo andati a cercarli nei consorzi agricoli. Il casting lo ha fatto la terra: abbiamo girato in estate, la stagione di maggiore lavoro in campagna e quindi soltanto chi poteva permettersi di sganciarsi dal lavoro nei campi poteva partecipare al film, ci sono tanti che hanno dovuto rinunciare. E molti familiari che hanno dovuto lavorare doppio per permettere a qualcuno di loro di esserci”.L’Inviolata è stata ricostruita vicino a Vetriolo nel Lazio ai confini con l’Umbria. In quel luogo si è ricreato il senso di comunità proprio del mondo contadino di una volta grazie al cinema, una realtà dimenticata che non vedevamo dai tempi di Novecento di Bertolucci. Bravi tutti gli interpreti:Lazzaro Adriano Tardiolo, Antonia adulta Alba Rohrwacher,Tancredi giovane Luca Chikovani e con la partecipazione di Nicoletta Braschi nel ruolo della Marchesa Alfonsina De Luna. C’è anche un lupo solitario ed affamato ma non aggredisce quando sente l’odore di un uomo buono.