Un lavoratore iscritto al sindacato di base USB, durante un picchetto alla GLS di Piacenza è stato Investito da un tir, fermato l’autista
Piacenza 14settembre ore 23.45 si muore per lottare si muore per i diritti. da USB
“Ammazzateci tutti” è il grido dei lavoratori della logistica di Piacenza. Un nostro compagno, un nostro fratello è stato assassinato durante il presidio e lo sciopero dei lavoratori della SEAM, ditta in appalto della GLS questa notte davanti ai magazzini dell’azienda.
Il gravissimo fatto è l’epilogo di una serata di gravi tensioni, la USB aveva indetto una assemblea dei lavoratori per discutere del mancato rispetto degli accordi sottoscritti sulle assunzioni dei precari a tempo determinato.
Di fronte al comportamento dell’azienda i lavoratori, che erano rimasti in presidio davanti ai cancelli, hanno iniziato lo sciopero immediato. Proprio durante l’azione di sciopero, un lavoratore, padre di 5 figli e impiegato nell’azienda dal 2003, è stato assassinato, sotto lo sguardo degli agenti di polizia da un camion in corsa che ha forzato il blocco.
Questo assassinio è la tragica conferma della insostenibile condizione che i lavoratori della logistica stanno vivendo da troppo tempo. L’USB si impegna alla massima denuncia dell’accaduto: violenza, ricatti, minacce, assenza di diritti e di stabilità sono la norma inaccettabile in questo settore.
Oggi 15 settembre alle ore 11.00 la conferenza stampa davanti al magazzino di Piacenza e prosegue comunque il presidio dei lavoratori che si è formato dopo la tragedia e si sta arricchendo sempre più con l’arrivo di altri lavoratori degli stabilimenti vicini.
Nessuno si assolva
15settembre 2016 di Pierpaolo Leonardi
Non è la prima volta che un camion forza i picchetti dei facchini della logistica. Qualche mese fa a Milano, sempre alla GLS un episodio analogo a quello di ieri sera a Piacenza non si è trasformato in tragedia per pura fortuna. Anche in quell’occasione i dirigenti della GLS erano scesi direttamente in campo istigando i camionisti a forzare i picchetti.
Il picchettaggio per impedire l’ingresso al lavoro o impedire l’uscita delle merci è una forma di lotta che era quasi scomparsa da alcuni anni dal nostro Paese ma si è riaffacciata prepotentemente negli ultimi anni proprio a partire dal settore della logistica.
Da anni non accadevano fatti così gravi come quello di Piacenza, la lotta di classe sembrava fiaccata dalla forza che le nuove leggi del lavoro avevano dato ai padroni e alle aziende. La lotta di classe aveva preso l’ascensore nella direzione sbagliata, la stanno praticando i padroni invece che i lavoratori!
Il Jobs act, ma prima di quello tanti altri provvedimenti e leggi, hanno messo i lavoratori in una condizione di piena sudditanza all’interesse di impresa. La scomparsa dell’articolo 18 e la precarizzazione totale hanno reso i lavoratori schiavi. Chi si vanta della modernità della normativa sul lavoro italiana, oggi fa i conti con un assassinio padronale.
Oggi proprio in un settore simbolo della massimizzazione del profitto invece la lotta di classe riprende corpo. La rilanciano i lavoratori stranieri, gli immigrati che si voleva utilizzare come esercito di riserva sempre pronto da gettare in campo in sostituzione di chi avesse il coraggio di levarsi contro lo sfruttamento o contro il taglio dei diritti e dei salari. Proprio loro, quelli che ci vengono indicati come la causa dei nostri mali, ci danno una lezione da non dimenticare. Lottano per i diritti loro e per quelli di tutti. Muoiono anche per ottenerli e difenderli.
Nessuno si può tirare fuori.
Il camionista omicida, che di fronte all’insistenza dei Kapò affinché forzasse il blocco non ha riconosciuto in chi aveva davanti un suo fratello in lotta per i diritti di tutti e non un avversario da abbattere.
La polizia, presente sul piazzale a guardia degli interessi aziendali e incapace di impedire la tragedia.
La GLS, e la cooperativa di intermediazione di mano d’opera, presente in quello stabilimento e in molti altri e che più volte si è distinta per i ricatti schiavistici che impone ai suoi lavoratori, che di fronte alla probabile perdita di profitto a causa del blocco dello stabilimento, ha aizzato l’autista a forzarlo. Ma la GLS è anche colpevole di aver sempre cercato di sottrarsi agli accordi a cui, a prezzo di dure lotte, l’avevamo costretta per eliminare la precarietà e garantire diritti e umanità nei luoghi di lavoro.
Il Governo Renzi e quelli che li hanno preceduti che, in nome e per conto dell’Unione Europea, della Banca Centrale Europea, del Fondo Monetario Internazionale, hanno trasformato la normativa sul lavoro conquistata con le lotte del movimento dei lavoratori dei decenni passati in carta straccia.
I sindacati collaborazionisti e quelli che si accordano per ottenere privilegi, che nelle aziende accettano tutte le richieste dei padroni di licenziamenti, riduzione dei salari, aumento dei ritmi, di uso smodato della flessibilità e della precarietà e che anche alla GLS sono stati da subito al fianco dell’azienda contro le lotte promosse da USB. Sono doppiamente colpevoli, perché con la loro totale subordinazione alle esigenze del capitale hanno disarmato il movimento dei lavoratori e aperto la strada alle nuove schiavitù.