Presentato all’Hotel Palazzo di Livorno “La partita truccata”, il libro-denuncia dell’imprenditore Andrea Bulgarella

“Ho fatto tanti mestieri, ma in effetti ne ho fatto solo uno: il sognatore”

6febbraio 2018 da Beatrice Ghelardi, Livorno

Andrea Bulgarella, imprenditore di Trapani, è a capo di uno dei più importanti gruppi alberghieri italiani, specializzato in resort di lusso e nel recupero di edifici storici in tutta la Penisola. Ha sempre lavorato, con il sogno di un uomo perbene, senza pagare la politica, i funzionari corrotti, la mafia, i tentativi di estorsione legalizzata delle banche. Ora il sogno è quello di scuotere le coscienze di fronte ai sistemi corrotti che ha incontrato in tante parti d’Italia. La sua denuncia arriva diretta nel libro “La partita truccata”, edito da Rubbettino: si parla di mafia, giustizia, poteri forti, banche, burocrazia. La storia è quella di Bulgarella, ordinata e messa in bella scrittura da Giacomo Di Girolamo, giornalista siciliano che da anni si occupa di mafia e criminalità organizzata.

“Volevo essere un imprenditore vero, non un mero esecutore di ordini” ed ecco che Bulgarella lancia un j’accuse potente e senza mediazioni, in cui l’imprenditore, finito al centro di un’inchiesta della Procura antimafia di Firenze nell’ottobre del 2015, si difende dall’accusa di aver costruito la sua fortuna grazie all’appoggio della mafia trapanese.

Oggi (6 novembe) la presentazione a Livorno de “La partita truccata”, al Grand Hotel Palazzo “uno dei lavori di cui vado più fiero – dice Bulgarella – autentico gioiello della Belle époque e del Liberty, famoso per aver ospitato i primi esperimenti di Guglielmo Marconi con il telegrafo”. All’incontro con gli autori, introdotto e moderato dal giornalista Davide Guadagni, sono intervenuti gli avvocati Antonino Caleca e Andrea Bottone. Clamorosa e significativa la presenza di Rino Germanà, allora dirigente del commissariato di Mazara del Vallo, sopravvissuto a un agguato mafioso e, successivamente insignito della medaglia d’oro al valor civile dal presidente della Repubblica.

Ancora dal libro

“Un libro è come un palazzo – scrive Di Girolamo – perché è una cosa che, se fatta bene, rimane. E lui (parlando di Bulgarella) vuole scrivere un libro fatto bene, destinato a rimanere”. L’imprenditore smonta le accuse a suo carico, parla della sua vita e conduce il lettore in un viaggio senza respiro tra la palude della burocrazia, il modo in cui si arricchiscono illecitamente le banche a danno degli imprenditori onesti, una magistratura cieca, le carte truccate.

Tanti gli episodi:

le complicità della politica e delle istituzioni agli imprenditori – banchieri come Zonin a Trapani, il sistema con cui alcuni grandi gruppi imprenditoriali del Nord si spartiscono le opere pubbliche in Sicilia, la finanza sporca delle grandi banche italiane, la burocrazia malevola di Pisa, e ancora, le intercettazioni strampalate dei Ros, la superficialità di certi giornali, il modo in cui i collaboratori di giustizia cambiano le dichiarazioni a loro piacimento. 

Il No a Cosa Nostra:

“Non voglio aiuto, non ho bisogno di nulla, lasciatemi in pace. Se mi serve qualcosa mi rivolgo alle istituzioni”.

L’appello alle istituzioni:

“Dovete intervenire. Dovete intervenire per fermare questa deriva. Dovete intervenire per dare una spallata definitiva alla mafia e costruire un’antimafia fondata non sul sospetto ma sulle cose concrete. Dovete intervenire per difendere le aziende siciliane che vivono come un marchio d’infamia questo appartenere all’isola più bella del Mediterraneo e del mondo, che è anche la vostra isola, la vostra terra”.

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