Si è concluso ieri a Lucca il “congresso” delle Fondazioni di origine bancaria, e delle Casse di Risparmio SpA
20giugno 2015 da Paolo Pescatori
Secondo alcuni giornaloni, seppur in genere amate e vezzeggiate dalla politica, dai dirigenti delle partecipate comunali come della sanità pubblica, della scuola, o dagli immancabili prelati della chiesa, sarebbero esse anche, l’unica vera scialuppa di salvataggio e salvezza per tanti comuni e amministrazioni che altrimenti non saprebbero dove reperire i fondi importantissimi per i servizi fondamentali e indispensabili.
Purtroppo non ci siamo stati, eppure si sarà sicuramente rivelato un appuntamento cui assistere con i propri occhi, almeno per vedere alla presenza del Presidente delle Fondazioni Bancarie, il sicuramente serio Franco Bassanini, quella fisiognomica della verità che altrimenti in un paese come questo, può essere fatta emergere solamente da alcuni magistrati, nelle loro carte giudiziarie. Il titolo del congresso stesso è stato “Coesione, sviluppo e innovazione”.
Intanto, tra i chiostri conventuali della Cassa di Risparmio di Lucca, è sfilato un pezzo di vero potere, di quelli forti e non inventati dalla narrazione fantasy renziana, quello da 1.000euro a coperto per discutere di “nuove povertà”:
- crisi economica e del mercato del lavoro,
- strutturale deficienza italiana del reddito, di precari e insicuri,
- insicurezza dettata dall’integrazione in un contesto di stagflazione per interi gruppi sociali ed etnici e,
- chi più ne ha ne aggiunga
Ignorando che alcune di queste stesse Fondazioni sono adesso al centro di inchieste delle Procure anche qui in Toscana, coinvolgendo i loro stessi amministratori. Questo semplicemente perché i giudici volevano dimostrargli tutta la loro stima e amicizia.
Sono, questi, i “motivi e spunti di grande interesse” che dovrebbero sviscerare i giornaloni se ancora assolvessero al loro compito primario di fare inchieste.
Nonostante si siano ampiamente dimostrate le loro inutilità sociali e la loro subalternità a chi voglia fare affari, le Fondazioni sentono ancora il desiderio irrefrenabile di sentirsi benamati da noi presunti sudditi. In questo contesto così deteriorato di reputazione, che cosa possono ancora fare le Fondazioni bancarie per raccogliere consensi?
Secondo il noto banchiere proletario Lattanzi, della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, l’azione di domani dovrebbe partire da quel che le Fondazioni avrebbero compiuto in passato, ovvero:
“Abbiamo puntato, afferma, a realizzare migliori condizioni di benessere della comunità, attraverso la creazione e il potenziamento di speciali reti di sostegno e avviando un confronto costruttivo con le principali istituzioni e rappresentanze associative territoriali, per la conoscenza dei problemi e per ricerca di soluzioni e di progettualità condivise”.
Strano che poi, quando ci si presenti come singolo, le stesse banche (diretta emanazione delle stesse Fondazioni) non offrano assolutamente nulla, e ci mancherebbe pure. Ma qui è tutta una questione di mecenatismo, non si ammettono gli occhi di scettici, disfattisti, e “gufi”.
Sempre secondo Lattanzi dal mecenatismo che gli è proprio: «Da qui sono nati, ad esempio, i progetti – che abbiamo definito “strategici” – per intervenire radicalmente sul mondo della scuola, per la cura e la valorizzazione delle Mura urbane di Lucca, per il risanamento complessivo della Pineta di Ponente di Viareggio. Ma anche per favorire i processi d’inclusione e di sostegno economico per le fasce della società svantaggiate: mi riferisco, ad esempio, all’attività di Housing Sociale, alla “casa San Francesco”, una struttura di prima accoglienza e avviamento al lavoro per detenuti ed ex detenuti, nonché all’istituzione di un fondo per le famiglie che affrontano una temporanea situazione di forte disagio e al progetto del microcredito per la concessione di prestiti di fiducia a persone in difficoltà».
Si vede che non ci eravamo ancora accorti di questa antica schizofrenia delle banche, nel possedere pressoché tutte le ricchezze di città come Lucca, Pisa, o Livorno e nel contempo, in un misterioso intreccio benefico, dimostrarsi disponibili (con le proprie corti) e vantare cura/interesse per il prossimo nel paradigma “bene comune”, di cui non ci è apparsa visione.
Sempre il nostro Presidente Lattanzi, che magnanimamente ci spiega anche “come si può uscire dall’emergenza e parlare di sviluppo e innovazione”: «Nel processo di ricerca del progresso sociale l’innovazione gioca un ruolo fondamentale. Su questo fronte, Lucca si è dotata di uno strumento di vera eccellenza: la Scuola di alti studi Imt. Oggi, gli allievi della scuola s’inseriscono sul mercato del lavoro con profili originali, innovativi, importanti per la crescita istituzionale e per la crescita economica del Paese. Il congresso ci dirà se siamo sulla strada giusta».
Passi che i giornalisti dei giornaloni finiscano qui il loro resoconto di fedeltà del certamente pregnante evento, e non osino fare una domanda neppure piccola al Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio, su cosa sia diventato finanziare dei comitati d’affari permeabilissimi ad ogni corrente di partito e infiltrazione massonica tipica delle nostre realtà toscane di clan e gang, quali le Fondazioni bancarie e proprio le Casse di Risparmio.