Vip contro la legge “ammazzacinghiali”.
Esistono alternative efficaci. La campagna toscana non può diventare zona di guerra
16gennaio 2016 da “Toscana rossa… di sangue” un appello contro la Legge Remaschi sui cinghiali firmato da Battiato, Bollani, Panariello, Veronesi
I boschi e le campagne della Toscana sono un bene comune, non una zona di guerra a disposizione dei cacciatori. Forti di questa convinzione, un gruppo di scrittori, intellettuali e naturalisti ha lanciato una petizione per contestare la Legge Remaschi -in corso di approvazione in consiglio regionale- che con l’alibi della cosiddetta “emergenza ungulati” darebbe il via libera ad un abnorme piano triennale di abbattimenti (addirittura 250mila fra cinghiali e caprioli).
- “È assurdo affidare la soluzione del problema a chi lo ha creato, ha detto Marco Vichi in conferenza stampa – fino agli anni Sessanta i cinghiali erano solo in Maremma, sono stati i cacciatori a importare animali più grossi e prolifici dall’est. Con questa legge non potremmo più passeggiare tranquilli ma dovremmo fare attenzione a schivare proiettili di lunga gittata, grandi come una mano. Di recente mi sono trovato a camminare nel Chianti con due amici francesi: a un certo punto siamo incappati in una battuta di caccia al cinghiale, ci siamo dovuti buttare a terra per ripararci. I miei amici mi hanno detto: ma dove ci hai portato?”.
- “La campagna toscana – dicono i firmatari dell’appello – diventerebbe un allevamento a cielo aperto, con libertà di sparo per i cacciatori. Non solo: la legge propone di creare una filiera alimentare ad hoc, così sui banchi dei supermercati si troverebbe carne col marchio della Regione. Insomma, boschi e animali selvatici ridotti a merce, a vantaggio esclusivo dei cacciatori, liberi di fare un’inutile strage. Infatti la riduzione numerica dei cinghiali sarebbe illusoria, solo di breve periodo, perché le leggi dell’etologia e della natura porterebbero a un immediato ripristino della condizione di partenza”.
- “Non sono in assoluto contro la caccia – ha detto Folco Terzani – ma cosa c’è di più bello della natura selvaggia? Se c’è un problema ungulati, la strada migliore è ristabilire l’equilibrio naturale, per esempio reintroducendo predatori e vietando assolutamente il foraggiamento. La Regione sta scegliendo una modalità retrograda, invece di cercare soluzioni che guardino al futuro”.
- Anche Mariangela Corrieri dell’associazione Gabbie Vuote ha insistito sulle soluzioni non cruente: “Intanto non esiste ancora un vero censimento degli ungulati. Per prevenire incidenti stradali esistono dissuasori ottici e sovrappassaggi, contro la sovrappopolazione esiste da tempo il modo di somministrare contraccettivi, ma interessi economici di armieri e ristoratori spingono piuttosto verso la carneficina”.
Questa legge rischia anche di sconvolgere la vita quotidiana nelle campagne toscane, militarizzate da squadre di cacciatori per 12 mesi all’anno, con i pericoli che ne conseguono. Dal 2 settembre al 26 dicembre di quest’anno la caccia ha provocato anche vittime umane: 13 morti e 52 feriti (di cui 13 non cacciatori). Più di 100 morti l’anno negli ultimi 8 anni, compresi bambini, oltre a cani e altri animali domestici. Non dimentichiamo il disturbo causato dal rumore degli spari, dai fuoristrada parcheggiati nei boschi, dalle mute di cani.
- “La legge – scrive Luigi Lombardi Vallauri nella sua lettera aperta a Enrico Rossi, rimasta senza risposta – ferisce profondamente non solo la nostra empatia per gli animali, ma anche l’immagine della Toscana come luogo internazionalmente ammirato di integrazione e armonia”.
I firmatari – fra gli altri Dacia Maraini, Gianni Tamino, Stefano Bollani, Giorgio Panariello, Franco Battiato, Susanna Tamaro, Antonio De Marco, David Riondino, Vincenzo Pardini, Enzo Maiorca, Sandro Veronesi – chiedono quindi che l’iter della legge sia sospeso, in modo da affrontare la questione della convivenza con gli animali selvatici fuori dalla logica dell’emergenza e con criteri razionali e non cruenti, basandosi su censimenti accertabili e con gli strumenti non cruenti ormai disponibili e utilizzati in molti paesi europei.
Dobbiamo imparare a convivere con gli animali selvatici.