
Animalisti: Continua la campagna “Toscana Rosso Sangue“
Dopo il Ponte Vecchio a Firenze, lo striscione è comparso a Livorno davanti al monumento ai 4 Mori e ancora a Pisa, sotto la Torre pendente
26gennaio 2016 da Comitato “Toscana Rosso Sangue”
Alcuni attivisti lo hanno esibito per contestare la legge Remaschi che intende uccidere 250.000 ungulati in tre anni, militarizzando il territorio toscano. La campagna, sottoscritta da numerosi intellettuali, scrittori, naturalisti, propone un percorso diverso, che sia indipendente dalla logica venatoria. In sintesi:
- censimento indipendente degli ungulati;
- verifica di un’eventuale sovrappopolazione;
- interventi diretti di protezione delle colture(barriere fisiche e olfattive e altre misure simili), con risarcimenti effettivi per i danni comunque riportati;
- interventi diretti per prevenire incidenti stradali (passaggi protetti, protezioni, avvisi specifici);
- se necessario, utilizzo di anticoncezionali per limitare i tassi di riproduzione.
L’uccisione di massa degli animali è una pratica odiosa e violenta e anche sostanzialmente inutile. Non produce risultati stabili, perché gli animali reagiscono aumentando i tassi di riproduzione e perché il numero di animali presenti in un territorio è legato alla disponibilità di cibo, acqua e rifugi.
I promotori della campagna sostengono che la Toscana sta battendo una strada antiquata e inutile senza considerare altre soluzioni. La Regione Veneto, ad esempio, ha escluso di affrontare la questione con lo strumento della caccia al cinghiale. L’assessore regionale Giuseppe Pan, in una dichiarazione, ha detto testualmente:
“Gli esperti dell’Ispra e i tecnici regionali hanno messo in evidenza che estendere a tutto il Veneto la caccia a questa specie particolarmente invasiva, rischierebbe non solo di non far diminuire il numero dei cinghiali, ma al contrario di provocarne un drastico aumento, anche a causa del rilascio abusivo di ulteriori esemplari”.
La Regione Veneto pensa a un piano integrato, che prevede protezioni con reti elettrificate, catture e anche una limitata caccia di selezione ma, i promotori della campagna ritengono invece che sia preferibile e possibile un sistema di protezione, intervento e prevenzione totalmente non cruento, secondo modalità già sperimentate e attuate in Italia e all’estero. Tuttavia la strategia del Veneto sta a testimoniare che non c’è nulla di ovvio e scontato, e tanto meno di scientificamente provato.