Venerdì 10 luglio al Gazebo della Terrazza Mascagni, il libro “In battaglia, quando l’uva è matura” ed il cabaret di Paola Pasqui

edenCabaret, narrativa e poesia. Eden, parole e musica alla Terrazza Mascagni propone per venerdì 10 luglio una serata densa di appuntamenti.

9 luglio 2015 di admin

Alle ore 21 il giornalista Francesco Neri  presenterà il libro “In battaglia quando l’uva è matura “di Valerio Pellizzari. Ad introdurre gli ospiti Silvia Menicagli dell’associazione culturale Terme del Corallo. A seguire intermezzo poetico con letture di testi di Silvano Ceccherini a cura di Alessia Cespuglio.

Concluderà la serata lo spettacolo di cabaret (alle 22.15) “Settantomidatanto” con Paola Pasqui.

paola pasquiPaola Pasqui torna con il suo repertorio di cabaret rinnovato, proponendo personaggi e i monologhi inediti insieme ai grandi classici che l’hanno resa famosa in tutto il mondo, o comunque magari fino ad Antignano. Appassionata d’arte, di scrittura, di lettura, di cinema d’essai, di performance di mimodanza (no, magari quelle no!), insomma una donna anche piuttosto pallosa nella vita di tutti i giorni, Paola in scena dà vita a un tourbillon, qualunque cosa ciò voglia dire, di situazioni esilaranti. Timida e remissiva fuori scena, caratteristica che la porta a subire la prepotenza di chiunque, ma soprattutto dei negozianti, sul palco la sua verve istrionica è strabiliante (ma anche meno). Questa sindrome è studiata da psichiatri anche bravi, ma Paola preferisce non curarla per motivi economici ed artistici.

Impegnata nel sociale, contro la grandine a vento, il bullismo senile e la cipolla nei sughi, si batte da sempre per l’abolizione dell’inverno. Onesta e dalla fedina penale intonsa, sogna di macchiarsi del reato di abigeato, per scoprire di cosa cavolo si tratta.

 Il libro: In battaglia quando l’uva è matura

Il cuore di Kabul è espropriato, circondato da alte mura, telecamere, reticolati, vietato agli afgani, riservato agli stranieri e agli uffici governativi. In cielo grandi palloni lenti e silenziosi come animali da preda sorvegliano la vita delle persone. Sullo sfondo valli ricche di verde e di acqua, pianure arse e pietrose.

L’Afghanistan, così, non è mai stato raccontato.

All’aerin battaglia quando l'uva è maturaoporto di Kabul grandi cartelloni colorati, in lingua inglese, danno il benvenuto ‘nella terra degli uomini coraggiosi’. Forse è l’unica iscrizione autentica, voluta dalle autorità afgane, in mezzo ai riti della sicurezza imposti dagli occidentali dentro quell’edificio. È un avvertimento più che una garanzia, il proclama che lì non abita gente docile. La tradizione ricorda che questo paese da secoli è l’orgoglioso e turbolento ‘cimitero degli imperi’, o meglio degli eserciti imperiali. Dopo oltre trenta anni di macerie l’Afghanistan è un mondo dissociato tra aquiloni e kalashnikov, tra giardini segreti curati con amore e attentati brutali, continui, tra vendette tribali e nevrosi del mondo digitale. Per la burocrazia internazionale qui sei afgani uccisi possono valere come due pecore. Nel carcere di Kandahar i prigionieri si sono cuciti da soli le labbra per protestare contro le guardie corrotte. Qui lo stesso commando americano che ha catturato Bin Laden, l’élite del primo esercito al mondo, ha perso parte dei suoi uomini in un attacco dei talebani malnutriti e malvestiti. Ma nelle valli del Badakhshan altri integralisti non hanno mai sfiorato sessanta nuove scuole femminili.

A Kabul un libraio analfabeta ha salvato libri introvabili, e oggi un giovanissimo profugo afgano studia in Europa i robot applicati alle neuroscienze.

Queste pagine raccontano senza pregiudizi storie di vita autentiche e inattese, ambientate in un paese che avremmo voluto conoscere da tempo. Finiremo per ammalarci di mal d’Afghanistan, malattia più contagiosa e attuale del mal d’Africa.

Valerio Pellizzari,

già inviato speciale de “Il Messaggero”, poi editountitledrialista a “La Stampa”. Per oltre quarant’anni ha seguito gli avvenimenti che hanno sconvolto l’Est europeo, il Maghreb, il Medio Oriente, l’Asia centrale e l’Estremo Oriente.

Ha vinto il premio Max David per il giornalismo. Considerato uno tra i primi venti corrispondenti di guerra internazionali, il regime di Saddam Hussein lo dichiarò «nemico del popolo iracheno» per aver rivelato i documenti sui prigionieri curdi vittime di esperimenti chimici.

Bibliografia sintetica L’Asia dopo il ping pong”, Pan, 1971 (1973) “Vietnam senza memoria”, Vallecchi, 1985 “Kabul Kabul. Cronache della guerra afgana”, con Ettore Mo, Vallecchi, 1989 “La stanza di Ali Babà”, Sperling&Kupfer, 2004

“In battaglia, quando l’uva è matura”, Laterza, 2012

Recommended For You

About the Author: Pisorno