Verso il 13 maggio: i media di periferia nella periferia dell’informazione

13 pisorno 6104maggio 2016 di Silvio Lami (*)

Intanto una breve, ma doverosa storia sulla nascita del sito informativo pisorno.it, che si appresta a diventare testata giornalistica a tutti gli effetti. L’idea nasce come tante altre per caso, da una semplice chiacchierata ad una cena tra amici, idee diverse, provenienze culturali distinte. Ma, un elemento trovava condivisione, il fatto che con il nuovo assetto istituzionale in atto nel nostro Paese (caratterizzato da forte centralizzazione delle scelte politiche/economiche) i territori, le piccole comunità rischiano progressivamente di perdere la loro autonomia e capacità di decidere del proprio destino… gran parte delle risorse saranno indirizzate a quelle aggregazioni urbane (vedi Città Metropolitane con il trasferimento delle competenze provinciali) che per bacino di elettori decideranno i futuri equilibri istituzionali e i poteri decisionali.

La preoccupazione emersa da questo scenario, è riferita proprio al fatto che l’Area Costa (come le altre periferiche toscane) è ormai a rischio di diventare sempre più la cenerentola di servizio al nuovo  modello di sviluppo della Regione Toscana, un progetto che sappiamo essere avviato da tempo. A testimoniarlo: OLT al largo della Meloria, estrazioni di gas metano a Tombolo, discariche, l’ingresso in ReteAmbiente di Aamps in cambio del potenziamento dell’incenerimento dei rifiuti, la nuova strategia sulla portualità mercantile e turistica (che richiederebbe un capitolo a sé), il sistema aereoportuale… mentre per l’Area Metropolitana di Firenze si punta sull’eccellenza del turismo e della cultura. Insomma, in estrema sintesi un futuro di distribuzione dei nuovi centri di potere e di funzioni subalterne da assegnare in modo del tutto eterodeterminato ai vari territori, di cui il sistema dell’informazione dovrà necessariamente tenere di conto.

Su questo terreno, possiamo dire che, ad oggi, è stata persa questa battaglia di resistenza culturale e mediatica, al di là delle proteste dei vari Comitati o delle denunce dei blogs militanti. Dobbiamo ammettere che neanche si è provato a dare una visione diversa sul patrimonio diffuso dei nostri Territori, sulla necessità di valorizzarli con un progetto unitario che tenesse assieme vocazioni produttive e capitale naturale, lavoro e tutela ambientale.

PISORNO-PISA-LIVORNOOvviamente l’idea che ci ha animato è stata, dopo una prima riflessione a partire dalle difficoltà locali dei centri periferici, di raccontarsi e di darsi strumenti comunicativi, che fossero capaci di andare oltre le critiche generiche o gli sfoghi  estemporanei e di offrire un quadro di lettura approfondita dell’evoluzione dei processi in atto in questo Paese. Dove i luoghi comuni trovano, purtroppo, terreno fertile e sui quali vengono impunemente costruiti con successo faziosi, se non addirittura falsi, servizi comunicativi.

Con la chiusura di molte testate giornalistiche, la concentrazione delle proprietà televisive, il taglio dei finanziamenti pubblici al sistema dell’informazione, la situazione che si è venuta a creare nel nostro Paese non è certo tra le più felici e non è un caso che il razzismo e la xenofobia siano tornati ad essere dilaganti anche in comunità storicamente democratiche come le nostre, lo vediamo nelle ormai quotidiane guerre tra poveri, sui fronti di diritti fondamentali che sempre in crescendo vengono negati, casa, lavoro, reddito, sanità, dove la disinformazione e l’informazione fasulla, in cerca di facile audience (spesso per fini elettorali), fa leva sulla strumentalizzazione faziosa delle notizie. Certo è una cosa inaccettabile ma che fa da testimone a questo periodo storico di profonda crisi etica, morale e culturale, dove a farne le spese sono sempre i più deboli, su cui è facile accanirsi. Dobbiamo anche osservare che si tratta di atteggiamenti che godono troppo spesso di copertura mediatica/istituzionale, insufficientemente contrastata.

Il punto è che, grazie alle coperture e spesso promozioni mediatiche, molti politici (soprattutto quelli mediocri) e tanti faccendieri si stanno approfittano di questa fase caratterizzata della crisi economica e del disagio sociale che produce, per parlare alla pancia degli italiani e non alla loro testa. Sono stati inventati capri espiatori ideali, l’alterità nemica e minacciosa, l’immigrato che diventa il portatore di ogni male e che ruba lavoro, casa e sicurezza, o la globalizzazione …

Si fa leva sull’insicurezza dei cittadini inermi, per fomentare una guerra tra poveri, innescando un sistema disumano e perverso fondato sull’indifferenza.

Mediaticamente il sistema è sincronizzato sul coprire le cause di questo stato di cose, in particolare nascondere le alternative possibili per uscirne, nel contempo si omettono le responsabilità o quanto meno, le si trattano come effetti collaterali della democrazia, ma che, in realtà si chiamano corruzione, speculazioni finanziarie e incapacità di politici inadeguati. Quindi, è la crisi economica e morale che alimenta questo sistema e, molti politici che nella personale quotidianità risulterebbero delle nullità, diventano protagonisti e punti di riferimento nei talk show, ottenendo facili consensi.

Non è certo un caso se, il nostro Paese perde 24 posizioni e, si attesta al 73esimo posto, nell’annuale classifica mondiale stilata da “Reporter senza frontiere”.

Infatti la condizione dei giornalisti in Italia risulta notevolmente peggiorata negli ultimi anni, oltre agli attacchi personali subiti, da registrare anche 43 aggressioni fisiche e 7 incendi a case ed auto  durante i primi 10 mesi del 2014. Ma in particolare, in questo contesto, sono aumentati anche i casi di denunce per ingiustificate diffamazioni (dagli 84 del 2013 siamo passati ai 129 nei primi 10 mesi del 2014). Sono principalmente i personaggi pubblici ad intraprendere queste cause, ed è evidente come questo fenomeno in crescita, rappresenti una forma di forte censura, il tentativo di impedire quel giornalismo d’inchiesta e di denuncia al servizio del cittadino, sul controllo legittimo dei beni e valori delle comunità. Su questo, per saperne di più, vi invitiamo a visitare il sito di Reporter senza Frontiere  dove potete visitare la mappa interattiva, approfondimenti, analisi Paese per Paese.

Va anche precisato che libertà di informazione non significa stordire le persone di tante notizie ma, al contrario significa fornire strumenti critici di lettura autonoma sui fatti, per questo occorre contrastare il terribile potere che i media, oggi concentrati quasi esclusivamente nelle proprietà dei poteri forti dell’economia e della speculazione, hanno.  Questo stato di monopolio capillare dell’intero panorama dell’informazione (fatte salve poche eccezioni), è di fatto l’elemento che deve essere contrastato anche per riparare al cortocircuito tra centro e periferia.

Quindi è il sistema giornalistico, che ormai necessita di essere difeso dall’aumento dei contenuti di propaganda, dai media confezionati su ordinazione e finanziati da interessi di parte. Una democrazia per sopravvivere a se stessa non può fare a meno di una pluralità di soggetti nel mercato delle informazioni, il permettere il concentrarsi del potere mediatico in poche persone, di fatto consegna il pensiero collettivo, la sua opportunità di evoluzione, a chi ha l’esclusivo interesse e tornaconto a conformarlo ad un sistema unico di valori, trasformandolo poi in senso comune.

Il contrasto alla “decerebrazione” del popolo ridotto a “plebe”, privato cioè di strumenti che possano alimentare, nutrire un pensiero critico, diventa pertanto un compito a cui dedicare scrupolosa attenzione.

(*) Silvio Lami è il caporedattore di pisorno.it
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