Proprio cosi, una voce fuori dal coro sindacale se tale vogliamo definirla, il Cobas si schiera prima di tutto a difesa dei lavoratori in modo indistinto, con i lavoratori nei servizi a gestione diretta o in appalto.
27 ottobre 2015 da Cobas Pisa
Tutto comincia quando la stessa autorità d’ambito decide di incontrare separatamente le sigle sindacali, portando avanti una trattativa privilegiata con Cgil Cisl e Uil, indebolendo e svilendo contributi e proposte dei sindacati di base. Da qui nasce il primo campanello di allarme: non basta dire che è opportuno, è diventato fondamentale gestire i rifiuti in mano pubblica.
Il Cobas di Igiene Ambientale non si è limitato ad ascoltare le sole ragioni dell’ATO, abbiamo incontrato Amministrazioni comunali e soggetti coinvolti a vario titolo sia nella gestione dei rifiuti sia nel sistema di Area. In questo lavoro abbiamo scoperto varie discrepanze che non vanno verso la tutela dell’interesse pubblico, ne dei lavoratori neanche a salvaguardare l’ambiente.
Elenchiamo solo solo alcune delle contraddizioni maggiormente evidenti:
- Benché si tratti di un appalto riguardante la cessione di quote di una società pubblica ad unico gestore privato, quest’ultimo avrà piena facoltà e discrezionalità organizzativa e gestionale, in sintesi una revival di quanto si sta verificando nell’Ato Toscana sud, con i sindaci sul piede di guerra con il gestore SEI.
- Qualsiasi privato deve necessariamente prevedere un piano industriale che tenga conto, oltre alla copertura di costi, delle spese generali ed utile di impresa ( circa 20% o 25%) . Finiamola quindi di dire che i soci privati devono portare capitali, perché qualsiasi piano industriale prevedrà la remunerazione del capitale (i soldi costano)
- Gli addetti alla riscossione saranno i comuni. i quali oltre ad emettere le bollette della tassa sui rifiuti dovranno anche mettere la mano nella tasca dei cittadini, quando poi alcune famiglie non riusciranno a pagare, secondo il principio di copertura totale del servizio, gli insoluti verranno spalmati nella tassazione dell’anno successivo, in poche parole aumenti delle tariffe o accanimento contro famiglie indigenti.
- Perdita del governo del territorio, le amministrazioni comunali non avranno vita facile , infatti l’interlocutore sarà un mega gestore a cui premono solo profitti e ciò si tradurrà in continui disservizi e costi aggiuntivi a carico dei cittadini, sicuramente verranno meno le funzioni sociali derivanti da una oculata gestione diretta e pubblica della raccolta e lavorazione dei rifiuti. Anche un solo secondo in più per impiego di attrezzature sarà fatturato, altro che servizio pubblico.
- L’A.T.O. nella persona del direttore generale e del suo staff, ha volutamente escluso dal protocollo di intesa sottoscritto con CGIL CISL e UIL i lavoratori delle società terziste ( appaltatrici presso le aziende pubbliche), definendo mostruosamente tali lavoratori in subappalto, quindi non aventi titolo al passaggio diretto nella nuova società. Affermazione quest’ultima che rende due possibili valutazioni sulla struttura ATO: (A) Ignoranza ed incapacità nell’applicazione delle norme, in quanto le norme (art. 202 d.lgs. 152/2006) e la giurisprudenza tutelano tali lavoratori includendoli direttamente nel ciclo integrato. (B)Una oscura volontà di estrapolare il costo di tali lavoratori che vanno da 800 a 1.000 unità (in corso di accertamento), dall’ammontare dell’appalto per fare poi cosa, mandarli a casa? Perché tutelare i lavoratori delle aziende pubbliche addirittura prevedendo che il gestore per nuove assunzioni attingerà dalle graduatorie dei lavoratori stagionali delle aziende pubbliche, senza prima accertarsi che tutta la forza lavoro attualmente impiegata negli appalti sia ricollocata e tutelata?
- Siamo stati informati che il Piano d’Ambito e i relativi documenti VIA e VAS prevedono un sistema di raccolta porta a porta con un rapporto di 750/1.200 utenze giornaliere per operatore in un turno di lavoro di 6 ore, dati del tutto impensabili perché un lavoratore riesca ad effettuare un turno simile con carichi di lavoro raddoppiati
- Il piano d’ambito prevede un aumento dei rifiuti invece che una diminuzione, si parla di incrementi del 20%, in discordanza sia con le norme europee sia con il dichiarato intento di valorizzare i rifiuti con la raccolta differenziata.
- Sempre il piano d’ambito prevede la realizzazione di nuovi impianti non tenendo conto di altri invece già presenti sul territorio.
- Una gestione unitaria con possibili economie di scala non si può tradurre in concetto di gestore unico, stravolgendo quella che è la volontà popolare espressa con referendum e confermata dalla corte costituzionale.
- Sanità e gestione idrica fanno già scuola in tal senso, e con loro il settore rifiuti meriterebbe una gestione attenta, oculata e secondo le singole esigenze territoriali che solo le amministrazioni comunali possono garantire.