Negli scorsi giorni è stata pubblicata sul sito del Comune la relazione del Segretario Generale sui “Controlli di regolarità amministrativa del 2014”.
23marzo 2015 da “Una città in comune”- Rifondazione Comunista, Pisa
Un corposo documento da cui emerge una fotografia impietosa del modello di governo di questa amministrazione, evidente già nella relazione del 2013, ma che quest’anno si aggrava per tendenze e criticità sempre più pesanti.
E’ sufficiente leggere quanto concerne le verifiche fatte sul conferimento degli incarichi professionali. Dal documento emerge che nessuno dei controlli effettuati ha avuto un esito pienamente positivo: il 66,7% ha avuto esito negativo, il 33,3% ha avuto esito positivo con rilievi. Una delle irregolarità più ricorrenti è “il difetto di motivazione per quanto attiene alla scelta del professionista”.
Ma ciò che è ancora più grave è che “in alcuni casi non risulta essere stata effettuata la ricognizione di personale interno idoneo e disponibile alla prestazione, in violazione dell’articolo 3 del Regolamento comunale per il conferimento di incarichi di lavoro autonomo”. Insomma si conferma la “poca chiarezza”, che già era stata evidenziata nel 2013 nei criteri di selezione degli incaricati esterni.
Il capitolo relativo ai contributi apre altri scenari preoccupanti. Si legge infatti nella relazione che “il rapporto tra le somme concesse a titolo di contributi ordinari e straordinari, risulta completamente difforme rispetto a quanto previsto dagli articoli 6, 1° comma, 8, 1° comma del Regolamento comunale per la concessione dei contributi”. Infatti nel 2014 “nel 75% dei casi si è ricorso a provvedimenti dirigenziali per l’erogazione di contributi straordinari, concessi precedentemente dalla Giunta con proprio atto”.
Il vulnus sta nel fatto che il regolamento per la concessione dei contributi, come si legge nella relazione, ”prevede però l’esatto opposto, cioè che la somma da destinare ai contributi ordinari non possa essere inferiore al 75% della somma totale da destinare alla concessione dei contributi. Il rapporto quindi è del tutto ribaltato”.
Ma è quello dei lavori pubblici il settore, come scritto nella relazione, “in assoluto più critico”. I controlli sulle determinazioni di affidamento lavori, inclusi lavori complementari e varianti, sono risultati per il 61,5% negativi e per il 38% positivi con rilievi. Nella maggior parte dei casi i provvedimenti, sulla base delle verifiche fatte, risultano viziati:
1) dalla indeterminatezza dell’oggetto, cioè: “i lavori da eseguire sono indicati in modo assolutamente sommario, rendendo vago e non determinato l’oggetto del provvedimento”;
2) dalla violazione dell’obbligo di motivazione come previsto dalla legge, in altre parole: “non è indicato il motivo per cui si adotta l’atto e spesso non si specifica il criterio in base al quale è stato selezionato il contraente”;
3) l’utilizzo dei lavori complementari, che giustificano l’affidamento senza gara, come sinonimi, invece, di varianti in corso d’opera. In altre parole “in alcuni casi i lavori complementari sono affidati a nuovi contraenti attraverso una procedura di gara”, per cui si legge nel documento: “si tratta di lavori nuovi e diversi rispetto al lavoro principale o che si utilizzi tale istituto per schermare vere e proprie varianti in corso d’opera”
Sulle determinazioni per l’approvazione delle varianti in corso d’opera si riscontrano pesanti criticità. In particolare dalle verifiche effettuate emerge:
1) “la carente istruttoria sulla ammissibilità della variante”;
2) il difetto di motivazione, soprattutto in merito alla necessità di ricorrere a una variante: “negli atti analizzati si fa sommario e generico riferimento ad eventi inerenti la specificità dei beni o rinvenimenti imprevisti e imprevedibili nella fase progettuale, ma non risulta chiara la loro natura imprevedibile rispetto al momento della redazione del progetto iniziale”;
3) i lavori da realizzare non sono indicati o sono indicati
in maniera sommaria.
In generale, molti atti amministrativi risultano “poco comprensibili”, tanto da indurre lo stesso Segretario generale a ricordare che “un atto poco comprensibile configura di per sé, una violazione del principio di trasparenza che regola l’attività amministrativa (articolo 1 della Legge 241/2009 e articolo 1 D.Lgs 33/2013)”.
Dalla relazione emerge anche che nel 2014 sono state effettuate verifiche mirate sulla realizzazione di 3 opere pubbliche: “Polo culturale di San Michele degli Scalzi, nuovo forno crematorio e impianto di cremazione del cimitero suburbano; le ex-Stallette”. Riguardo a questi interventi si legge: “la progettazione ed esecuzione, sotto diversi profili, si è rilevata critica, se non preoccupante […] le verifiche hanno messo in evidenza una non corretta programmazione, una progettazione carente (a partire da quella preliminare), una non corretta gestione di alcuni aspetti fondamentali dell’esecuzione dei lavori quali le varianti e i subappalti, una non corretta suddivisione delle responsabilità tra le figure individuate dal Codice dei Contratti e dal regolamento di attuazione”.
Tutto ciò ha avuto delle conseguenze che si sono tradotte in una: “dilatazione dei tempi di esecuzione e aumento dei costi”.
A queste criticità si aggiunge “il frequente ricorso alla procedura negoziata o all’affidamento diretto”. Scrive infatti il Segretario generale: “i numerosi affidamenti di importo ridotto hanno portato ad un utilizzo intensivo di procedure snelle e veloci (e soprattutto dell’affidamento diretto) che, pur consentite dalla legge, non garantiscono la massima trasparenza, non assicurano un adeguato livello di pubblicità e il confronto competitivo tra concorrenti”.
Sulle 64 determine analizzate per l’acquisto di beni e forniture, nel 75% dei casi si è proceduto all’affidamento diretto e solo nell’8% dei casi è stata effettuata una gara con richiesta di preventivi. Lo stesso avviene anche nell’affidamento dei lavori, per cui si riscontra “un ricorso frequente dell’affidamento diretto (7 provvedimenti su 13) e a procedure di gara, certamente snelle e rapide, ma a ridotta evidenza pubblica (2 acquisti in economia e 4 procedure negoziate)”.
Rilevante è quanto scrive lo stesso Segretario generale al riguardo: “trattandosi molto spesso di affidamenti ad appaltatori che già stanno lavorando per l’Amministrazione, il ricorso all’affidamento diretto incide anche sul grado di rotazione dei soggetti contraenti”.
In particolare per il 2014 si registra un nuovo fenomeno nel modo di operare per cui si “tende ad adottare provvedimenti di valore poco inferiore ai limiti previsti sia per l’affidamento diretto (40.000 euro) che per l’assoggettabilità al controllo”.