Riparte anche a Pisa la cosiddetta “lotta al degrado”: siamo di fatto in campagna elettorale, la Lega Nord ha già conquistato il Comune di Cascina, e qualcuno pensa che per avere consensi si debbano inseguire le parole d’ordine di Salvini.
12ottobre 2017 lettera firmata, Pisa
Così anche a Pisa si ricomincia a parlare di ‘sicurezza’ e di ‘ordine pubblico’: e lo si fa in modo ideologico, propagandistico, a scopo evidentemente elettorale. Così, non ci si interroga sulla vivibilità dei quartieri, sulle nuove forme di esclusione sociale, e nemmeno sulle possibili minacce all’incolumità fisica dei cittadini pisani, dei residenti o dei turisti, su cui pure sarebbe interessante e utile discutere. Ci si accontenta invece delle solite affermazioni da marketing elettorale: per garantire sicurezza, si dice, bisogna allontanare mendicanti, senza fissa dimora, venditori ambulanti, immigrati.
E così, ancora una volta, si confondono e si mescolano in un unico calderone povertà, disagio sociale e criminalità: scippatori e rapinatori sono assimilati ai senza fissa dimora, tanto che si emana un’ordinanza che vieta di dormire nelle panchine pubbliche… ma davvero si pensa, con questi provvedimenti al limite del ridicolo, di affrontare i problemi reali della città, anche quelli relativi alla sicurezza? È in questo contesto che si cerca di applicare a Pisa il cosiddetto Decreto Minniti, divenuto ora Legge n. 48 del 2017, “Disposizioni urgenti in materia di sicurezza delle città”. Si tratta di una norma fortemente contestata, che amplia a dismisura i poteri di ordinanza dei Sindaci (come già avevano fatto, con modalità non troppo diverse, le norme del “Pacchetto Sicurezza” berlusconiano poi bocciate dalla Corte Costituzionale).
L’applicazione a livello locale della legge Minniti prevede, in particolare, l’uso del cosiddetto “Daspo urbano”: il sindaco, in collaborazione con il prefetto, potrà multare e poi impedire l’accesso ad alcune aree della città per chi «ponga in essere condotte che limitano la libera accessibilità e fruizione» di infrastrutture di trasporto (strade, ferrovie etc.). La definizione, come si vede, è molto ampia, poco determinata, e lascia ampio margine ad un uso discrezionale e arbitrario. Nella nostra città, in particolare, il Daspo urbano (misura di limitazione della libertà personale) è stato invocato contro i venditori ambulanti senegalesi: la sua applicazione, dunque, non avrebbe nulla a che fare con la tanto sbandierata “sicurezza”. Sarebbe piuttosto un provvedimento rivolto contro le fasce più vulnerabili dell’immigrazione. Una misura contro i poveri, insomma.
Ed è proprio questa la cifra delle leggi Minniti: colpire i poveri, allontanarli dallo spazio urbano, o almeno dai centri storici. I poveri fanno degrado, si dice, ed è meglio nascondere la polvere sotto il tappeto.
Ma proprio questa concezione è un pericolo per la democrazia e per lo stato di diritto del nostro paese. Trattare la povertà con misure di allontanamento significa tornare indietro di almeno un secolo, annullare le conquiste del welfare, negare lo spirito, e probabilmente anche la lettera, del dettato costituzionale. Tutto questo, evidentemente, ha ben poco a che fare con la tutela della sicurezza dei cittadini…
Per questo, sulla scia di importanti appelli lanciati a livello nazionale dall’Associazione Antigone e dai Giuristi Democratici, chiediamo al Sindaco di non inseguire il linguaggio leghista, e di riaprire una discussione sui nodi dell’esclusione sociale, delle nuove marginalità, della vivibilità dei quartieri. Riaprire la fallimentare stagione delle ordinanze, promuovere i Daspo urbani, lanciare ancora una volta la guerra a mendicanti e venditori, significherebbe non affrontare i problemi reali della città. E vorrebbe dire perpetuare quella guerra ai poveri che non ci pare aver prodotto brillanti risultati, nemmeno sul terreno della sicurezza.
Primi firmatari:
- Adriano Prosperi
- Agostino Petrillo
- Andrea Callaioli
- Carla Pochini
- Claudio Lazzeri
- Cristiana Torti
- Daniela Lucatti
- Elia De Caro
- Federico Oliveri
- Francuccio Gesualdi
- Grazia Naletto
- Lorenzo Carletti
- Martina Battaglia
- Martina Pignatti Morano
- Matteo Novaga
- Monica Zoppè
- Paolo Baldacci
- Sergio Bontempelli
- Serena Fondelli
- Simone D’Alessandro
- Stefano Gallo
- Tiziano Checcoli
- Virgilio Barachini