Ha riscosso grande interesse il dibattito svoltosi a San Giuliano, sul tema: ”nuova politica energetica? Dai carburanti fossili responsabili del cambio climatico alle fonti energetiche ecosostenibili”

Chi è sensibile al problema dei cambiamenti climatici non può che sostenere il SI’ al referendum di domenica 17 aprile

Lo ha ben dimostrato l’interessante iniziativa del Gruppo Insegnanti di Geografia Autorganizzati (GIGA) che, insieme all’Associazione Pisorno, hanno organizzato, ieri pomeriggio, a San Giuliano Terme (Pisa) un dibattito dal titolo “Verso una nuova politica energetica? Dai carburanti fossili responsabili del cambio climatico alle fonti energetiche ecosostenibili”

San Giuliano Terme 14 aprile 2016 di Beatrice Bardelliassemblea san giuliano

vento andrea

Ne hanno parlato, nella saletta conferenze della Stazione ferroviaria, il professor Andrea Vento del GIGA, l’ecologo ed esperto di normativa ambientale Max Strata che ha presentato nell’occasione il suo libro, “Oltre il limite-Noi e la crisi ecologica” (Dissensi Edizioni, € 12,90 con introduzione di Gianluca Ferrara) e, Tommaso Fattori consigliere regionale di Sì Toscana a Sinistra.

Un incontro nato dalla necessità di fare informazione corretta e sostanziata da dati ufficiali su un argomento di cui non si parla mai abbastanza sui media nazionali.

“Le lobby hanno investito oltre un miliardo di dollari per far dire agli scienziati, docenti universitari e giornalisti che i cambiamenti climatici sono un’invenzione di pochi visionari. Ma, nonostante l’azione delle lobby, nel settembre del 2013, come ricorda Max nel libro, gli scienziati dell’I.P.C.C. (il gruppo intergovernativo dell’ONU) hanno presentato un rapporto, frutto di sei anni di studi, dal quale si evince che la temperatura media globale potrebbe aumentare in questo secolo fino a 5-6 gradi centigradi rispetto all’era preindustriale.

Va subito ripristinata la verità e i riusciti tentativi di anestetizzare l’opinione pubblica per porre fine a questo modello economico suicida” si legge nella prefazione di Ferrara.

Fin dall’inizio dell’incontro è stata sostenuta da tutti e tre i relatori l’importanza di andare a votare e, votare SI’ al referendum. Perché votare SI’ al referendum significa non consentire alle multinazionali del greggio di estrarre gas e petrolio entro le 12miglia dalle coste del nostro paese senza limiti di tempo. Ovvero “per la durata di vita utile del giacimento.

Dobbiamo sfatare molte bugia:

  • “Tra cui l’idea che il rilancio delle attività petrolifere costituirebbe un’occasione di crescita per l’Italia, che si libererebbe dalla dipendenza delle importazioni di petrolio e gas dall’estero facendo ricerca in proprio -ha detto Andrea Vento-. Considerando tutto il petrolio presente sotto il mare italiano, questo sarebbe appena sufficiente a coprire il fabbisogno nazionale di greggio per 7settimane e le riserve di gas per appena 6mesi. Inoltre, gli idrocarburi presenti in Italia appartengono al patrimonio dello Stato che li dà in concessione a società private, per lo più straniere. In questo modo le multinazionali divengono proprietarie di ciò che viene estratto e possono disporne come meglio credono”.
  • E c’è un’altra bugia da sfatare, quella della “convenienza economica” ovvero le entrate delle royalties pagate dalle multinazionali nelle casse dello Stato italiano. Lo ha spiegato bene Vento: “Allo Stato le multinazionali sono tenute a versare solo un importo corrispondente al 7% del valore della quantità di petrolio estratto o al 10% del valore della quantità di gas estratto. Non tutta la quantità di petrolio e gas è però soggetta a royalties. Le società petrolifere non versano niente per le prime 50.000tonnellate di petrolio e per i primi 80milioni di metri cubi di gas tirati fuori ogni anno e godono, inoltre, di un sistema di agevolazioni ed incentivi fiscali tra i più favorevoli al mondo. Nell’ultimo anno, dalle royalties provenienti da tutti gli idrocarburi estratti sono entrati nelle casse pubbliche solo 340milioni di euro”.

Piero LacorazzaPer capire il valore di queste cifre riporto le parole del portavoce nazionale del Comitato No Triv, il presidente del Consiglio regionale della Basilicata (PD), Piero Lacorazza che ho intervistato recentemente a Pisa: “E’ la stessa cifra che il governo avrebbe potuto risparmiare se avesse deciso di accorpare il referendum No Triv alle elezioni amministrative”. Quindi: briciole.

Ma l’attenzione e la preoccupazione dei tre relatori si è concentrata sulle conseguenze ambientali dell’uso delle fonti fossili se non si pone fin da subito un freno ad un sistema energetico obsoleto e, soprattutto, pericolosissimo per la vita futura del nostro pianeta. Perché siamo già vicinissimi alla soglia del non ritorno.

Max StrataSi tratta delle conseguenze che ha l’uso a fini energetici delle fonti fossili sul cambiamento climatico e sul surriscaldamento del pianeta. Lo scorso mese di febbraio è stato il febbraio più caldo dal 1880 ed ha registrato l’aumento di 1,35 gradi rispetto alla temperatura media del corrispondente mese rilevata nel trentennio 1951-1980 superando nettamente quello che era stato considerato già un record negativo, l’aumento di 1,14 gradi del gennaio 2016. Gli effetti climatico-ambientali derivanti da questo incredibile aumento della temperatura globale si vedono e si sono visti in questi ultimi tempi: bombe d’acqua, inondazioni, smottamenti, siccità, bolle di calore e ondate di gelo che hanno pesanti ripercussioni in termini di vite umane e danni materiali.

Max Strata ha presentato una foto che mostra una specie di profondo cratere in mezzo al ghiaccio. “E’ stato creato da una bolla di metano che è esplosa nella zona polare -ha spiegato- un’immagine che non viene mostrata al pubblico ma che indica la soglia di pericolo a cui siamo arrivati.

Eppure l’uscita dall’uso delle fonti fossili sarebbe possibile se il governo decidesse di cambiare la sua politica energetica indirizzandosi verso l’uso delle fonti rinnovabili”.

  • E l’altra bugia da sfatare è quella sventolata dal governo Renzi sulla perdita di 10.000posti di lavoro se vincesse il SI’ al referendum. “Con l’uso delle fonti rinnovabili l’Italia potrebbe garantire 100.000 nuovi posti di lavoro entro il 2030 -ha sottolineato Strata-. Già il 40% della produzione elettrica nazionale viene dalle fonti rinnovabili, l’8% dal fotovoltaico dove in tre anni si è passati da 84,8 Twh del 2012 a 118 Twh del 2014. Inoltre l’utilizzo di biometano ottenuto dall’upgrading del biogas potrebbe arrivare a soddisfare il 13% del fabbisogno nazionale attuale corrispondente ad oltre 4volte la quantità estratta dalle piattaforme oggetto del referendum. Soltanto che il governo ha deciso di puntare sulle fonti fossili che sono antieconomiche, antiecologiche ed antistoriche, aumentando nel 2015 i sussidi, diretti ed indiretti, alle fonti fossili e spostando i costi di rete sulla componente fissa delle bollette. In questo modo si sono scoraggiati gli investimenti sulle fonti alternative, rinnovabili, così che, ad esempio, sono stati costruiti nel 2014 solo 722 impianti fotovoltaici e nell’eolico sono andati persi 4.000posti di lavoro su un totale di 10.000 in tutto il settore”.

tommaso fattoriE poi c’è il problema, ancora troppo sottovalutato dalle nostre amministrazioni territoriali, della cosiddetta “impronta ecologica”, il metodo di calcolo del consumo di territorio biologicamente produttivo utilizzato dal WWF fin dal 2000. Secondo i calcoli più recenti l’impronta ecologica dell’umanità è di 2,2 ettari globali pro capite, mentre quella dell’Italia è di 4,2 ettari. L’Italia ha, quindi, un’impronta ecologica (sui dati 2005) di 4.2 ettari globali pro capite con una biocapacità di 1ettaro globale pro capite, dimostrando quindi un deficit ecologico di 3,1 ettaro globale pro capite. Nella classifica mondiale è al 29° posto, ma in coda rispetto al resto dei paesi europei.

E’ evidente che anche il nostro paese necessita di avviarsi rapidamente su una strada di sostenibilità del proprio sviluppo integrando le politiche economiche con quelle ambientali. Se tutti gli esseri umani avessero un’impronta ecologica pari a quella degli abitanti dei paesi “sviluppati” non basterebbe l’attuale pianeta per sostenerla: nel 2050 ce ne vorrebbero due di pianeti, se continuerà l’attuale ritmo di consumo di acqua, suolo fertile, risorse forestali, specie animali tra cui le risorse ittiche. “Anche in Toscana abbiamo lo stesso tipo di problema – ha esordito Fattori –.

Se manca una politica energetica nazionale manca anche una politica energetica regionale.

Per quella nazionale sappiamo che ci sono enormi interessi in gioco. Si dice che le politiche energetiche del nostro paese non le fa il governo ma le lobby che stanno controllando il governo. Il cosiddetto “negozionismo climatico” è prezzolato dalle grandi lobby legate al petrolio, per questo abbiamo distrutto enormi foreste fossili ed abbiamo trasformato persino l’agricoltura da sistema circolare a sistema lineare che assorbe più energia di quella che rende. Con il sole che abbiamo in Italia dobbiamo rivolgersi al solare come fanno da anni in Germania dove stanno lavorando sul sistema dell’accumulo.

In Toscana esistono ditte altamente specializzate nel settore ma gli vengono tagliati i fondi. La Regione Toscana, in particolare, -ha continuato Fattori- punta tutto sulla geotermia ad alta entalpia che è fortemente inquinante, dobbiamo invece puntare su una geotermia a bassa entalpia. Con la scelta della geotermia la Regione Toscana non ha investito su altre fonti rinnovabili come il solare ed il fotovoltaico che potrebbe essere posizionato sui tetti liberati dall’amianto.

Ed anche recentemente nel bando unico regionale sul trasporto pubblico c’è pochissimo sull’uso dell’energia rinnovabile. Ormai lo dicono tutti gli scienziati del mondo, la vera energia pulita è l’energia risparmiata. Lo hanno capito anche molte finanziare che stanno disinvestendo dai combustibili fossili anche perché il consumo di energia da fonti non rinnovabili è fortemente in calo. Gli investimenti pubblici, anche quelli della nostra Regione – ha concluso Fattori – dovrebbero costruire una filiera dedicata alle fonti rinnovabili dimostrando una forte capacità di indirizzo politico all’avanguardia ed in controtendenza rispetto alle scelte del governo Renzi”.
 

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