Il suicidio della 44enne alle Torri Bulgarella, apre il dibattito sui cantieri in stato di abbandono nel territorio Pisano

torri incompiuteNei giorni scorsi una donna si è uccisa precipitando da una delle torri di proprietà Bulgarella, un cantiere da anni in attesa di essere terminato

1° ottobre 2016 da “delegati e lavoratori indipendenti”, Pisa

La donna, una 44enne residente nel Comune di Cascina, dopo avere inviato un messaggio ai genitori dal suo telefono cellulare, arrivata a Pisa in zona Cisanello, è salita su una delle torri e si è lanciata nel vuoto. Il corpo è stato ritrovato dai Carabinieri proprio ai piedi delle Torri Bulgarella. Ma, per essere obiettivi bisogna lanciare un grido di allarme per tutti i cantieri abbandonati nel territorio comunale.

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A Ospedaletto ce ne sono decine, uno in particolare nella via Bellatalla, la stessa su cui si affacciano uffici delle aziende partecipate e attività private. Dopo anni di incuria e abbandono (mezzi lasciati incustoditi sono stati ridotti a carcasse) ci chiediamo cosa intenda fare di queste aree, se sottoposte a sequestro giudiziario non si capisce per quale motivo lasciare una struttura a metà e non requisirla, terminarla e adibirla ad altri scopi, possibilmente sociali e\o per fronteggiare la emergenza abitativa. Ad Ospedaletto sono molti i palazzi e costruzioni abbandonati o in perenne corso d’opera. Cantieri che risultano spesso incustoditi e circondati soltanto da rete facilmente superabili, poco lontano altri immobili sempre in stato di abbandono, tutto questo oltre a fare da testimone di una crisi che ha investito settori un tempo produttivi, pongono problemi di sicurezza e spreco di territorio.

Invece di riqualificare edifici abbandonati, si è data autorizzazione a nuove costruzioni, una colata di cemento in un’are che sarebbe dovuta diventare a vocazione industriale e di servizi.

Quanti sono i cantieri abbandonati nel comune di Pisa? E di questi cantieri è conosciuta la storia? Non dovrebbe riguardare gli uffici comunali dell’edilizia l’utilizzo di queste aree? Possibile che un cantiere resti aperto per anni? Siamo sicuri che nel frattempo vengano pagati i suoli pubblici? Sono domande lecite alle quali rispondere insieme ad una riflessione:

“sono necessarie nuove costruzioni quando a pochi metri sorgono strutture abbandonate e fatiscenti? E’ forse questo il modello di città auspicabile?”

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