L’incontro è aperto a tutte le componenti dell’Istituto e alla cittadinanza.
1marzo 2015 da prof Giacomo Di Lillo
Conferenze sull’attualità il presso l’aula magna dell’Istituto martedì 3marzo ore 14:30 con il Prof Andrea Vento, docente di Geografia economica su “La crisi ucraina” e la presentazione della pubblicazione “Il boomerang delle sanzioni europee”:
Il dossier “Crisi Ucraina: il boomerang delle sanzioni europee”, realizzato dal Prof. Andrea Vento, pone l’accento su alcuni limiti di carattere geopolitico che affliggono strutturalmente l’Unione Europea. Le politiche estere messe in atto dai 28 paesi comunitari evidenziano, infatti, due principali elementi di criticità: da un lato la costante difficoltà ad attuare strategie condivise; dall’altro, una consolidata subalternità nei confronti delle posizioni assunte dagli Stati Uniti.
La vicenda della crisi ucraina appare come un’ulteriore conferma di tali peculiarità geopolitiche. A partire dal marzo del 2014, l’Unione Europea ha assecondato, pur con alcune divisioni interne, la linea dello scontro frontale con Mosca, sostenuta da Obama. Bruxelles, sulla scia di Washington, ha infatti deciso di adottare una serie di sanzioni economiche nei confronti di Mosca, fra le quali spiccano il divieto di fornire attrezzature a tecnologia avanzata per lo sfruttamento delle risorse energetiche e di esportare equipaggiamento militare e ha introdotto limiti all’approvvigionamento finanziario alle aziende russe nelle piazze finanziarie occidentali.
La scelta di tali misure da parte dell’Unione Europea appare di difficile comprensione, se non addirittura autolesionistica, e induce a presupporre di apparati diplomatici composti da soggetti inesperti e incapaci di muoversi autonomamente sullo scenario internazionale. Come era ampiamente prevedibile la Russia, a partire da agosto, ha messo in atto delle contromosse, cioè delle sanzioni indirizzate all’Ue, agli Usa e altri paesi loro alleati (divieto di importazioni di prodotti agroalimentari e di capi di abbigliamento, restrizioni in materia di appalti pubblici) che, tuttavia, escludono il comparto energetico, dalle cui forniture l’Ue ha sviluppato una marcata dipendenza.
La situazione che si è venuta a creare è paradossale: l’Europa, che ha un’economia fortemente integrata con quella russa (la Russia è il quarto mercato di sbocco comunitario, Mosca è il secondo fornitore di Bruxelles) ha subito gravi ripercussioni, a seguito dell’allineamento agli Stati Uniti. Questi ultimi, invece, hanno risentito debolmente delle sanzioni decise dal governo di Putin, a causa della tradizionale marginalità dell’interscambio commerciale e finanziario Russia-Usa (la quota dell’export Usa verso la Russia è pari allo 0,7% mentre gli Usa assorbono il 5,5% dell’export russo).
La diplomazia comunitaria, sembra inoltre non aver compreso che dietro le sanzioni statunitensi che, secondo il parere di Obama sarebbero dettate da nobili motivazioni etiche, si nascondono invece progetti determinati dagli interessi di Washington. E’ molto probabile che il vero obiettivo delle misure intraprese dagli USA sia l’indebolimento dell’economia russa attraverso quello dei colossi energetici russi Gazprom e Rosneft, nonché della conglomerata degli armamenti Rostec.
L’Unione Europea, infine, non sembra particolarmente preoccupata per le strategie geopolitiche che gli Stati Uniti stanno implementando nell’Europa dell’Est, con l’ampliamento della Nato sino ai confini della Russia. Ad eccezione di alcune voci critiche, come quella dell’ex presidente della Commissione Europea, Romano Prodi, l’Unione non si è dichiarata contraria all’inclusione dell’Ucraina nella Nato, alle pressioni ai danni della Russia e all’escalation delle sanzioni.
Una parte del dossier si sofferma sui rilevanti danni che l’economia italiana ha finora ricavato in seguito all’adozione delle sanzioni russe, le quali hanno colpito in particolare il nostro Mezzogiorno, in quanto principale area di produzione di prodotti agroalimentari. Basta considerare che nel biennio 2014-15 è stata stimata una potenziale perdita di esportazioni italiane in Russia, compresa tra 1,8 e 3 miliardi di euro e che a dicembre 2014 sono state accertate riduzioni pari a 1,2 miliardi di euro.