L’allendista della porta accanto. Videointervista

carme aron 2Carmen Sandoval, cilena ed ex dirigente della Gioventù Comunista di Allende, in Italia dal 1975, fa la cuoca in un ristorante pisano in Via San Martino dove consumo spesso un pasto veloce nell’intervallo di lavoro, è così che l’ho conosciuta imparando ad apprezzarne il fascino discreto dell’umiltà nonostante una vita tanto intensa.

27luglio 2015 di Aron Chiti

Ci ha parlato della storia della sua vita, ma anche delle sue opinioni sull’oggi.

In coda all’articolo troverete il video dell’intervista integrale, che consigliamo di gustare fino in fondo. Qui proponiamo alcuni stralci della videointervista, un corto di sintesi di 7 minuti:

Carmen Sandoval:

In Cile in quegli anni la politica si iniziava a fare da giovanissimi, la politica si faceva nelle case, avevo un padre comunista ed una mamma profondamente cristiana, quasi sempre erano scintille…

salvador allendeSalvador Allende, al momento della sua elezione a Presidente, ci aveva detto “non abbiamo vinto nulla”, ora dobbiamo studiare e costruire per i poveri, non era solo il compagno presidente, era il padre, soprattutto l’insegnante, lo chiamavamo il Ciccio.

Era un esempio continuo, un faro non solo per la politica nazionale, è stato prima di tutto un grande educatore.

Ci aveva detto che dovevamo regalare la domenica, ma non era il dirigente che mandava a lavorare gli altri, “il Ciccio” lavorava e mangiava con noi nelle zone più degradate di Santiago. Ci diceva sempre che non c’è modo di ripartire se non dal sostegno ai più deboli.

carmen 3Così noi giovani che eravamo al suo fianco, seppur appartenenti ad organizzazioni politiche diverse, eravamo soprattutto degli “allendisti”, un termine che va oltre ad ogni definizione politica, un modello di conduzione di vita incentrato sulla più ampia partecipazione sociale, tali siamo e tali rimarremo per tutta la vita. Carmen Sandoval aveva 17 anni nel 1973, era una studentessa e responsabile regionale della Gioventù Comunista. A settembre si avvicina la primavera in Cile, c’era un sole meraviglioso, all’improvviso si è fatto tutto nuvoloso, è caduta la notte, così Carmen ricorda quel giorno che le ha spezzato la vita.

Il golpe di Pinochet è arrivato inaspettato, ma non imprevedibile. I nostri padri ci mettevano in guardia già da prima: era possibile ma non lo ritenevamo probabile. Poi è cambiato tutto, i codardi e le spie hanno consumato le loro vendette, non restava che scappare per salvarsi la vita. Ce l’ho fatta grazie all’aiuto inaspettato di persone insospettabili, alcune di esse dentro l’ambasciata italiana hanno rischiato in prima persona per me, per noi.

allendeDopo un anno rinchiusa nel consolato italiano, arrivi in un paese di cui neppure conosci la lingua, ero in attesa anche di un bambino. Ti ricostruisci la vita con fatica, con sofferenza, una vita interrotta, ho perso lo studio e la possibilità di coltivare il futuro che mi ero costruita fino ad allora, ma soprattutto ho perso bruscamente la famiglia. Ho poi scoperto che in Italia nelle scuole non si insegna l’educazione civica (!) . La democrazia non è una cosa scontata, si può perdere. Così come ora in Cile, se non hai denaro non hai diritto a cure mediche e puoi morire abbandonato.

Voi forse dovete passare da quello da cui noi siamo già passati, il neoliberismo sfrenato, la perdita di ogni diritto, per riuscire a cogliere appieno la libertà della partecipazione.

Mi aspetto un risveglio di cittadinanza anche e soprattutto nelle nuove generazioni, di coscienza, della voglia di partecipare senza delegare. Vedo le nuove generazioni cilene che hanno voglia di cambiare, sarà così anche qui?

Ecco la versione integrale della videointervista, dura 30 minuti e sono ben spesi:

Un ringraziamento al Caffe’ Letterario “Volta Pagina” di Pisa in San Martino, nella persona del proprietario e amico Yuri Alese, che ci ha accolto e ospitato per la realizzazione dell’intervista

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