24 ottobre 2015 da Federico Giusti e Giovanni Bruno, Cobas Pisa
Si vanno moltiplicando i segnali inquietanti di una stretta repressiva contro qualsiasi movimento che interferisca con la pseudo-legalità democratica del “Partito della Nazione”
Dopo i gravi fatti di Bologna, anche Pisa diventa teatro di un’operazione esplicitamente intimidatoria e brutale con decine di poliziotti mobilitati, addirittura con le armi in pugno, contro un’occupazione di studenti universitari nell’area ex-Gea, assai appetibile per qualcuno dal punto di vista di una possibile speculazione edilizia, cosa a cui Pisa è abituata da tempo.
Infatti la giustificazione, quella di una richiesta di intervento poliziesco per impedire la sottrazione di libri “conservati” in pacchi nell’edificio, risulta del tutto inconsistente, visto la mancanza di qualsiasi cura e controllo per i “preziosi libri” abbandonati nell’area e, più in generale, lo stato di incuria e degrado in cui versano le decine di strutture universitarie (prime tra tutte la Sapienza). L’abbandono delle biblioteche, private di personale e lasciate all’indifferenza del mondo accademico.
L’attribuzione di presunte sottrazioni di libri da parte degli studenti occupanti sa di beffa, oltre che di provocazione, mentre il vero furto di cultura è quello operato dal Governo, dall’Università stessa e dagli Enti Locali che tagliano fondi per l’istruzione e la formazione culturale e lasciano in stato di abbandono decine di biblioteche che sono costrette a chiudere per mancanza di risorse e di personale.
L’intervento poliziesco mostra inoltre un salto di qualità nel grado della repressione in una città in cui i rapporti di piazza erano abbastanza contraddistinti finora da una certa ragionevolezza per evitare quanto più possibile scontri e inutili contrapposizioni. Già dalle ultime settimane, le forze dell’ordine avevano mostrato sempre di più i muscoli e in questo caso, invece, hanno agito cercando chiaramente lo scontro, inviando un segnale chiaro: ogni forma di opposizione, anche la più civile e nonviolenta, è assolutamente impraticabile perché non ci sono più margini di tolleranza per una interpretazione mistificante della legalità, che si mescola e nasconde soprusi, degrado, incuria, affarismo, sfruttamento e speculazione.
Il demonazionalismo renziano, dai tratti autoritari del decisionismo craxiano, sta diffondendosi nel Paese con effetti nefasti: così, vediamo che la “difesa della legalità” si attua colpendo gli studenti e lanciando un segnale contro tutti coloro che intendano alzare la testa contro la violenza del governo: lavoratori, comitati territoriali, associazionismo sociale e sindacale, movimenti per la difesa dei diritti all’abitare e tutto quello che si contrappone alla propaganda e alla devastazione del governo nazionale.
I vertici del PD che amministrano questa città, proni ai poteri forti e incapaci di riconoscere la penetrazione malavitosa e mafiosa, interpretano pedissequamente la malsana idea di modernizzazione renziana, fondata sulla svendita del patrimonio pubblico, distruggendo ogni parvenza, oltre alla sostanza, di sinistra democratica.
La battaglia per la sicurezza, il decoro, la legalità portata avanti dal Sindaco Filippeschi, assieme al Prefetto Visconti, aveva già un sapore vagamente/piuttosto reazionario, ma adesso si tinge pienamente di colori autoritari, con il ripristino dell’ordine e della disciplina sociale: oggi si reprimono gli studenti che difendono il diritto allo studio, domani si colpiranno precari e lavoratori, a tutto vantaggio degli interessi di privati, padroni e speculatori, che devono essere tutelati e lasciati liberi di fare affari senza che nessuno denunci e si opponga agli opachi intrecci tra poteri che dominano la nostra città.