Multinazionali, la ex TRW e le patologie tumorali, Giusti: “niente allarmismo ma, consiglio controllo eco-addome”

linee di montaggio TrwLa TRW delocalizza il lavoro ma, lascia a Livorno patologie tumorali ai dipendenti, al momento riscontrate ai reni e alla vescica

7ottobre 2016 di Giacomo Bazzi

I capannoni di via Enriques nascono nei primi anni settanta come Spica (Società pompe iniezione Cassani e affini), la decisione di chiudere l’attività produttiva come TRW, giunge come una doccia fredda a fine novembre del 2015. Sono  migliaia le persone che vi hanno prestato lavoro in oltre 40 anni di storia.

Vi ricordate, “c’è la libertà di impresa e la gente va dove guadagna” la gente a cui si riferiva la senatrice Manuela Repetti sono proprio loro, i padroni, quelli che si possono permettere i 1.000euro a cena per finanziare Renzi: http://www.pisorno.it/trw-ce-la-liberta-di-impresa-e-la-gente-va-dove-guadagna-questa-la-sintesi-sullo-stato-di-crisi-visto-della-senatrice-manuela-repetti-forza-italia/

confindustria trw mtmMa, come ogni storia degna di non rispetto, sembra non vedere fine al peggio e, da un’indagine svolta, a seguito di un caso di esportazione di rene per tumore, emergono verità ancora più preoccupanti.

Venire oggi a scoprire che aver lavorato in Trw potrebbe comportare rischi di ammalarsi di tumore ai reni, prostata e vescica, ha davvero dell’incredibile ma, la cosa su cui dover più recriminare è il fatto che durante il periodo di piena attività produttiva, da analisi effettuate dall’Inail erano già emersi casi di dipendenti con anomalie alle vie urinarie e respiratorie.

Ieri gli ex dipendenti TRW si sono ritrovati in assemblea per cercare di fare il punto della situazione, un confronto che si è svolto in un clima sereno, evitando ovviamente pericolosi allarmismi ma, dove alcuni ex lavoratori hanno testimoniato la personale esperienza.

E’ Alessandro Giusti a dare le prime informazioni entrando nel vivo del problema (come potrete vedere e ascoltare dal video):

 

“Era comunque risaputo che in fabbrica le sostanze destavano preoccupazione, nel passato lo stesso medico di fabbrica dava le esenzioni dopo aver fatto accertamenti ma, vogliamo ricordare che alcuni hanno ottenuto anche il riconoscimento di invalidità per l’amianto”.

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  • Dal 1973 la SPICA si trasferisce in via Enriques, i reparti sono tanti: Omocinetici, Ammortizzatori, Candele, Pompe Acqua, Pompe a Benzina e Pompe ad Olio, Trasmissioni, Gunti e Sterzi. Laboratorio, Sala esperienze, Controllo Arrivi Magazzino Arrivi e Finiti. Dopo la crisi dell’ottantadue, tutto si ridimensiona fino ad arrivare al 94.
  • Quindi: le lavorazioni dal grezzo al finito con macchine utensili e vasche per lavaggi; impianti di cromatura come nel reparto valvole che negli anni 90 usava sostanze al tempo non ancora riconosciute come tossiche. Ricordiamo come le rettifiche delle valvole venivano effettuate su macchine dove anche in caso di caduta anomala del materiale, non si arrestavano e continuavano fino a rendere incandescente la valvola e incendiare lo stesso olio di raffreddamento, accadde persino che in un caso il reparto prese fuoco e i lavoratori furono messi in Cassa Integrazione Guadagni.
  • Dopo il 1995 l’utilizzo del capannone passa alla Trw Italia con forte ridimensionamento dell’organico, gli impianti cambiano ma il problema rimane, tutte le vasche di lavaggio delle scatole sterzo usavano liquidi nocivi, olii per impedire l’ossido degli ingranaggi ma dove l’esalazione lasciavano una gola secca producendo un abbassamento della voce per l’irritazione, cose da niente se ti capitava di lavorarci una sola volta, ma col tempo? L’azienda invece di fare un impianto di aspiratore esterno dalla fabbrica, permise che scaricasse all’interno dei reparti, certo esistevano filtri ma che troppo spesso non venivano sostituiti.
  • Inoltre la questione eternit, dove fu accertato che la garanzia del tetto in eternit avesse al massimo una tenuta di 15anni, ma, soltanto nel 2001 la Trw si adoperò a metterlo in sicurezza verniciandolo. Il sindacato Cobas nel 2000 aprì una prima causa sull’amianto per 32 operai, va detto che soltanto sei dei trentadue ne ottennero il riconoscimento, la motivazione della sentenza  si basò sul fatto che lavorassero nel reparto della manutenzione dove erano utilizzati strumenti per la lavorazione, a differenza degli altri che essendo addetti alle linee, secondo il giudizio del giudice, lo stesso materiale non era sottoposto a polveri derivanti a lavorazione.

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